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nieri appresero questi sistemi Hi giardinaggio. d if­

fondendoli più tardi con etichette proprie.

* * *

Nel camello di Racconigi Carlo Alberto, massime

dopo ch'ebbe cinta la corona, trascorse ogni anno le

«ne laboriose villeggiature. Di regola vi arm ava nel­

l'autunno. Il Re. cui non mancavano — in Savoia e

nel Genovetato — \i lle e castelli arrisi da porzion i

assai più amene, alle meraviglie delle conche alpine

e agli incanti della riviera preferiva questa cam­

pagna uniforme, forte più consona al suo spirito.

Per voler suo il parco di Racconigi diventò più at­

traente sotto la guida del giardiniere Kurten: e

nuove aggiunte, per renderlo maggiormente degno

di ospitare una Corte, fece eseguire al castello su

disegni di Ernesto Melano.

Nel periodo stesso un altro architetto di bella

fama, Pelagio Palagi, cura \a l'ornamentazione d e ­

gli appartamenti, coadiuvato dagli «cultori Caggini

e Cacciatori, dai pittori Saletta e Bellosio , da ll'inta­

gliatore Moncalvo. l Tn terzo architetto, il Sada, s'oc­

cupò delle tcuderie e delle serre. Due architetti di

giardini. Marcellino e G iuseppe Roda, ordinarono

la ricca collezione di piante. introducendo\i pre­

ziosi esemplari di flora tropicale.

Sorsero così, per registrare qualcuna delle moltis­

sime co-e notevoli, una cappella a decorazioni mar­

moree. che bene armonizzano coi vivaci affreschi:

il gabinetto etrusco, adorno d 'intarsi: e nel parco,

su progetto del Palagi, quella

Mandria

che per il suo

squisito stile gotico, a torri a cuspidi a merlature,

sutcita intorno una romantica atmosfera di quadro

nordico. Ancora nel camello, statue, d ip inti, fregi,

ove la fantasia e il signorile talento di quegli artisti

si manifestano con prove non periture.

Si può dire che col qu inquennio 1835-40 la re-

.sidenza campestre dei Savoia s'avviò al suo splen­

dore. tuttora amorosamente conservato. Il parco, am­

pliatosi a un'area di due chilometri per oltre uno.

s'ornò di fontane, spiazzati, romitaggi, grotte ed

ebbe un laghetto di considerevole larghezza su cui

affiorano itole congiunte ai \ia li per mezzo di nume­

rosi ponti, de* quali uno in ferro. I no spazioto ca­

nale. na>tro ceruleo fra arazzi di \erzura . serpeggia

in tutta la tua lunghezza attraverso la tenuta.

Sareblie superfluo rammentare che un ti dovi-

zioto ambiente

fu

cornice a fr-te. a importanti con­

tegn i diplomatici, a memorabili episodi di \ita

dinattica. Eventi fautti si mescolano agli echi di

trmpettr politiche, e si troverebbe materia per

una

nudrita rassegna volendo prendere da cent'anni fa

sino ai giorni nostri.

Qui, per la curiosità d'un particolare diciamo

cosi marginale, ricordiamo che nell'ottobre 1909 vi

ti recò lo czar Nicola II di Russia, ospite del Re

Vittorio Emanuele: incontro avvenuto malgrado la

minacciata protesta di gruppi di socialisti italiani,

farneticanti d'una dimostrazione anticzarista da

preparare al passaggio del treno imperiale. Quei

gruppi dimenticavano, primo i superiori doveri del­

l'ospitalità. poi il bisogno, allora sentito dall'Italia,

di togliersi dal suo isolamento politico.

Giunti al

quia,

l'inconsulta propotta naufragava

però neU'assoluta indifferenza, retpinta a priori dal­

l'innato buon senso e dalle abitudini squisitamente

civili del nostro popolo. Grazie anche alle misure

d 'ordine, il viaggio e la visita dello czar si svolsero

nella più perfetta tranquillità, tenza il minimo inci­

dente. Nicola II entrava in Italia la mattina del 23

ottobre, tallitalo alla stazione di Bardonecchia da

un discorso pronunziato in francese «lai tindaco di

Torino, tenatore Teofilo Rossi: transitando quindi

per la nostra città, nel pomeriggio arrivava a Rac­

conigi. Vi si trattenne due giorni, durante i quali,

tra l'a ltro , partecipò a una battuta di caccia nel

parco e fu condotto in gita a Po llenzo e a Superga.

* * *

Risaliamo a parecchi decenni addietro, ferman­

doci, in quetta fugace evocazione, all'epoca pre-

Risorgimento. I cronisti mettono in ri>alto, per il

loro sfarzo eccezionale, le onoranze dedicate il

21 luglio 1845 da Carlo Alberto a ll'osp ite Arci­

duca Ranieri, vice-Re del Lombardo-Veneto. Ri­

cevimento di gala alla presenza del teguito delle

due Corti. Nel parco: torneo, esercizi d'armi, corse

di barberi, danze pirriche e villerecce: poi, sul lago,

una regata e gare di nuoto: ind i, banchetto con ta­

vola d'onore sull'isola grande: e a »era. rappresen­

tazione della goldoniana

Vedma scaltra,

recitata da

una primaria compagnia in un teatro all'aperto im-

prov vitato in fondo al parco.

Carlo Allierto pagava il necestario tributo ai do­

veri della, regalità e agli obblighi non tempre gra­

diti dell'etichetta: ma tjwnti i lum i, tornata la quie­

te. nelle ttanze più templici del cattello egli si ch iu­

deva e di li. dalla Racconigi isolata tra i campi, con

la visione dell'Italia corta da fremiti di riseotsa. la

tua mente concepiva gli ardui disegni che dovevano

condurre lui al martirio e gli Italiani all'ind ipen­

denza.