

L ’ America. - Firenze 1737. —
Firenze - Muvo Bardili:.
Serie <fArtemisia
è
stato possibile stabilire che, all’ inizio
del Seicento, i metodi dì lavorazione non erano di
versi da quelli m cd iocvali: l’ arazziere continuava ad
interpretare liberamente il cartone, perfino nella com
posizione. D i questa invece il Le Brun esigette il più
assoluto rispetto, lasciando però all'arazziere piena li
bertà di scegliere una intonazione piuttosto che un ’altra.
C o l Settecento, poi, i direttori delle manifatture cd i
pittori che forniscono i cartoni — l’ Audran, l ’ O ud ry ,
il Bouchcr c molti altri ancora — esigono, più che una
versione tessuta, una copia fedele delle loro opere.
Co sì, mentre l’arazziere viene affatto privato delle
sue tradizionali libertà, la sua abilità manuale giunge
a sfiorare i lim iti del virtuosism o: favorito in c iò dalla
grande varietà di tinte e di sfumature che c ormai
possibile ottenere. La responsabilità artistica era in tal
modo in gran parte trasferita dagli arazzieri ai p ittori:
1 quali ben spesso non consideravano il cartone come
qualcosa di diverso da un quadro. Certe deviazioni
di cattivo gusto mentano appena d’esser ricordate, cd
è
stato tuttavia bene averle documentate alla Mostra
con un
Ritratto Ji dama
(Palazzo R eale, N apoli) cd
un l
’aso di fiori
dei Gobclins (Musco degli A rgen ti,
Firenze) chc im itano alla perfezione quadri dipinti col
pennello, c vengono racchiusi in autentiche com ici.
Ma, anche considerando le opere m igliori dcll’araz-
zcria francese del Settecento, si prova, sulle prime, un
certo disagio. C om e cd in qual misura essa si diversi
ficano dalla pittura ? C h c cosa mai hanno conservato
del loro iniziale carattere di tessuto decorato ? In realtà
non si può saggiare l’arazzo settecentesco ad una
pietra di paragone chc non era più, a quel tempo, sen
tita tale. Se l’intento delle manifatture francesi era di
creare decorazioni spettacolari, addobbi preziosi, vi
sono certamente riuscite.
N on si può negare che le storie di
Ester
(alla Mostra
un arazzo da Palazzo Pitti) e quelle di
Medea
(due arazzi
dal Palazzo R eale di M ilano) tessute ai Gobclins su
cartoni del De T ro v , raggiungano un effetto grandioso
cd immediato, sia pure con mezzi alquanto retorici
cd artificiosi. C on un gusto più fine e meno vistoso
il Bouchcr prende i tem i, così sentiti nel Settecento,
della fantasia esotica c della favola pastorale, a pretesto
di divagazioni squisitamente ornamentali (nella
Ten
tine chinoise,
Bcauvais 17 4 3 -58 ; due arazzi dal Palazzo
R eale di To rino ), di narrazioni episodiche di incantc-