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dosi così la « Società Anonima Piemontese per l’illu­

minazione a gas di Torino* (14 gennaio 1S52). Nel

1862 sorge una terza società (intanto nel 55 le prime

due società si erano fuse nella * Società Gas-Luce »),

la « Consumatori Gas-Luce » che molti torinesi ancora

ricordano e con gasometro in regione Vanchiglia.

L’anno seguente la

Gas-Luce » si trasformò in « So­

cietà Italiana per il Gas » (l’attuale società).

Lasciamo da parte le successive vicende delle due

società rimaste in campo e torniamo ai nostri « fanali ».

Dal 1850 al 1860 le povere lanterne a olio che ancora

illuminavano la periferia della città si erano ridotte a

173 mentre erano saliti a 1.195 > trionfanti lampioni

a gas che dopo alcuni anni si abbelliranno con il si­

stema di incandescenza a una o più reticelle e trove­

ranno, prima della luce elettrica, un concorrente nei

fanali a petrolio. (Se ne impianteranno 183 nel 1870

111 seguito aU’importazionc del petrolio americano).

Sul totale dei lampioni a gas, 164 erano a candelabro

semplice, 68 a braccio, 823 a braccio di ferro spor­

genti dal muro, 140 sospesi sotto i portici. Nelle mag­

giori piazze, come in Piazza Vittorio, Piazza Ca­

stello, dominavano elegantissimi candelabri a quattro

fiamme. Il costo medio per ogni fanale s’aggirava

sulle 130 lire sicché il Municipio spese 155.350 lire

per illuminare la Città. Nel 1859 quei 1.195 fanali

rimasero accesi 3.736.665 ore e 45 minuti e consuma­

rono 597*864 me. di gas che al prezzo di 39 centesimi

al metro cubo (a tanto ne era disceso il prezzo e scen­

derà ancora a 14 cent, nel 1894 cifra la più bassa esi­

stente in Italia) corrispondeva ad una spesa annua di

L. 233.167, 26 cent. La maggior parte restavano accesi

tutta la notte ed 1 rimanenti fino alle ore 24. Non era

certamente molto cara la manutenzione: fino al 1857

essa costava quattro centesimi per fanale; dopi, la

Giunta Municipale la elevò di un centesimo! (1). Ma

allora il centesimo valeva qualche cosa come tre lire

attuali, atra tuttavia molto bassa. La manutenzione

costava il prezzo di un giornale: un soldo, c così una

sessantina di lire 111 totale. Naturalmente nel costo

della manutenzione 11011 era compreso il rinnovo dei

vetri dei becchi e degli ordigni fracassati dai ragazzini

(e anche dagli adulti) a scopo vandalico o di diverti­

mento nelle estemporanee esercitazioni al nro a segno

col ciottolato delle vie cittadine. Ma a far fronte a

queste spese «straordinarie » provvedevano 1 solerti

«civici » con una media di 500-600 multe all’anno e

con un introito di 500-550 lire 111 toulc.

III.

- Torino che è stata riconosciuta, in tempi

normali, la città più illuminata d'Italia, aveva così

dato inizio a quel fondamentale rinnovamento urbano

che dopo il 1N60, diventata capitale d’ Italia, perfezio-

nerà anche nella piti lontana periferia, per quanto

ancora nel 1869, contro 2.160 fanali a gas, 194 ne esi­

stevano ad olio, alla periferia (2). E noi ricordiamo,

nel primo decennio di nostra vita, come alla sera e alla

mattina presto un uomo in casacca color cenere con

su la spalla una lunga canna passasse da lampione a

lampione onde agganciare una catenella che aprendo

il rubinetto dava modo con la stessa canna di accendere

il gas nella reticella. I primi esperimenti di illumina­

zione elettrica a candela Jablochkotf del 1879 in gal­

leria Subalpina (3) precedenti di 1111 anno la inven­

zione della lampadina a filamento di carbone di To­

maso Edison, dovevano segnare una nuova èra per

l'illuminazione di Torino. Ma durerà a lungo ancora

la bianca simpatica luce del gas, che ancora ai primi

anni del secolo nuovo 1 lampioni tradizionali nella

periferia, nell’immediato oltre Po e piKo lontano dal

centro, li vediamo regnare sovrani quasi incuranti

del trionfante arco di luce del vicino concorrente.

E noi li vedemmo scomparire con un senso di accorata

nostalgia perchè era un’altra nota cara della vecchia

Torino, che si spegneva, la Torino dei nostri vecchi

che seppero tare l’Italia e con la virtù del risparmio e

una serena fiducia nel domani crearono quei capitali

che nel succedersi delle varie esposizioni torinesi (4) mo­

strarono al mondo la vera potenza pacifica e costrut­

tiva di un popolo temperante e prudente, paziente ed

operoso che sapeva ritrovare le più nascoste energie

di recupero senza quei vani altisonanti ritrovati alchi­

mistici che più tardi, purtroppo, la nostra martoriata

generazione doveva dolorosamente sperimentare.

E così in queste lontane rimembranze

Sento rive, da chi sa qual distanssa

u arridili confus da l'aotra part dia vita

e l ricord d'ij me

1

ri, che mai am cliita,

destrofa fate a n'ultima spiranssa

» (5).

ANTONIO FOSSATI

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delibera l'iìluniuu-

zione di l'uzza Vittorio. Via Po, Piazze l'anello. Palazzo di O t t i, S u ­

turo, V u G arii'ildi e V u Rom a. O r .

Atti <kl M i m i

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Sulle vane esposizioni di Tonno si efr ; A. FOSSATI.

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cronache Economiche» della

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di Commercio di Tonno, n

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articoli con la « o ru delle esp<>siziom torino r. dal

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