Table of Contents Table of Contents
Previous Page  269 / 1325 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 269 / 1325 Next Page
Page Background

I.imeliteli* delle classi meno agiate trovavano valido

fondamento e davano ragione a llarione Petitti

•piando sosteneva ehe un malinteso timore di scon­

tentare le provincie e le popolazioni aveva da lun­

ghi anni fatto desistere il governo da un provvido

riordinamento tributario. Le quali popolazioni do­

vevano trovarsi certamente in migliori condizioni

«li quelle di oltre Alpe, ove i tributi spogliatori esi­

benti in Francia, rendevano ben tristi le condizioni

di vita dei celi lavoratori, e d 'altra parte la più alta

capacità di consumo delle nostre famiglie a fronte

di quelle francesi, si materializzava in più notevoli

dosi di consumi voluttuari.

La larga partecipazione della popolazione pie­

montese all'industria nerica e tessile, che tra crisi

e concorrenze nuove pur riesce ancora, nella prima

metà del secolo xix. a conservare il predominio sui

mercati europei, il migliorato sistema doganale, lo

aumento crescente della rendita fondiaria, il miglio­

ramento delle comunicazioni, i provvedimenti d i­

retti ad avvantaggiare il porto franco genovese, nei

confronti del concorrente porto di Livorno, tutto

coopera a migliorare i redditi delle popolazioni pie­

montesi e a creare un decennio di finanza attiva,

fino al 1846. All'incremento delle spese e a ll'au­

mento dei tributi del periodo cavouriano corri­

sponde un generale migliorameuto nelle condizioni

economiche, di cui le genti piemontesi non avreb­

bero dovuto dolersi, anche se era seguito dall'ele-

varsi dei prezzi.

La libertà del commercio dei cereali, i trattati di

commercio improntati a quella larghezza di vedute

che altrove coroneranno l'opera di Cobden nel 1J160,

il riordinamento generale delle finanze dello Stato,

un largo e prudente inizio di lavori pubblici, tutto

contribuisce a migliorare le condizioni di vita del

popolo piemontese.

Lo sviluppo dei lavori ferroviari fa occupare al

Piemonte già nel 1858, il primo posto delle costru­

zioni in Italia, dove l'esiguo numero di tronchi co-

-truiti si farà dannosamente sentire specialmente

alla costituzione del Regno, quando ci si accorgerà

«he i 2189 Km. totalmente esistenti son ben poca

cosa di fronte alle esigenze di un'economia e poli­

tica nuova. La poca fortuna incontrata in Piemonte

«lalle dottrine Sansimoniste e Fourieriste e la più

larga partecipazione delle folle lavoratrici alle sane

realizzazioni del mutualismo giustifica lo spirito so-

• iale del Piemonte, la sua simpatia per la vita le­

gata al lavoro dei campi e per il piccolo e medio

possesso fondiario.

L'allettamento di più alti salari, rhe distoglie le

iienti rurali dai campi, non ha ancora fatto breccia

nelle patriarcali famiglie piemontesi. Amore alla

terra rhe è altresì evidente nello spirito di risparmio

«he lega le riassi lavoratrici. Con pochi chilogrammi

«li pasta, di farina e di riso, sorgono i primi a ma­

gazzeni di previdenza » uno dei quali è oggi diven­

tato gigante. Con poche migliaia di lire di risparmi,

nel 1827, sorge la Cassa di Risparmio di

Torino,

c«*n lo

scopo

« dell*impiego

di piccole somme da

re­

stituirsi quando che sia con li proventi a moltipli­

co », per favorire il tenue risparmio di giornalieri

guadagni. E lo spirito caritativo, mentre dà sollievo

alle classi diseredate, trova nei principali religiosi

deila nobiltà torinese fecondissime fonti di solida­

rietà ed educazione.

Torino, la città ove, per opera dei missionari

della fede e per virtù di Principi, si raccolgono e

trovano asilo i diseredati dalla natura, diventa, con

gli anni, ospizio e provvidenziale ricetto di innu­

meri genti rhe anelano la riposante bontà delle

sue provvidenziali istituzioni.

Prima di intraprendere la grande lotta indu­

striale il popolo di Piemonte lotta contro le aspe­

rità naturali, contro le ostili brughiere della terra

matrigna. Contro le roccie alluvionali quaternarie

delle zone collinari, contro l'altipiano generalmen­

te asciutto fino a Livorno Vercellese, San Germano,

Biandrate, contro le « baraggie », contro le colline

argillose delle Langhe, le zone collinari soverchia­

mente temporalesche, il suolo cretaceo, s'imbattè il

duro lavoro del contadino piemontese.

Lottò contro

ni subaridi costruendo tra gli

altri il grande canale Cavour (1863-66), mentre

aumenta la popolazione, si perfezionano le col­

ture. i pascoli si trasformano in campi e si inten­

sifica il processo di disboscamento, già notato dal

Serpieri, tanto che nel 1882 si contavano in Pie­

monte 463.000 ettari da assoggettare a rimboschi­

mento. E pertanto fu provvidenziale il rapido,

necessario sviluppo industriale, a sollievo delle

diffìcili condizioni demografiche.

Seguiranno negli anni, tra il moltiplicarsi di

energie rinnovate e di attività fidenti, le promet­

tenti industriose riforme.

Ad un'industria limitata quasi completamente

alla filatura e torcitura della seta, che per congiun­

ture sfavorevoli spesso abbandonava in miseria mi­

gliaia di operai, si aggiungeranno in seguito attività

nuove che l'evoluzione dei mezzi tecnici della pro­

duzione ovunque generalizza.

Le esposizioni industriali della capitale piemon­

tese che si susseguono al

1880,

dimostrano il rinno­

vato fervore e la volontà di indipendenza del la­

voro subalpino. E se catastrofi bancarie ed edilizie

segnano parentesi dolorose nella storia del rispar­

mio italiano e piemontese, la ripresa mostrerà non

sopite energie di questo popolo die troverà nel suo

lavoro nuova forza di espansione, onde concorrere

vittoriosamente nella promettente vita economica

internazionale all'aprirsi del secolo

XX.

ANTONIO POSSATI

11) A. Y m k .

em Italie et e» Etpmgme prm immt le*

mmée t

1717

et

I W ttrattari «tur (ra n rr tr 1. P ark . IMO.

12) Cfr. a pw pw fc i d rl f c w f c t mauaiairtrativ* dopo U rr-

M iw n iia T L rarioi :

Comtidermxiomi mllm rtméitiome

* r—— i n .

| b m im

dei Piemmmte.

Tip. Boti*. 1852.

I)) U I n i « u f i i r i r « M i o ri miri lavori:

Smggà &

___! •>-■_

-------------•

•*"» - a

* —

- -

_

____ -1-11 _ g -----»->■

^nliicu

n i

f Dina

to t

evi nrila

Toriato* ^ « I

mm

t. Torino. 19», voi. CXVIII: M i r i ,

- -

- -» — • -------*- g -----• — -*-•

A l

J - i l - ------------------ ?------

(IVBW

W

MHvl NBpH Ami iW W Hvfw'jmWn MNB ih H W N N

«0*orroota

é i Cmim

i l » , la o Imaa iM fm nm lr 41 trina»

•orioli a. Mi!— .

Ma.

f—ricoli IV • ¥.