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Affresco del Gaidano nel salone del Consiglio, nel palazzo della Sede Centrale dell'istituto.
Laboriosi furono la raccolta e il pc*tcnzianicnto,
per via di elemosine raccolte in processione e di d o
nazioni, del capitale del Monte, con la complicazione
di frequenti problemi monetari sempre di attualità e
già rilevati dal Thesauro, ad esempio per il 1630:
« così chi havea ricevuto al principio dcU’anno una
doppia 111 fiorini 48, restituendo poscia al fin del
l’anno 48 fiorini, più non restituiva una doppia, ma
quasi il terzo di meno ». Infatti, per conseguenza della
svalutazione del fiorino (da 21 a 100 per doppia) nel
periodo 1580-1632, il complesso dei capitali raccolti
a più riprese in 10.000 ducatoni, risultava ridotto a
4500 e dovettero assumersi provvedimenti per la re
stituzione non in monete basse, ina in altre « certe e
d’invariabil valore ». Intanto si cercava di aumentare
la disponibilità per prestiti iniziando le operazioni
passive.
Nel 1584 si ebbe il primo deposito di denaro fatto
da un cliente, contro polizza di deposito e infruttifero;
nel 1599 il primo esempio di mutuo attivo; nel 1615
la prima tariffa per i pignoranti. I depositanti crebbero
ben presto di numero, col 1665 furono tra essi l’O sp c-
dale di San G iovann i Battista e il Patrimonio del
Duca; nel 1668 fu fatto per la prima volta un mutuo
alla C ittà di Ton n o . Segno eloquente del presagio
acquistato nel pubblico c di fronte alle autorità fu in
quel tempo l’assegnazione del servizio del debito pub
blico ducale, il cosiddetto « Monte della Fede », con
un compenso dello 0 ,50% , differenza tra tasso nom i
nale e quello corrisposto ai <Mentisti ».
Nelle floride condizioni del
Monte i Con fratelli, deliberato
l’acquisto di certificati pubblici
per provvedere con il reddito
alle spese di amministrazione,
trovarono modo di realizzare
nel 16701111.1 loro aspirazione ori
ginaria, e cioè la soppressione di
ogni diritto sui prestiti concessi ai
pignoranti, rinunciando a quello
stesso 2 ° „ che Papa Gregorio XIII
aveva autorizzato « pel sostegno
c per la manuten
zione del capitale ». Mirabile e
altamente umanitario fu il pro
digarsi dei confratelli durante
l’assedio del 1706, per lenire le
miserie e per provvedere a molte
pubbliche esigenze. Nel 1732
vennero emanate nuove e com
plete norme per l’esercizio del
credito, un vero e proprio re
golamento amministrativo,
e
nel 174S si ebbe un primo esempio del servizio di
custodia, precorritore delle moderne cassette di sicu
rezza.
I
Confratelli della Compagn ia godevano di grande
prestigio non solo di fronte ai pubblici poteri, ma
anche tra il popolo minuto, dal quale erano chiamati
1 «Signori di S. Paolo»: 111 tale rispettosa considera
zione concorreva non solo l’opera benefica da essi
svolta, ma le qualità personali e il grado sociale dei
dirigenti e dei quadri, tra 1 quali troviamo 1 più bei
nomi dell’aristocrazia piemontese, della borghesia,
magistratura, ecc. Scorrendo gli elenchi dei « rettori *,
troviamo ad ogni pagina nom i ben noti, di famiglie
tuttora esistenti o comunque famose per 1 servizi resi
al Paese in vario tempo; citiamo tra i moltissimi:
Dentis
-
Marone
-
Occcllo
-
Balhiano
-
Birago di Vischi’
-
SoLiro del Borgo
-
Profana di Collegllo
-
Morozzo
-
Ihovana di Frossasco
-
Isnardi
-
Xom is
-
Biscaretti
-
Pamparato
-
Alfieri di S. Martino
-
C era di S. Michele
-
Scarampi
-
Xicolis di Robilant
-
Ruffino
-
Ripa di
Meana
-
Asinari di Berne z z o
-
Beria di Argentina
-
Giusiana di Primeglio
-
D ’ A zeg lio
-
Rovasenda
-
Corderà
di Montezemolo
-
Ponza di S. Martino.
Per dare una idea dello sviluppo e del potenziale
raggiunti, ancora 111 tempi storici, basti dire che nel
1730 il patrimonio complessivo risultava in a rc a
1,5 milioni di lire piemontesi (di cui circa lire 620.000
in beni immobili e il resto in titoli di credito verso
la C ittà di T on n o , comunità e pnvati): il che, dato
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