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conservata in Vaticano ma di una antica replica, ese­

guita pure a Bruxelles intorno al 1530 ) la prospettiva

abbassata, la composizione spaziata conducono ad una

estensione in profondità, ad una apertura panoramica,

ad una raffigurazione, insomma, di tipo tridimen­

sionale.

N ello stesso tempo si in troducono nell’arazzo

ricerche form ali e plastiche prima affatto trascu­

rate. E già nel 15 16 , in

un Ultima C a ia ,

tessuta da

Pieter Pannemaker, co;:ipare la preoccupazione di

un’esatta definizione spaziale, di una solenne monu­

m e n t a li .

L ’Italia stessa diventa produttrice di arazzi e vi

affluiscono artisti fiamm inghi che lavorano natural­

mente su cartoni di pittori italiani. T ra il 15 0 1 e il

1507 deve essere stata tessuta a V igevano la rarissima

anzi unica serie dei

M esi T rivu lz io ,

del Castello Sfor­

zesco di M ilano, rappresentata alla Mostra dal

Mese

J i M aggio.

1

cartoni sono attribuiti al Bramantino:

attribuzione discussa, ed, in realtà, discutibile. Araz­

ziere fu un maestro Benedetto da M ilano, non altri­

menti noto ma certo formatosi, o nelle Fiandre, o

sotto la guida di arazzieri fiamm inghi.

A Ferrara, M an tova e Firenze sorsero delle vere e

proprie manifatture, dirette da artisti fiamm inghi

quali i fratelli Carcher ed il R o st. In esse naturalmente

dom inava il gusto italiano del tempo, a Firenze forse

con una m aggiore accentuazione manieristica. A Man­

tova un Carcher tessè intorno al 1540 i

Putti vignaiuoli

del Museo Poldi Pczzoli, su disegno di G iu lio R om an o :

intorno al 1545 la serie delle

Storie di Mose,

rappre­

sentata alla mostra da due arazzi, uno dei quali, il

grandioso

Passaggio del Mar Rosso,

e particolarmente

ricco di risonanze dossiane. Dei pezzi tessuti a Firenze

alcuni raggiunsero risultati altrettanto alti: e se la

piccola

Resurrezione

di N icola Carcher su disegno del

Bronzino è pervenuta alla Mostra in un esemplare

— quello del Museo Co rrer — piuttosto guasto, m iglior

testimonianza del livello raggiunto dall’arazzena di

Firenze rende l’arazzo a

Grottesche

di Pitti che il Rost

tesse da cartone del Bachiacca intorno al 1550 . Questo

genere di decorazione, solitamente usata per i fregi e

le com ici, copre qui tutto l’arazzo, al carattere del

quale s’adatta perfettamente. Dopo il R o st furono a

capo della manifattura artisti italiani: ma verso la

fine del secolo — come si può scorgere dalla

Lavanda

dei piedi

degli U ffizi, tessuta nel 1599 su cartone del-

l’ A llori e quanto mai convenzionale — la qualità

della produzione andò di mano in mano scadendo.

Le arazzerie fiamm inghe continuavano un’ inten­

sissima attività: non mancano alla Mostra arazzi di

serie famose: le

Feste di F.nrico I I I di F ronda

(circa 1575).

la

Storia di Giacobbe,

la

Storia di Scipione,

le

Battaglie.

Artisti italiani continuano a forn ire carton i: anche

a Bruxelles vengono tessute serie con i

Putti vignaioli

di G iu lio R om an o (proprietà Gianotti, Saronno). L ’ uso

degli arazzi quale ornamento diviene più largo che

per l'innanzi; forse in relazione a ciò cresce la produ-

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Epiiodio cUtr. Orlando Furioso •. Delft. 1602

Milano - Musco Poldi Prazoii.

zionc delle cosidctte « verdure », che all’ inizio raffi­

guravano veramente dei fogliam i, in genere colle­

gati a m otivi ed emblem i araldici: ma poi presero

forma di veri e propri quadri di paesaggio. T a li sono

la

Verdura con lotta di elefante

e

drago

(circa 1580) di

proprietà Nasi, To rino ; la

Caccia al cinghiale

del Museo

C iv ico di Torino , uscita dalla celebre manifattura dei

Geubel, ed altre. Unicamente ornamentali sono gli

arazzi del Musco Poldi Pezzoli firmati a D elft nel 1602

da Franciscus Spiringius (Sp icring ):il quale nella splen­

dida cornice dà prova di un gusto decorativo straor­

dinariamente ricco e vivace, e nei pannelli centrali,

alti e stretti, raffiguranti episodi dell

'O rlando Furioso,

sembra vo ler far rivivere in nuove, elegantissime forme

l’antica impostazione a prospettiva alta.

Il secolo X V I doveva però segnare la decadenza

delle manifatture di Fiandra: che coincise con l’ascesa

e l’affermazione di quelle francesi. In Italia l'attività

continuò, ma in misura lim itata; una nuova fabbrica

venne istituita a R om a poco dopo il 16 30 dal cardinale

Francesco Barberini ed ebbe a capo il fiamm ingo

Ja cop o della R iv ie ra ; già nel 1644 fu però chiusa, per

esser poi riaperta una ventina d ’anni più tardi. Del

primo breve periodo sono presenti alla Mostra nu-