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divertendosi, e per lo più abbandonandoci ad

una specie di ballo caratteristico chiamato

balloria.

in cui erano specializzati quei di

Grugliaseo.

L'ultima denominazione della vecchia Piaz­

za. prima di S. Giovanni del Duomo, era quella

di

Piazza del Mercato

(du Marche,

durante la

dominazione francese) appunto perchè vi ave­

va sede il pubblico mercato feriale degli or­

taggi e del pollame, in tempi più recenti pas­

sato cogli altri all’unica sede della vicina

Porta Palazzo.

Prima che in Piazza S. Giovanni, il mer­

cato era >ituato all'angolo sud-ovest della

Città romana: la Chiesa parrocchiale di Santa

Maria, ora ancora press’a poeti esistente sulla

stessa area antica, era chiamata appunto

de

domo

e

de platea

perchè posta sulla Piazza

del Men ato, presso le mura vecchie e la torre

che ne prendeva nome.

Il

vecchio isolato doveva resistere per se­

coli nella formazione diventata definitiva colla

costruzione dei portici, che vennero la>tricati

solo dopo il 1930. come tutti gli altri della

Città, rimasti fino allora di semplice acciot­

tolato.

Neppure i furiosi bombardamenti durante

l'assedio del 1706. cogli 80.000 proiettili di

ogni tipo vomitati sulla piccola città dalle

artiglierie degli assediami, riunirono a dan­

neggiare le mediocri case del Cantone di Santa

Lucia, mentre tutti i palazzi vicini, e lo stesso

Duomo, ne risultavano seriamente colpiti.

Quella zona era specialmente bersagliata dalle

batterie po;»te a nord-est e nord-ovest della

città fortificata, e le povere ca>e del Cantone

Santa Lucia, nel tiro basso degli a>sedianti,

anziché servire di protezione ai vicini edifici

di maggior pregio, risultavano protetti da

quelli!

Se il vecchio isolato era mediocre e non me­

rita rimpianti alla decisione di demolirlo, è

vero non di meno che i portici prospicienti la

solenne severa mole di S. Giovanni conferi­

vano alla Piazza, quale l'aveva voluta Carlo

Emanuele I e quale l'aveva progettata il

Castellamonte. un a>petto assai caratteristico.

Chi non ricorda gli efficaci martelliani di

Edoardo Càlvo con cui si apre la prima scena

in quel modello di spietata satira politica che

è

I

'Artaban bastonò?

La scena rappresenta adess una pran piassa

s'osserva da una banda una cesa, as treuva

an ja ssa

un pèrtica spassiòs dóv as fa tuti

i dì

mercà die sióle. dl'aj. di eòi e che seu

mi

dacant a j 'é un pedass puarnò da senti

-

nele

a l ' è l j drinta ch'abitò còle tre giòie bete.

La località, per quanto attribuita al pae«e

di Mammalucco, non poteva non e««*cre -ubilo

identificata dai torinesi, amministrati dalle tre

giòie bete

(i tre Carli che governavano la città

durante la dominazione francese: Carlo Bossi,

Cariti Botta e Carlo Giulio)...

I/isolato che formarono Piazza S. Giovanni

(del Mercato

), via IV marzo

(dei calzolai;

Cappel d'oro),

via Porta Palatina

(delle Quattro

Pietre)

e via della Basilica è scomparso sotto

il piccone demolitore, per far posto a costru­

zioni più utili e dignitose. Ne guadagnerà

l’igiene e ne benefieierà anche l’estetica della

piazza, a nuova costruzione ultimata.

