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braccia, il valore ddl'clemosina fatta, temo ora, nello

sfiorire della virilità, la perdita del conquistato benes­

sere, tanto più die già si profila all'orizzonte la paz­

zesca impresa altruistica del figliuolo primogenito, e

l'altro. Agostino, il pittore, sembra voglia soppian­

tarlo. sostituendo il proprio .il redime paterno. I in­

vece di volgere serenamente al trapasso, verso il quale

l'accompagna premurosamente il suo più caro, il suo

Giuseppe Benedetto, pone cuore e niente nel traffico

e nella speculazione: piega esasperato verso l’avarizia.

Ieri era il padre clic scriveva al figlio: •<I scruta­

tevi a farvi un cumulo pel

C a d o » ,

ed ora é il figlio

die esorta il padre di avvicinarsi al Viatico della eterna

salvezza mondo del superfluo: il fabbisogno e non più.

In questo contenuto e pur acerbo contrasto, die

trova d i elementi della sua sostanzialità in un pro­

rompere impetuoso delle età differenti e dello spe­

cifici' dinamismo spirituale del padre e del tiglio, clic

nel vecchio s interra e nel giovane s uicida, è da ricer­

carsi il motivo predominante che caratterizza l'opera

del Santo e mette in evidenza il gioco della Grazia,

la quale chiama all’esercizio delle vicende terrene

naturali, naturalissime

le virtù che inculcò nell'in­

dividuo. secondo la prassi della piena libertà che ha

l'uomo di mondarsi ed elevarsi fino alla gloria della

vita ultraterrena.

La situazione di fatto che creano le lettere del

padre al figlio e di questi al padre, se è normale nel

mondo fisico e spiegabilissima, dà comunque la sen­

sazione che la volontà Divina abbia quasi voluto acu­

tizzare questo contrasto, per predisporre e imporre al

padre una duplice missione soccorritrice, l'rima,

quando il padre è nel pieno vigore della operosità,

inculca nel figlio, coscientemente, 1 sentimenti di una

intensa fervorosità religiosa, poi, quando già s’affaccia

al tramonto della esistenza, tempra, inconsciamente, e

collauda quella fcrvorosità al fuoco di una violenta

tentazione venale.

Il

processo di santificazione è già dunque 111 atto

quando Giuseppe Antonio Cottolengo chiuderà per

sempre gli occhi alla vita terrena. A quella vita feb­

brile di mercanteggiamenti, che tu spesa per 1 figli e

per i poveri, che fu perspicua sua cura, e alla quale

s’aggrappò vecchio con tanta e passionale vigoria, per

servire ancora le imperscrutabili mire di Colui che sa

e dispone.

LA MAMMA

Il

matrimonio di Angela Benedetta Chiarotti con

Giuseppe Antonio Cottolengo tu celebrato a Savi-

gliano nel i?Ss. Lei aveva diciannove anni, lui ventuno.

l'e tà degli sposi dà l'impressione di una simpatia

\ivacissmia, nata spontaneamente e cristianamente con­

clusasi con le nozze, più che di una ponderata con­

trattazione effettuata dalle famiglie, com ’era c com ò

ancora largamente d’uso nell'ambiente benestante cam-

pagnuolo piemontese.

Com e 1 due giovani si conoscessero, nessun docu­

men t o

e nessuna testimonianza lo dice. Forse il gio­

vane Giuseppe Antonio, nei suoi giri mercantili, che

avevano

indubbiamente per méta anche Savigliano,

incontrò

la

giovinetta: gli piacque e la chiese in moglie.

I poiché 1 Cottolengo, anche se oriundi forestieri,

godevano oramai nel contado fama di gente laboriosa

ed economa, di gente onesta e benestante, i Chiarotti,

che pur erano tra le migliori famiglie savigliancsi,

accondiscesero al matrimonio.

Che Giuseppe Antonio Cottolengo, a ventini anni,

uscisse dalla casa paterna col portafoglio gonfio e

qualch'ara in soprappiù. abbiamo già visto che è ipt>-

tesi insostenibile. I che la sposa portasse una dote

cospicua in denaro, o casa, o terreni, non é provato

e nemmeno prospettati'». Indubbiamente un buon cor­

redo personale di lino e di lana, coin è d’obbligo in

Piemonte: oggetti d’oro e d’argento e qualche fri­

volezza. Poi. quel ch’é certo, un viso sereno, 1111 dolce

sorriso, 1111 carattere d oro. una sottomissione vigo­

rosa

e paziente, una attività indefessa... Molto amore,

e il proposito fermo d’ unire affetto e laboriosità.

C 'é dunque da scorgere subito, dopo 1111 anno dal

matrimonio. Angela Benedetta Chiarotti assillata tra

le cure della casa, del negozio e l'allattamento del

bambino, Giuseppe, natole il 3 maggio.

h una coraggiosa fiorente sposina che, metodica e

gioconda, non perde 1111 minuto fatuamente. Sa divi­

dere il tempo secondo la necessità, sa comandare e

ubbidire, sa provvedere giudiziosamente a tutto: alle

pratiche religiose di buon mattino, alle faccende casa­

linghe tra l’alba e l'apparir del sole, al via vai del ne­

go zio

più tardi, alle visite all’ospedale e ai poveri,

mentre il marito, indefesso anch'egli, va di paese in

paese a tessere le giornate future dei tigli. Quando

torna a casa la sera affaticato, trova nella grande cu­

cina, sotto il riverbero queto del lume, la tavola ap­

parecchiata e 1111 bel volto ridente.

C 'é tanto azzurro nella casa; e Angiola Benedetta

Chiarotti lo distribuisce a larghe mani ovunque,

perché tutto se ne abbellì e ingentilisca: quando scopa,

quando spolvera, quando lava e quando stira: quando

canta c alleva 1 figliuoli.

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