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Così stavano le cose, un

po' maluccio, come si può

rilevar**, quancTecco inter­

viene S. Antonio. Un ra­

dazzo dodicenne che lavo­

rava su di un ponte sul luogo

'tesso del Santuario, preci­

pita al basso e va a cadere

Milla pun ta di un aguzzo

palo. Accorre gente che lo

credeva morto sfracellato,

ina il ragazzo si alza e con­

tinua tranquillamente il suo

lavoro.

Quasi c o n t em p o r a n e a ­

mente una pia signora in­

voca S. Antonio e guarisce

immantinente di una grave

malattia alla testa.

Impressionato da questi

due avvenimenti, il popolo

accoglie l'appello lanciato

d ll'allora Arcivescovo di

Torino, cardinale Alimonda, fervente terziario

francescano, e porta il suo obolo per la co­

struzione del Santuario. Per tali avvenimenti,

nel giugno del 1887. si potè celebrare, per la

prima volta, la festa del Santo nel nuovo

Santuario a lui dedicato.

In tale circostanza avvenne un episodio

di squisito sapore francescano, e. diciamo pure

antoniano. che fu riportato dai giornali e

dai periodiei di allora.

Nell'ora dei Vespri solenni, mentre più

gagliardo saliva l'inno al Santo dalle gole

potenti dei cantori e l’orchestra, concomi­

tan te l'organo, prorompeva nel suo più pode­

roso concertato, una candida colomba penetrò

da una finestra del convento, e, per nulla

spaventata dal frastuono, infilò la porticina

della cantoria, andò prima ad aleggiare sulle

spalle del P. Luca Turbiglio ed infine andò

a posarsi sul cielo della cattedra preparata

per il Cardinale Alimonda (si noti la coinci­

denza di questo nome con l’episodio), ove se

ne s te tte durante il tempo che durò la predica

di S. £ . Mons. Manacorda. Non fu che a (un­

zioni terminate che la colomba fece ritorno

nel convento. Ivi si lasciò catturare dal Padre

Guardiano ed accettò di beccare delle briciole

di pane poste per essa su di un cuscino.

Inutile continuare la storia del Santuario

che segna un

cresci! eundo

continuo.

* * *

Non possiamo però esimerci dall'accennare

ad un fatto da tu t t i conosciuto e da nessuno

contestato, ossia che nel Santuario di S. Anto­

nio si può udire la migliore musica sacra. Gò

si deve innanzi tu tto al grandioso organo a

3 tastiere di 58 note munito di 3000 canne,

inaugurato pochi anni or sono, meraviglia di

fattura e splendore di eleganza, e più ancora

alle dita fatate dell’artis ta che dall’inani­

mato strumento sa trarre melodie paradi­

siache. cioè al noto organista ed esimio com­

positore di musica Padre Roberto Rosso

dei M. O.

A ttualmente il Santuario di S. Antonio è

la mèta prediletta dei fedeli torinesi che accor­

rono continuamente ad invocare le grazie

celesti dal Taumaturgo di Padova.

***

Ma sarebbe veramente omissione gravis­

sima il chiudere questo breve articolo senza

accennare alla mirabile istituzione del Pane

di Sant’Antonio, manifestazione di squisita

carità cristiana. Chi si reca a visitare il San­

tuario di via San Quintino resta colpito nel

vedere giornalmente un lungo codazzo di

gente che fa ressa alla porta del convento.

Si t r a t t a dei Poveri di Sant’Antonio. Un

centinaio di essi riceve ogni giorno dell’anno

pane e minestra. I fedeli che implorano grazie

dal Santo, il più delle volte, per essere più

sicuri di essere esauditi, gli promettono di

fare un'offerta per la benefica istituzione.

Ed in tal guisa, ogni giorno, la pietà del

gran Santo si riversa su tan ti poveri disere­

dati. E da ogni parte del mondo, poiché tale

mirabile istituzione è universale, sale al Tau­

maturgo di Padova l’inno della riconoscenza

da centinaia di

migliaia

di tapini che bene­

ficiano pur essi dei favori che il Santo sparge

ininterrottamente sulla terra .