I

torinesi sono stati sempre attaccati all

tradizione ed alla storia delle loro città, di

cui quasi ogni edificio è monumento. Ma nes­

suno è mai giunto alle forme maniache per

il colore locale così bene ed opportunamente

satireggiate dal Duce. Alberto \ iriglio che tra

i moderni è stato il più competente ed amoroso

raccoglitore ed annotatore di memorie e di

minuzie non esitava a scrivere cinquant’anni

addietro: « Benedetto il piccone sventratore

che squarciò tortuosi dedali di intercapedini

e viuzze mai consolate di sole, frugò oscuri

labirinti, polverizzò le catapecchie, sconfisse,

solo collo sciorinarle al >oIe. concezioni immani

di miasmi, di putredine, di sozzure, di mi­

crobi... .

Ora non si tratta solo dell'opportuna siste­

matica azione di risanamento, ma anche di una

grande e degna opera di sistemazione archeo­

logica e monumentale di tutta una zona finora

trascurata e meritevole di ogni attenzione e

di ogni cura, come la più ricca di storia della

romana

Augusta Taurinorum.

In regime fa­

scista l'assurda passione per i vecchiumi è

>o>tituita più concretamente dall'orgoglio per

le glorie autentiche di un passato, cui si at­

tinge fede ed ammaestramenti per l’opera ro­

mana ed italica delle rinnovate legioni.

**•

(1) I |H>rtiri che «i veggono a v a n ti alla ch ir-a (di S. G iovanni)

furono co» tru tti verno il lf

>22

p rr ordine di C-arl» K m anu rlr I. rh r

privilegio rh i fab b ricati* «econdo il disegno uniforme di «un guitto,

r d ir g ra tu itam e n te Ir ro lo n n r di m arm o bianco. nulle quali d ap p rim a

«i reggevano gli archi (A rc h iti ram rra li. R egistro p a trn ti. voi. 55.

fol. 12) I.t ii.i ( i b r v r i o . Storia

di Torino.

Voi. II. pag. 354. Torino,

h o n ta n a . 1846.

(2) A proposito d rlla pifv im rn taz io n r -o tto i portici r nt-Ile vie

è

ru rn H i n o tare com r -i r-p n m a

D a v i d e B e i t o l o t t i

n rlla «ua inte-

rr«« an tr

Itrsrrizionr di Torino

(P om ba). Uopo a \ r r elevato un inno

a l • marav iglio«o o rnam ento alla regale Torino rm titu ito d ai «uni

po rtici g ra n e alla com odità dei qu ali ■trov ate anim ati ed eleganti

pa»«eggi anche quando ra d e a larghe falde la neve *. egli p ro testa

perché • il maw iim i d ifetto di Torino »ta nel mio pavim ento. I

jr

«ue

«trade «odo accio tto late, ■ rlriatr. senza doppio fondam ento, e l'a n d a r

per rw f fa lo tir a n o dei piedi p rr rh i non c'è avvezzo. Ih nn>«una

co«a gli « tran ian m aggiorm ente e con piti giustizia v'incolpano, r

*pr»«o avviene rh e talu n o di loro accorri il «uo «oggiorno in Torino

« ila per itm ««-tener q u r-to «trazio. Prggio poi ove ir g ro n d air gli

v rrsan o . ne' di piovo»!. to rre n ti d 'a rq u a *ul capo •.

% conforto dei «uoi piedi dolci r « fra n a ti egli aggiunge pero «ubilo

che la c ittà è per qur*to lato in via di ron tm uo progrc«o.

( ìh I doveva e««ere «Matti «e bn dal 1° febbraio I8W >. M. appro­

vava il progetto p reno tatogli dalla C ittà di • rifare il m arriapirdr

della via di lloragruMa. di Li«Iorare i portici di Piazza <-a«trllo e

quelli drlla via di Po. r di ramogferrr I acqua piovana rh r rade dai

t r iti drllr vie Nuova r |loragro*«a in ranali radenti il muro •. Nel

IHUt «i approvava • I incanalamento grondaie per Ir vie di Po e

Palazzo di ( i t t i •

t

rotte K. Patenti del lo giugni 1844 tan to il pro­

blema .Ielle grondaie

rhr

quello del »e|. iato trovavano, eoa U n ti

a itn . min mine organica.

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