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dei soggetti e le loro reazioni di fronte agli esamina­

tori ed alle prove. Infine la personalità, così smantel­

lata. viene ricostruita in un’ ultima prova, non la meno

rivelativa, benché di solito 1 soggetti vi si abbando­

nino con un respiro di sollievo e con una ben incauta

fiducia: si tratta del colloquio finale. Il povero io fatto

a brandelli dalle varie prove di laboratorio, viene qui

sollecitamente ricucito da un pietoso esaminatore che

vi lascia finalmente parlare a tema libero, o vi conduce

con dissimulata e capziosa conversazione a raccontare

di voi, delle cose vostre, a esprimere il vostro parere

personale su tante cose che non vi sarebbe mai parso

di poter dire ad un estraneo. Riposti aspetti culturali,

sociali, affettivi, morali, vengono allora 111 luce tanto

più facilmente, quanto più il soggetto si è sentito di­

sgregare dagli esami già fatti in precedenza. Non oc­

corre una psicanalisi. Il soggetto si esteriorizza facil­

mente; ormai gli pare di trovarsi di nuovo tra 1 vivi:

la sala dove e interrogato è ordinata e accogliente,

non ci sono più strumenti e apparecchi di registrazione;

soltanto una matita noncurantemente maneggiata

scende di quando in quando a segnare qualche tratto

cabalistico su di un foglio: ma sembrano ghirigori

capricciosi e insignificanti. Invece sono le ultime pen­

nellate che il ritratto del soggetto subisce prima che

egli sia cortesemente congedato con un giudizio glo­

bale che prelude a quello più circostanziato e appog­

giato da cifre e percentuali che gli verrà comunicato

in seguito, dopo laboriosi calcoli sui risultati delle

prove e pensose interpretazioni e discussioni tra gli

esaminatori.

: Simili procedimenti sono molto meno inumani

di quanto non possa talora sembrare: essi hanno

tutt’al piìi la fredda impassibilità che è richiesta da un

esame obiettivo di stato di fatto, in cui occorra elimi­

nare il fattore personale, o da una operazione chirur­

gica o da una consultazione medica accurata. L’im­

passibilità ben inteso è di superficie e mira a rendere

il più possibile attenti e imparziali nel giudizio; essa

è anzi opera altamente umana, in quanto imbriglia

una emotività compassionante di tipo inferiore, per

lasciare un rapporto simpatetico di natura più elevata,

atto a liberare il giudizio su ciò che è meglio in sè

e non su ciò che è desiderato. In tutti questi esami in

realtà il soggetto è sempre considerato come una per­

sona, e rispettato come tale e aiutato a conservare li

massimo dominio di sè ed a produrre i risultati mi­

gliori. Ma questi non possono venir trascurati nè de­

formati.

La responsabilità orientativa si esplica tanto nel

far prendere coscienza di certi limiti, come nel

far constatare certe possibilità non riconosciute o non

debitamente apprezzate. Essa è tanto maggiore quanto

più indeterminato è il campo di possibili esplicazioni

del soggetto: massima nel caso in cui si presenti qual­

cuno a chiedere quali siano le sue attitudini e capacità

e quale tipo di lavoro gli si possa quindi suggerire,

senza che egli sappia bene ciò che vuole, nè abbia

già qualche esperienza lavorativa; minima nel caso in

cui si debba riscontrare, se il soggetto abbia o no certe

particolarissime abilità richieste da tipi molto specializ­

zati di lavoro, per cui vi siano anche da parte delle

aziende interessate dei limiti ben tracciati costituenti

il profilo del lavoratore. L’opera di orientamento al­

lora coincide in pratica con quella di selezione. Ed

una selezione rigorosa, si potrebbe dire implacabile, si

deve effettuare nei casi in cui la professione ambita

implichi la responsabilità di altre vite umane, come

nel caso di guidatori di veicoli rapidi. Qui, oltre alle

imperfezioni gravi, le mutilazioni, le infermità ma­

nifeste, devono essere prese 111 attento esame altre cir­

costanze: leggere discromatopsie, forme lievi di sor­

dità, brevi assenze psichiche, tremori, vertigini, facili

disattenzioni, torpidità discriminativa, emotività ecces-