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CARATERI PRIMOMIJ DELA POPMWE P IEM ÌE

Sono note le difficoltà che s'incontrano nel cal­

colo della popolazione rurale, e quanto più ci si at­

tarda ne*rli anni tanto più i censimenti ci offrono

\alori dai quali risulta che nella popolazione i tirale

>era e propria. — dedita cioè alla produzione agra­

ria — 'i infiltrano e si connettono elementi addetti

all'industria e al commercio.

Non tutti i membri delle famiglie con a capo un

agricoltore partecipano all'attività agricola, e il me­

todo proposto dal Coletti si rende necessario là ove

»i voglia determinare la vera popolazione che si de­

dica aH'agricoltura. col tener conto della professio­

ne dei Mugoli o della professione del capo di fami­

glia.

Tenendo conto della popolazione turale in base

al numero delle famiglie con a capo un agricoltore

si ottengono i risultati seguenti.

Anni

Num rr»

Xmpirzza media Numero di indi-

d r llr fam iplir

drlla famiglia

\id u i ritm ali

1911

m n o ii

1.36

1.691.573

ì

■E3

1*21

380.772

4.59

1.777.117 *

1

i l

1931

354.181

4.3

1.532.519 \

“3

Le cifre della seconda colonna rappresentano solo

presuntivamente il numero dei contadini: d'altra

parte, come hen nota il Coletti, da una parte i nostri

cedimenti hanno trascurati i piccoli esercenti l'a ­

gricoltura sotto i dieci anni, dall'altra vi è eccesso di

vecchi che pur figurando di esercitar l'agricoltura,

effettivamente non rappresentano elementi produt­

tivi nella professione.

Ne risulta una sottovalutazione della popolazione

rurale sulla hase delle professioni dei singoli che

rende imprecisi i confronti e i rilievi

Ad ogni modo tenendo conto della hase della pro­

fessione dei singoli si avrebbe una popolazione ma­

schile e femminile addetta all'agricoltura pari a

1.120.674 per il 1881 (esclusi i bambini fino a 8

anni): a 1.161.406 per il 1901" (è compresa pesca e

caccia): a 1.057.334 per il 1911 ; a 1.030.941 per il

1921 : e a 742.956 per il 1931 m, pari al 25.2% del­

l'intera popolazione presente (da 10 anni in su), a

785.753 |K*r il 1936 (compresa caccia e pesca) pari

al 22.42°' della popolazione presente.

Facendo j confronti col 1921. la popolazione pro­

duttiva addetta alla agricoltura rappresenterebbe il

33*2*0 nel 1921. per «cendere al 40.8% nel 1931

con una discesa assai più marcata nelle femmine la

cui percentuale pas«a dal 56.2°« nel 1921 al 32.9*V.

nel 1931 (gli uomini dal 51..W. nel 1921 al 43.9%)

il che conferma quanto fu detto a proposito dell'e-

«odo femminile nella manifattura di fondo valle.

Nel 1936 la percentuale degli addetti alla agricol­

tura sale al

42.5%.

Calcolata la popolazione rurale (non dal punto

di vista professionale) piemontese sui 2.005.428 abi­

tanti secondo il censimento agricolo del 1930. rap­

p r e s i la il 57.3"., della popolazione presente al

1931. A 824.009 si calcolava il numero delle per­

sone che esercitavano l'agricoltura come occupa­

zione principale, a 448.071 come occupazione se­

condaria. In aumento continuo la categoria dei

coltivatori di terreni propri: tendono invece a ri­

dursi i mezzadri, mentre l'accrescersi delle affit­

tanze sembra essere la ragione deH'aumentare. dal

1891 in avanti, dei braccianti. La discesa del nu­

mero degli addetti alla agricoltura è sintomo assai

caratteristico dell'economia piemontese della quale

«pii. parlando della |>opolazione. si tratteggiano al­

cuni aspetti fra i t»iii rilevanti.

L'industrL........ crescente attirò al piano le gen­

ti dell'Alpe e dei liorghi collinari. Dobbiamo ram­

maricarcene? Non pare, quando si pensi all'impor­

tanza che l'industria ha come creatrice di capitali

che la terra conserva, all'impossibilità da parte del­

le zone agrarie montane e premontane di mante­

nere la popolazione crescente. Nè pare che la di­

scesa al piano sia fonte «empre di immorali consue­

tudini. E* ormai statisticamente accertato che sulle

regioni alpine e «ubalpine le nascite e le unioni ses­

suali illegittime crescono a mano a mano ci si allon­

tana dal piano'1': che la vita in comune nelle stalle

e nelle abitazioni montane ( \ alle d'Aosta) favo­

riscono le relazioni naturali e spontanee. Non va

dimenticato che il Piemonte occupa l'ultimo posto

nella statistica delle frequenze delle famiglie irre­

golari mentre le gravidanze extra-coniugali censite

nei comuni maggiori sono in gran parte da attribuir­

si a peccali commessi nelle campagne ma scontati

nelle città in seguito ad emigrazione ,4’.

Lascia certo a desiderare il « saegio di natalità ».

Discretamente alto alla proclamazione del Regno

( 36.76) è andato con gli anni passando dal 23.49 nel

1911-15, al 19.77 nel 1921-23, al 17.85 nel 1925-

27. scendendo ancora a 14.6 nel 1935. a 14.2 nel

1936 per segnare poi un leggero aumento con 14.8

nel 1937. Si dimezzò pure il «aggio di mortalità pas-

>ando da 28.59 pel 1862-65 a 14.05 nel 1925-27 ed

a 14.2 nel 1937. Vano «arebbe cercare una relazione

definita fra frazionamento della proprietà terriera

e natalità, nè vi si nota un prevalere di nati nelle

zone a mezzadria diffusa. Neppure. one>tamente, si

può incolpare del ha?>so «aggio di natalità l'indù-

otrialismo del piano, anzi pare il contrario. Alta fer­

tilità hanno sempre vantato le genti di Cuneo: scien­

tificamente incerta è l'influenza della vicinanza del

confine gallico. Nè si deve dimenticare come dalla

guerra in poi sia venuta crescendo fino a destare le­

gittime reazioni amministrative, l'emigrazione di

grati provenienti da altri compartimenti special*

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