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2.

- È .1 quest'epoca che il Piemonte, e Torino in

particolare, non conosceva ancora il sorgere della

grande industria: che prevale la vecchia e gloriosa

manifattura serica che tu già vanto delle province sa­

baude fin dall'epoca di I inaimele hhberto.

Nel i''4 s e nell'immediata vigilia la filatura e la

tessitura serica offrivano contingenti di esportazione

ancora m progresso nonostante la concorrenza estera

sempre più minacciosa.

Pi fronte ai miglioramenti tecnici stranieri si rin­

nova la manifattura serica piemontese: Prospero Balbi'

m particolar modo si fa paladino di queste nuove ini­

ziative che già trovarono nel ricostruito Consiglio di

Stato Carlo-Albcrtmo motivi di feconde discussioni.

Con rinnovato impulso si aboliscono e si aggiornano

gli antiquati statuti e regolamenti e si iniziano studi

di tecnica e di organizzazione industriale e attraverso

1111 fervido lavoro si adegua l'attrezzatura piemontese

alle esigenze nuove del commercio e dei mercati.

L’ Abate Baruffi tredici anni prima, nelle sue pere­

grinazioni all’estero, aveva ammonito ì piemontesi che

ben presto l'industria inglese avrebbe rovinato total­

mente quella nostra similare perchè <•nelle manifat­

ture del cotone 2S0 mila operai coll’aiuto delle mac­

elline a vapore eseguivano il lavoro di 40 e più milioni

d ’altri uomini per modo che in questo solo genere

1

Inghilterra, detratte tutte le spese, risparmia al di là

di i “

bilioni

(sic) di tranelli annualmente...; e attual­

mente nel Regno Unito si potrebbe tare tanto lavoro

colle tante macchine a vapore quanto ne farebbero

torse 400 milioni di uomini... ><(1).

L accesa fantasia del buon abate se aveva impres­

sionato non poco 1 buoni torinesi dimostrava tuttavia

che un grosso problema esisteva per 1 nostri antiquati

impianti: quella della rimodernizzazione e a questa

opera si diedero 1 migliori ingegni nostri. Già Carlo

Ignazio Giulio, celebre matematico ed economista tiv-

rrnese, aveva messo 111 guardia fin dal 1H44, in occa­

sione della quarta esposizione industriale torinese (2),

dai tacili ottimismi, che la concorrenza straniera si

taceva sempre più minacciosa soprattutto ad opera dei

cotonieri di Lione.

Le riforme economiche precedono dunque quelle

politiche, sicché vediamo già coraggiosamente 1111-

(1) C tr Baruffi: C

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ziato il movimento verso la libertà degli scambi,

l'abolizione di molti ostacoli medioevali, l’elimina­

zione dei prezzi politici, causa (come oggi) di grave

disagio per le finanze statali e municipali. Quelle ri­

forme che nel campo finanziario furono iniziate dal

Ministro Ottavio Tliaon di Revel e continuate dal

Cabrano ed infine dal Cavour e quelle commerciali

e industriali promosse dal Balbo (Prospero) dal IV-

titti. dal Piola, dal Giovanetti, dal Sciatola, dal Revel,

dal Cibrario, ecc., destarono l'ammirazione del grande

Ministro inglese l’eel che il 16 febbraio del 1X40 le

citava ad esempio 111 1111 discorso al Parlamento.

Piccolo grande Piemonte che fin d allora seppe con

le sue forze, con una volontà mai piegata, con una

serietà di intenti e un’onestà di propositi e di azioni

superare quelle difficoltà che nazioni ben più agguer­

rite e dotate di capitali e di ben altri fattori di produ­

zione stavano allora faticosamente affrontando.

E non solo nel campo serico si mantiene viva la

tradizione subalpina ma altresì nel campo della lana,

dove già eccellono 1 fratelli Sella con nuovi ritrovati

tecnici, gli Arduino e Bruii di Pinerolo, 1 Casalcgno

e 1 Piacenza, gli Zegna che già usavano lane australiane

e molti altri; e 111 quello del cotone ove 111 68 aziende

tra cui, nota, quella di Annecy e Pont (l'attuale fila­

tura di Pont) — lavoravano quasi 102 mila fusi. E già

si nota 1 primi tentativi per sviluppare quell'industria

che sarà poi celebre a Torino e dintorni, l'industria

metalmeccanica, che trova nella nascente siderurgia la

degna compagna.

Più di duecento fucine per la riduzione della ghisa

alla « bergamasca », o coi forni più moderni della

«Contese », sono sparse nelle nostre valli, e tre fabbriche

erano sorte per la fabbricazione dell’acciaio.

Nell’esposizione del 1X50 il Valentino presenta in­

teressanti lavori di metallurgia di prima e seconda fu­

sione, 1 torni a riverbero dei fratelli Frerejean, i pro­

cessi di trasformazione dell'antracite e del carbone in

combustibili gasosi dei Signori Gcrvasom e Falk della

Val d ’ Aosta, mentre in altri campi, come in quello

della meccanica, delle concerie, delle ceramiche, della

torcitura della seta, dei panni lana, delle tele stampate

a più colori (indiani), del lino, della canapa, ecc. è un

risveglio di attività che nel periodo cavouriano e in

quello immediatamente successivo troveranno i mo­

tivi del loro decisivo sviluppo e affermazione.

L'istruzione tecnica, che soprattutto dopo il '48 si

afferma a Torino e con la quale il Comune andrà glo­

rioso, contribuisce al progresso della meccanica che

favorisce il pruno diffondersi delle macchine in agri-

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