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che quella piccolissima parte nella quale è sistemata

ora la Manifattura dei Tabacchi.

Desideroso di continuare l’opera d’abbellimento

della capitale iniziata dal padre, Carlo Emanuele

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l’arricchi di altre bellezze artistiche, forse più per pri­

meggiare fra gli altri principi italiani e per ottenere

il titolo di re del Piemonte che per vero amore alla

città ed ai suoi sudditi. Per sua iniziativa sorse così

la villa di Mirafiori, costruita in una meravigliosa cor­

nice naturale ed arricchita di bellezze artistiche per cui

divenne presto famosa per le grandi e magnifiche

feste che ivi avevano luogo. Per maggiore comodità

d’accesso ad essa, si costruì così una nuova porta —

La Porta Nuova — a sud della vecchia Porta Mar­

morea oltre la quale sorse, nel 1620, la « città nuova »,

un gruppo di dieci isolati ditesi da cinque bastioni, in

cui venne trasportato il mercato del grano e dove chi

voleva costruire — naturalmente secondo le prescri­

zioni architettoniche di Corte — aveva diritto a pri­

vilegi e ad esenzioni di tributi.

Magnifica gara tra artisti e principi. Cristina di

Francia nei suoi diciotto anni di regno — 1630-1648 —

continuò, dando maggior impulso, l’opera di Carlo

Emanuele I. Dobbiamo a lei che la volle ed a Carlo

di Castellamonte che la ideò, la leggiadra e severa

piazza San Carlo che per la sua venustà ed eleganza

gareggiava — prima che le vicende belliche lascias­

sero di essa stilo più il ricordo — tra le più belle piazze

d’ Italia; la chiesa di Santa Teresa, costruita da Padre

Alessandro Valperga, bellissima per le sue otto cap­

pelle e la navata unica, quella chiesa nella cui pace

Cristina volle dormire l’ ultimo sonno, ed il Castello

del Valentino, meraviglioso nella sua armonia di linee

e nella sua architettura maestosa e leggiadra: il più

bel gioiello uscito dalle mani di Amedeo di Castclla-

montc.

Piazza Castello, Via Nuova e, nel 1658, il bel

Palazzo Reale, furono ancora creati dal Vittozzi e dai

due Castellamonte che continuarono la loro opera

anche con Carlo Emanuele II. In seguito, chiamato

da questo Duca, l’ architetto padre teatino Guarino

Guarini lasciò alla Città la sua impronta di maestro.

Nella seconda metà del 1600 sorge, per opera sua, il

Santuario della Consolata e la Cappella della Santa

Sindone, capolavoro di purissimo stile barocco, ricco

di marmi e, per la sua bizzarria e la sua leggerezza

austera, quanto di più leggiadro abbia costruito il

Guarini. Poi la chiesa di San Lorenzo colle sue colonne

ed i suoi archi arditi: il Palazzo dell’ Accademia delle

Scienze e, nel 1680, il grande Palazzo Carignano ricco

di opere d ’arte e pregevole per la sua facciata barocca.

Un altro grande, intanto, costruiva nuove opere:

Francesco Lanfranchi. Suo il Palazzo di Città — ora

Municipio — costruito nel 1659-1663, con la sua

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Piazza San Carlo n*l Meolo XVIII

(Dipinto j J olio del O inm , 1751.

Mino>

Civho di Tonni')