

S A N T U A R I P I E M O N T E S I
S. ANTONIO DA PADOVA IN TORINO
Non è necessario rivolgersi ad un agiografo
per avere la definizione esa tta di quegli che
noi chiamiamo un Santo. (ìli uomini non
hanno necessità di analizzare profondamente
una persona per comprendere e persuadersi
ch'essa appartiene all'eletta schiera di coloro
che l'Altissimo ha segnato col Tau della sua
predilezione. Lo sentono, si può dire, istin-
tivamente.
Il
Santo, innanzi tu tto , con la pratica delle
virtù in grado eroico, incomincia col distac
carsi nettam en te dalle persone e dalle cose
della terra , e poi si eleva sino a Dio.
Ma non è tu t to qui il Santo, nè noi potremmo
constatare la sua superiore influenza su di
noi, se egli, dopo di essersi elevato sino all'Es
sere Supremo, non ridiscendesse tra gli umani
a spargere intorno a sè i mistici tesori di cui
Dio lo ha colmato.
Anzi, la san tità è stre ttam en te legata alla
umanità. Più grande è il Santo e più egli sarà,
per ciò stesso, profondamente umano. E noi,
istintivamente, nella moltitudine dei Beati,
cercheremo appunto quelli che più intensa
mente sentirono tale umanità.
Per tale motivo sta scritto del Cristo, il
più Santo fra i Santi, ed il più umano tra gli
umani: » Passò beneficando e sanando tu tti...
E le turbe gli andavano dietro ... .
Ora. quanto sopra siamo andati esponendo,
spiega quindi quella, che con definizione vera
mente un po ' profana, venne chiamata la
« fortuna dei Santi >.
Le opere, gli scritti, l'esempio che lasciano
più profonde orme umane valgono ad immor
talare ed a tenere più vivamente accesa la
memoria dei Santi nel cuore dei popoli.
Se vi è un Santo che da vivo abbia saputo
conquistare i popoli con la parola, con l'esem
pio e con la fama di taumaturgo, e che coi
continui miracoli e con le continue grazie
o ttenu te da Dio per i suoi divoti durante
sette secoli e più dalla sua morte, abbia susci
ta to entusiasmi di fede e plebisciti di scon
finate speranze più di ogni altro, è certamente
il Santo di Padova. Non esiste chiesa, cap
pella. oratorio dove non sia eretto un altare
a S. Antonio o dove almeno non sia esposta
la sua s ta tua o la sua immagine alla vene
razione dei fedeli.
Non solo, ma non vi è quasi famiglia di
credenti, nella quale non si conservi, tra le
immagini più venerate, anche quella del Tau
maturgo Padovano.
Le grazie ottenute con l’intercessione del
Santo sono innumerevoli come le stelle del
cielo e le arene del mare, e la dolce figura del
Fraticello col S. Bambino sorridente in brac
cio e col giglio candido in mano infonde fede
e fiducia illimitata in tu tt i coloro che, avendo
invano cercato con le umane vie un aiuto nei
frangenti dolorosi, ehiedono alle vie sopran
naturali quanto
SA
Suno visto negare dalla
na tura e dagli uomini.
Cosicché, dopo oltre sette secoli dal suo
trapasso terreno, il Taumaturgo di Padova
è più vivo che mai nel cuore dei fedeli di
tu tto il mondo, ed a ragione quindi il Vicario
di Cristo in terra lo definì « il Santo univer
sale >».
Breve fu la vita terrena di Antonio, poiché
nato a Lisbona nel 1195, si spense serena
mente in Padova, nel 1231. Ma i trentasei
anni di vita del Santo furono densi di opere
eccelse, per cui si spiega la profonda traccia
da lui lasciata nel suo corto cammino sulla
terra.
Figlio dei nobili congiunti Martino di Bu
glioni, ufficiale nell’esercito di re Alfonso e
Donna Maria di Tavera, Antonio fu ascritto
fra i Canonici Regolari di S. Agostino nel
Convento di S. Croce a Coimbra. Ma nel 1221
vestì l’abito minorità, soddisfacendo così al
più caro voto della sua vita.
Spinto dal suo ardente zelo e dal vivo desi
derio di morire martire per la fede di Cristo,
chiese ed ottenne di venire inviato missio
nario nell’Africa. Ma il vascello su cui si era
imbarcato naufragò presso le coste di Sicilia.
Sbarcato nell'isola, egli si diresse subito
verso Assisi ove si era adunato il Capitolo
Generale, detto «
delle Stuoie
», presieduto
dallo stesso Fondatore delTOrdine, il sera
fico San Francesco. Non appena i due fulgidi
luminari di santità si conobbero, una soave
e benedetta amicizia legò per sempre le loro
due grandi anime.
Terminato il Capitolo, Antonio fu mandato
a continuare i suoi studi a Vercelli, ed il suo
maestro Azevedo ebbe a dire di lui, al pari di
Giovanni il Battezzatore, ch'egli dimostrò
subito di essere un luminare di
luce
e
di
ardore
che nell'interno ardeva di amor
divino e
all'esterno risplendeva
eoi
buon
esempio.