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Battesimo di Cristo. - Bruxelles, inizio XVI sec. —

Firenze

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Musco devili Argenti.

Vi si ravvisa, in somm a (c

10 si deve certo anche al

soggetto

raffigurato)

una

esigenza unitaria abbastanza

insolita negli arazzi fiam ­

minghi, che volontien mdiil-

gono ad una narrazione ep i­

sodica: cen i.' quello bellissi­

mo del Museo C iv ico di Pa­

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spedizione ili

Cria

tessuto intorno al 1 5 1 7

da l'ieter l’ annemaker ed

appartenuti) torse all Im­

peratore Massimiliano d 'A u ­

stria.

La disposizione degli a-

razzi cinquecenteschi esposti

nel grande Salone dei Prin­

cipi d ’ Acaja, appesi anche

trasversalmente alle pareti,

ve da un lato vale .1 sfruttare

al massimo lo spazio, ric o r­

da d ’altra parte l’ uso forse

principale al quale gli araz­

zi cran all’inizio destinati,

quello cioè di «dividere le

immense sale dei palazzi

antichi, costituendo

delle

vere paratie mobili che d o ­

vevano dare l’impressione

non di un apertura verso

l’esterno bensì di una ch iu ­

sura all'interno» (Janncau,

Muséc des Gobelin.;).

Funzio­

ne prima che d ’ ornamento,

d 'utilità: perciò così rara­

mente gli arazzi antichi im i­

tano la pittura, ed hanno in ­

vece il carattere di un tessuto decorato, con 1111 va­

lore quasi architettonico. A questo uso originario si

sovrappose, tino a diven ire principale, e poi (ma

molto più tardi) unico, quello ornamentale: che è

evidente nel singolarissimo e liberamente fantasioso

Gennaio

della serie dei

M esi Doria

(Bruxelles, se­

condo quarto del sec. X V I) di proprietà del Prin­

cipe Doria. Altri arazzi, appesi nelle vie e nelle

piazze in occasione di particolari solennità, servi­

vano ad illustrare al popolo imprese gloriose c

celebrazioni dinastiche. Qualcosa di simile avven iva

nelle chiese dove gli arazzi erano esposti quasi sempre

stilo in occasione di cerimonie rituali: e poiché ad in­

debolire l’arazzo è principalmente la tensione continua,

quelli religiosi si conservarono più a lungo e giunsero

sino a noi in m aggior numero ed in m igliori condi­

zioni di quelli destinati ad uso profano. Naturalmente

11 soggetto religioso non basta a definire l’ uso di un

; razzo: profano era, ad esempio, in origine quello di

un esemplare della

Parabola del figlio perduto,

giunto

alla Mostra, con jlt r i due raffiguratiti scene bibliche,

dal Duom o di V igevano . Siamo, con questi pezzi,

o rm ai intorno al 15 2 0 : e p '.ir ^ la composizione ver­

ticale, a prospettiva alta, ic compiacenze particolari­

stiche, la narrazione episodica, si perpetuano e docu­

mentano un gusto che, se forse e esagerato definire

ancora in tutto e per tutto gotico, è per lo meno for­

temente arcaicizzante. Si è interpretata in diversi modi

la persistenza di questi schemi compositivi, o come

fru tto della tradizionale educazione delle maestranze,

o come desiderio di non lasciar l’arazzo in alcuna

parte vuoto di figu re, oppure come necessità imposta

da ll’esposizione degli arazzi in Juogh i p u bb lio : mal­

g rado le ondulazioni del tessuto, si riusciva così a

scorgere sempre almeno una parte della scena raffi­

gurata. In ogni caso questo modo di comporre distin­

gu eva l’arazzo dalla pittura c portava a risultati estre­

mamente decorativi, riducendolo ad una successione

di prim i piani stesi a piatto, ad un g io co di zone cro­

matiche. N e derivava un mondo quasi bidimensionale.

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