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Incarno M Pare*. La Varna

Portici bassi, ad archi acu ii, s'allungano nel

cuore del paese, orlano intere contrade, s'estendono

tuli in giro alle piazze, risvegliando vision i d'una

Kacconigi medievale, grigia, serrata ad ombra della

sua fortezza.

Il

silenzio regna nelle vie acciottolate. I rumori

sembrano affiochirsi in una pace che sale dai campi

* assume

il potere di nota dom inante.

A certe ore anche gli opifici — filatoi e laboratori

di seta — visti da fuori, chiari, vasti, hanno un'aria

cum entua le e non disdicono accanto alle rossiccie

mura di ospedali e al fastigio di due ch iese, San Gio­

vanni e Santa Maria Maggiore, che da sole baste­

rebbero a formare l'ornamento d 'una cittadina.

Se come città ha cent'ann i, come borgo è presso*

che m illenario. In un documento del 1034 è indi-

tato col nome di

Racronese

e le orig in i, sebbene

non precisate, si ritengono alquanto più remote.

< rntosettant'anni dopo si chiama

Racconisium.

È

dato in possesso ai marchesi di Saluzzo; passa in

Mguito ai principi d'Acaja, estinti i quali è aggre­

galo al patrimonio dei duchi di Savoia. Carlo Ema­

nuele I trasferisce Kacconigi in appannaggio al fi­

glio Tomaso, capostipite del ramo di Carignano.

Questi princip i, prima e dopo l'avvento al trono

Hrlla loro Casa, dedicano cure al borgo e fanno m i­

rabile il castello.

Tale, per sommi rapi, la storia della cittadina,

dote, per poro che s*indugi nello spazioso centro.

colpisce un che di netto, di nobile, quasi di aulico.

Sarà la sobria eleganza di talune insegne, la dignità

di certi piazzali che fanno pensare a cortili di pa­

lazzi patrizi, saranno quelle aeree logge che richia­

mano gli arengheri delle Signorie, o la snella e qua­

drata torre civica, o i segni della devozione sabauda

sparsi un po' dovunque, non ultimo la bronzea ta­

vola con epigrafe dettata da Paolo Boselli, collocata

sotto il breve atrio della sede comunale a ricordare

le nozze d'argento dei Sovrani; sarà, ancora, la

tondeggiante cappella di Santa Maria delle Grazie,

detta la

Cappella Reale

, piena di

ex voto

, col suo

pronao a colonne e con una cupola non priva di

maestà...

Fatto si è che allo sguardo non sfugge un tono

d'assieme difficile a definirsi, ma sufficiente a con fe­

rire un color locale a tutte le cose, anche alle um ili,

non esclusa la rustica via che conduce al Macra, o

Maira. il torrente che riga di spume, tra filari di

salici e boschi d 'olm i, il territorio delle riserve di

caccia.

Ma lo spettacolo atteso e che pur supera l'aspet­

tativa è quello del castello e del suo parco. Non si

potrebbe pensare un complesso di edifici più armo­

nicamente disposti. Già la tenuta reale ci è annun­

ziata. a rm an d o , dal lungo muro di cinta a est e da

un ingresso laterale che presenta una leggiadra pa­

lazzina di tipo svizzero.

Giunti sulla piazza Carlo Alberto, la facciata si

offre in uno scenario a linee grandiose, con una va­

ria struttura architettonica che riceve più accentua­

ta imponenza dalla parte centrale ben rialzata, qua