

La Se/ione Musicali
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della Società
Pro Coltura Feminile
Con la prossima stagione di concerti la Sezione
Musicale Autonoma della Società Pro Coltura Fem
minile, che ha testé compiuto i suoi primi trent'aiim
di vita, entra trionfalmente nel trentunesimo.
Chi vorrà tare la storia della coltura e della pratica
musicale in Italia pel tempo che va dall anno stesso
della fine della prima guerra mondiale alla metà del
secolo, dovrà pur tener conto dell’attivo, progressivo,
intelligente apporto di questo sodalizio temmimlc;
e ciò, s’intende, senza pregiudizio dell avvenire, che si
annunzia splendidi', e che certo tarà riconoscere al
futuro storiografi' la verità dcll’ariostesca sentenza
(cito a memoria):
L
a
down son vomite in eccellenza
In
opni
cosa cui li,m posto in,ino.
Nascerà mai un altro Giuseppe Depams, che voglia
e sappia scrivere la storia della vita musicale a forino
dal
l yi X
al 4S come la scrisse, pel trentennio dal 70
alla fine del secolo scorso, l'indimenticabile autore de
«I concerti popolari e il teatro Regio di Torino» ;
I due grossi volumi, che costituiscono la citata opera
del Depams, non son di quelli che possano avere un
seguito. Anche a voler supporre — e 11011 è pino
un autore di pan merito, altrettanto informato e
documentato, scrittore ugualmente felice, cntico non
meno acuto e rivelatore, c’è un qualche cosa che non
si ritroverà, che non si rinnoverà più: è lo spirito dei
tempi, il clima... favoloso dei giorni 111 cui Carlo
Pedrotti taceva passare nei suoi programmi, sotto la
protezione fiancheggiatrice del Minuetti' di Bocchc-
rim e dell’ouverture della
Mignon
di Thomas, le prime
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pagine vagneriane. o qualche ouverture di Beethoven,
o. ancora, lo
Scherzo
della
Sinfonia eroica,
isolato
s'intende, senza gli altri tre tempi, perchè la sin
tonia intiera sarebbe riuscita troppo lunga e indi-
gesta.
Tempi eroici, mitici; un'età da epopea: Depams
e il suo libro
stanno
a quanto noi possiamo scrivere
o«igi su la vita musicale a Torino dopo il iyiX, come
Omero e l « Iliade*
stanno
alla letteratura alessandrina.
Il trentennio torinese di Pedrotti. Fissò e Bolzoni;
l'attività, iniziata poco più tardi, di Franco Faccio e
di Giuseppe Martucci ponevano le sicure basi di una
coltura musicale, e soprattutto di un diffuso gusto del
concerto sintonico, che portavano il nostro paese a
un livello di vita artistica non troppo sensibilmente
inferiore a quello di oltr alpe. Nel i y n , l’anno del
l'esposizione universale, celebrativa del cinquantenario
della costituzione del Regno, 1 concerti sintonici tori
nesi potevano star a pari con quelli di Parigi e di
Londra, forse anche con quelli di qualche istituzione
tedesca.
Ma si trattava quasi sempre e soprattutto di con
certi sinfonici; la musica da camera era progredita
assai più a rilento. Non erano mancate iniziative intel
ligenti f bene intenzionate: sui dal 1X73 sorgeva a
Torino la Società di Quartetto, che teneva le proprie
riunioni, per munificente ospitalità della marchesa
Isabella di Saint André, nel costei palazzo di via del-
l’Ospedale; e li X dicembre di quello stessi' anno, nella
Sala Marchisio, poi Sala del Liceo Musicale — così
il Depams — « passava, tempestosa meteora, Antonio
Rubinstein, fracassando tastiere, spezzando corde c