Table of Contents Table of Contents
Previous Page  162 / 1325 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 162 / 1325 Next Page
Page Background

mente meridionali, sì da modificare assai la fisiono­

mia subalpina. Così la vecchia città romana, capi­

tale. con te sa di Grugliasco

e

Signora di Beinasco.

d o \e \a realizzare la predizione di Michele Lenona ,

il quale nel IHò.">. dopo il trasporto della rapitale a

Firenze assicurava che Torino, cuore ed anima ilei

Piemonte, avrebbe saputo far sorgere dalla »iia po­

polazione cittadini benemeriti della Patria e sarebbe

stata negli anni visitata « non solo come culla della

redenzione d'Italia, ma come città fiorente di pro­

sperità dovuta al lavoro» . F così aw enn e . La città

dove\a diventare il centro della industria piemon­

tese

ed accogliervi le popolazioni in cerca di lavoro,

quasi a rammentar loro che la \ecc liia leggenda sor­

ta tra il carnevale piazzando durante la rivoluzione

france-c. d o \e \a invece dirompersi nella realtà

trionfante di una tenace volontà di lavoro, di una

*erena e severa compostezza diretta a realizzare le

grandi conquiste delle industrie basilari dell'econo­

mia nazionale, in feconda e reciproca armonia con

la produzione agreste tradizionalmente basata su

modeste ma compatte e pazienti condotte familiari.

S'afferma la grande industria che attira nella città

capitale le nuove forze proletarie: mentre la popola­

zione si accresce, e si conferma nelle moltitudini la

tendenza a considerare i problemi dell'esistenza so­

ciale come problemi di ina^a. per i quali è necessario

I intervento di officiati difensori parlamentari.

L evoluzione che poi avvenne è nota: l'avvento

della grande industria sviluppa le tendenze migra­

torie delle campagne verso la città, con ritmo natu­

ralmente accelerato, che le statistiche chiaramente

dimostrano.

l>a montagna si s|»opola. già lo vedemmo. Si af­

ferma il progresso industriale cittadino, diventato

sempre più evidente dopo la ripresa delle relazioni

commerciali con la Francia, interrotte co ll'in izio del

IWW. Mentre nei centri maggiori l'evoluzione indu­

striale si dimostra quasi matura, nei centri minori

e sopratutto nelle campagne, rimangono, fino alla vi­

gilia della grande guerra, le popolazioni legate alle

vecchie Usanze e a superali sistemi.

Si accorgeranno i rurali cosa significhi vivere nella

composta ed innocente illusione della fiduciosa capa­

cità amministrativa di improvvisati o incolti ammini­

stratori.

K'perimentarono le dolorose conseguenze delle

condizioni economiche del dopoguerra tutte le classi

risparmiatrici, le quali germogliate dal tronco che

un giorno cercò fidanza nella sicurezza dei « monti »

non ancora si erano abituate all'i*terica dinamica

dei vali •ri a redditi variabili, che fonte di fantastico

arricchimento |*er alcune clas»i di speculatori, ave­

vano gettalo nella miseria molte famiglie.

La persistente diffidenza delle classi contadinesche

per gli impieghi mobiliari e a tradizionale distribu­

zione della proprietà piemontese, non im|»edi*ec che

nel buio |»criodo politico «cruente alla grande

guerra, -i iniziasse una timorosa ror-a alla vendita

di terre, «cgno palese di una temuta futura confisca.

La stabiliti dei beni fondiari era «tato invece un

indice — in generale

caratteristico dell'economia

agricola piemontese.

Con lo schiarirsi della situazione politica, anche

le fondamentali attività econom iche del Piemonte

trovano negli anni ulteriore sviluppo.

Le aziende meccaniche, cotoniere e laniere, inten­

sificano la produzione: ma sovente l'inflazione na­

sconde la verità dei bilanci, don l'aumentare dei

prezzi, se

è

vero che il peso dei co«ti di impianto d i­

venta. relativamente ai prezzi, m inore,

è

vero altresì

d ie la ricostruzione del capitale sarà più tardi assai

difficile, specie laddove non vi fu nel contempo una

prudente formazione di riserve a favore degli am­

mortamenti. Purtroppo il Piemonte e Torino in par­

ticolare soffrirono, per eccessivo ardire di capitani

di industria, questa crisi post-bellica. Non

è p o s s i ­

bile comprendere in pieno l'economia della nostra

regione senza por niente a questo peculiare stato di

cose industriali. Nell'industria tessile, nerbo d e ll'e ­

conomia piemontese, la crisi fu anche più sentita,

causa l'incapacità di determinato capitale tecnico ad

adattarsi alla dinamica dei nuovi mercati, ossia a d i­

versi usi.

N elle storiche valli b iellesi. nei centri di Caselle,

(larignano. Pinerolo. Vercelli, la specializzata e sana

mano d'opera femm in ile si raggruppa attorno ai cin-

quecentomila

fusi

di cardato, ai scicentomila di pet­

tinato. ai novecentomila telai lan ieri, alle industrie

della maglieria, dei cappelli, delle « guipures » e a

tante altre produzioni che. ubicate in zone preva­

lentemente agricole, come il \e r c e lle « e . la Valse*ia.

il Novarese,

l '

Alessandrino

e

il Canavese. hanno d i­

stolto

dalla terra manipoli di donne e fanciulli

sp e ­

cializzandoli in una professione che ha secolari tra­

d izioni. Ed è certo che mentre questa classe si a l­

larga e si consolida, gli eventi bellici e

post-bellici

n id ifican o fondamentalmente la struttura sociale

del vecchio Piemonte, che. nella persistenza di una

classe media illuminatamente conservatrice, aveva

trovato le ragioni della

sua

resistenza alle dolorose

traversie.

Soggetto il Paese a questa trasformazione ne ritro­

viamo gli effetti nel comportamento dei vari ceti so­

ciali nei quali si modificano e talvolta si invertono

i principi di buon governo fam iliare. La brama di

guadagno non lascierà intatte neppure le classi ru­

rali.

Ma è felice ventura che ai tempi nuovi la folla

riprenda le originarie virtù. Alle indifferenze dei

valori morali dovrà succedere un pullular di sane

iniziative, che nella coesione gerarchica, nella se­

rietà degli intenti produttivi e nella rinnovata co­

scienza rnrale. preluderà a fidente feconda ripresa.

ANTON IO FOSSATI

1

1

1

P.

( J O I T I .

In

uifftrt

atmaziimr Arila pttpttlaxiimr ruralr nri

cmùmrmti italiani r Ir \ur ><nt*rzurnzr *rirmltfirhr r pratichr.

in

• Pn4»lrtni italiani ». I» !!. fax-, i r :

rfr. purr : l a pnpulazumr

ruralr im Italia.

Piarrmia. 1*23. p if. 2*

r -rfr

l 2‘

Prr il 1911 -I roni| rrn ilr « agricoltura

r

rama •. La p rx -l

(a «la—«■

rnm

l'indo-tria.

I l i

Ramata

K « I m i.

l-a iH*tribuxi*mr

g m FTatrm

drlla malattia

lUrgutima

m

limita,

in • (ÌM raalr d rfli E*— — iati ». «tlnW» IW».

>

V

M a

frrrrAm Ir.