Table of Contents Table of Contents
Previous Page  466 / 729 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 466 / 729 Next Page
Page Background

c finì per essere riservato ai D ignitari R om an i costi­

tuenti il Sacro Co llegio .

A T o rino esistevano cinque chiese cardinalizie, più

una

t .vrr.j

mnros

detta Basilica di San Massimo « in

Quinto » (quinta pietra miliare da To rino , cioè a

cinque m iglia da To rino ): l’attuale Co llegno .

M a prima ancora dell’anno yoo, presso l’ angolo

nord-ovest della cinta romana, era sorta una chiesa de­

dicata all’ Apostolo san t'Andrea: chiesa che, insieme a

una torre, il Marchese Adalberto Con te di To rino

diede poi in dono ai monaci benedettini fuggiti dalla

Novalesa per paura dei Saraceni.

Vuole la tradizione torinese che là presso fosse un

antico orato rio eretto da San Massimo 111 onore della

Madre di D io . T re cose cono certe: che San Massimo

nelle sue eloquenti omelìe al popolo inculcò forte­

mente il culti) della Vergine M aria; che nel quinto

secolo — auspice il Concilio di E feso vittorioso del­

l’eresia di Nestorio — dappertutto nella Cristianità si

dedicarono templi e cappelle in onore della Madre di

D io ; che finalmente nell’antica chiesa benedettina di

S. Andrea si sviluppò e crebbe sempre più di secolo

in secolo la pietà dei Torinesi verso la Madre delle

Consolazion i, tino a tar capo al caratteristico e ma­

gnifico Santuario della

Consolata.

* * *

Ed ecco il nostro pensiero, nella tuga dei tempi e

dei barbarici silenzi, risale al monaco di Fruttuaria

che nella sua cella solinga. al lume della lucernetta

claustrale, scrive del R e Ardoino sciogliente il suo voto

alla Vergine Consolatrice apparsagli in taumaturgica vi­

sione; e rievoca il cieco di Bnanzonc che valica le

Alpi, gu idato da una luce splendente nell’anima, e

giunto a Pozzo Strada vede la torre di S. Andrea

s f a v illa r g li davanti alle pupille morte, tino a quando

— scavandosi a pie’ della ton v — non ritrovasi fra i

ruderi della cappella ardouiica l’antica immagine di

Maria Consolata.

S ’è parlato di leggenda, di m ito. Ma che troviamo

alla culla d ’ ogni popolo giovane e forte, se non una

poesia ch ’c la nutrice, la rivelatrice lucida e vivente

di ciò che un pop»'lo ha voluto essere e ha aspirato

a divenire ne’ suoi momenti m igliori ?

Una cosa è certissima: che il Santuario della C o n ­

solata — attraverso ai secoli di p iombo, di terrò, di

fuoco della nostra stona civile — è divenuto il sacrano

delle nostre tradizioni, delle nostre speranze, delle

nostre memorie più care; l’arce sacra della nostra vita

cristiana e civ ica ; la più fedele espressione monu­

mentale della nostra anima e della nostra coscienza

collettiva.

Quando noi - penetrati dal senso delle memorie —

ci addentriamo o nella vasta aula del S. Andrea, o

nella tribuna della mistica cappella delle Grazie, o

sotto la rotonda guanniana del santuario, un fascino

indicibile ci prende. Il senso misterioso del divino

parla 111 noi e ci sussurra come a M osè:

I t ili, la terra

(In tu calpesti

è

santa!

Noi sentiamo che là ogni pietra

— di sotto ai marmi ed ai metalli lucenti — trasuda il

senso delle memorie, è impregnata di preghiere, di

sospiri, di lagrim e; voce di secoli, voce di pastori,

voce di prìncipi, voce di monaci meditanti, voce di

santi e di peccatori contriti, voce di popolo suppliche­

vole e fidente, grido di anime, p ioggia di grazie e di

consolazioni cadenti dal trono d ’ una Madre pia, ch ’è­

ia più vicina alle nostre afflizioni, alle miserie infinite

degli uomini.

★ * *

Là passarono e orarono Papi, come Martino V

C o lonn a e Pio VII Ch ianm on ti; Santi, come V in ­

cenzo Ferreri e Francesco Bo rgia, Luigi Gonzaga e

C a rlo Bo rrom eo , Francesco di Sales e Sebastiano

Valtrè, e il Co ttolengo e il Cafasso e Don Bosco;

Principi della Chiesa e Principi di Case regnanti. Ve­

scovi e Abati, fondatori di milizie religiose e di falangi

missionarie. Là pregarono V itto rio Amedeo II il libe­

ratore di To rino , e Carlo A lberto, e C lotilde di Sa­

voia la Santa di Moncalieri, e Margherita la prima

R eg in a d’ Italia, e il Duca degli Abruzzi reduce dat

ghiacci polari, e il Duca d ’ Aosta prode animatore e

soldato; e S ilv io Pellico il prigion iero dello Spielberg,

e l'in trep ido sergente Paolo Sacelli; e Cesare Balbo e

Vincenzo G ioberti e Luigi C ib rario , gli spinti magni

della nostra rude gente piemontese; e là impressero

un segno della loro arte Ju v a ra , Guarino Guarini,

Bernardino Galhan . Vincenzo Vela. C a rlo Cepp i...

Tu tto questo torse è ignorato dal nostro popolo,

che prcTerisce affidare i segni della sua riconoscenza a

quelle nulle e nulle tavolette vo tive le quali — a di­

spetto di quanto ne scrisse la musa satirica di Alberto

V irig lio — saranno bensì rozze e ingenue quanto si

vuo le, ina iiell atmostera mistica del Santuario sono

una testimonianza immaginosa e un’espressione sin­

cera. spontanea, vivace della tradizione e della coscienza

popolare.

20