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sami collettivi

Un orientatore nel

m i o

centro ha un aspetto

desto e raccolto, tra quello dello scienziati' e quello

dcH’educatore. Libri, stampati, strumenti di preci­

sione, macchine di vario tipo, casellari e cartelle costi­

tuiscono il suo ambiente. Ora lo vedete consultare

una raccolta di documenti, ora riordinare una serie

di fotografie, ora tracciare un grafico sapientemente

ermetico, ora provare 1111 reattivo misterioso, ora

prendere accordi con un tecnico per la realizzazione

di un nuovo modello di macchina.

Ma ecco vengono annunziati i candidati agli esami

di orientamento: liberi consultatori, o più facilmente

vittime designate e spesso ignare, inviate da qualche

dirigente che ha bisogno di conoscere chi essi siano

e che cosa si possa attendere da essi in un certo tipo

di lavoro, non fidandosi nè del proprio fiuto, nè

degli a'testati cartacei o delle raccomandazioni di terzi.

L’esperienza ha ormai insegnato che è troppo facile

farsi gabbare e prendere grossi granchi.

L’orientatore e i suoi aiutanti, che sembrano re­

pentinamente risvegliarsi di dietro ai banchi dove

silenziosamente attendevano al lavoro statistico, si

fanno con aria affabile incontro ai nuovi venuti. Questi,

se in gruppo, hanno quasi sempre un’aria abbastanza

baldanzosa, di gaia curiosità, talora persino di suffi­

cienza; ma presi isolatamente, diventano incerti, smar­

riti, in atteggiamento di difesa. E veramente dovranno

difendersi da un assalto in piena regola, condotto con

raffinata arte strategica.

L ’orientatore (eccolo nella fotografia qui sopra) ha

un’aria ancora più amabile del solito. Ma mentre in­

dica serenamente ai candidati il posto che devono

prendere alle tavole o dinanzi agli apparecchi, sta ela­

borando un piano diabolico, che condurrà allo sman­

tellamento completo delle difese avversane. Smantel­

Orientamento

professionale

lamento di che? Di una corazza, talora assai solida,

talora già logora e arruginita: la corazza che ciascuno

di noi porta a difesa del suo io fisico e mentale, delle

sue abitudini e delle sue esigenze, della sua reale ric­

chezza e della sua non meno reale povertà intcriori.

Ci sono corazze brillanti che ricoprono manchevo­

lezze insigni; ce 110 sono altre che aderiscono ad un

organismo ben fatto e ben equilibrato. Come il medico

percuote 1 punti critici del corpo per ascoltare certe

risonanze sintomatiche, così l’ oricntatorc percuote nei

punti più esposti l’organismo psicologico per trarne

risposte rivelatrici: suoni fessi, cavernosi, profondi,

squillanti. Strana musica, spesso cacofonica, che egli

sa interpretare, con una lucidità che gli viene da una

lunga esperienza e da meditati studi, e che gli dice il

bene e il male, la virtù, il vigore, le promesse di una

certa struttura mentale, di un certo complesso di rea­

zioni affettive, di un certo modo di comportamento.

Il giudizio deH’oricntatorc non è mai un giudizio

valutativo assoluto e immodificabilc: esso si limita a

constatare certi tratti somatopsichici, certe capacità

congenite o acquisite, certe tendenze o certi impulsi,

più o meno imbrigliati e resi consapevoli dalla

riflessione, o dalla consuetudine familiare, scola­

stica, lavorativa. Ne conclude che, allo stato attuale

delle condizioni riscontrate, e nei limiti di probabile

costanza stilisti^ della condotta individuale, tale sog­

getto è meglio indicato per un tipo di lavoro, talaltro

è meglio adatto per una diversa professione.

Il sugeeómento e sempre ragionato e documentato.

Non si dice brutalmente al condannato che egli non

può fare un certo lavoro a cui o per ragioni finan­

ziane o per motivi personali aspirerebbe: gli si fa

invece prendere coscienza dei limiti posti dallo stato

del suo organismo, del suo apparato motorio-scnso-

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