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tuttavia quello della

previdenza

più che quello del

credito (i).

I tempi sono mutati, forme nuove di utilizzo della

ricchezza privata sono sorte, ma è vanto dell’istitu-

zionc di aver conservato gelosamente ancor oggi nei

suoi Statuti, rinnovati secondo le mutate esigenze, la

preoccupazione dell’intangibilità della ricchezza altrui,

di non tradire la fiducia del risparmiatore.

Gli Amministratori della Città circondarono l’ ini­

ziativa di limitazioni varie, forse timorosi di uno

sviluppo incontrollabile nelle ripercussioni a venire.

La massa

dell'impiego a moltiplico

non poteva

superare le centomila lire; soltanto gli abitanti di

Torino e suo territorio erano ammessi .1

gioire

del­

l’ impiego. I depositi non potevano essere inferiori a

lire una e superiori a lire venti. Ciascun

deponente

non poteva depositare più di lire duecento. Interesse

annuo del quattro per cento.

L atto di fondazione non fa cenno degli

investi­

menti

perchè le somme avrebbero dovuto passare a

disposizione della Cassa de’ Censi e Prestiti, garantita

dal Comune.

* ★ *

II primo periodo di vita della Cassa di Risparmio

non può dirsi particolarmente florido, un po’ per le

limitate disponibilità delle classi che avrebbero dovuto

costituire la massa dei primi depositanti. 1111 po’ per

le troppe limitazioni che regolavano l’accettazione c

restituzione dei depositi.

Nel 1836 — dopo nove anni dalla

Notifìcanza

istitutiva, il credito dei depositanti era di L. 62.000

circa ripartito su 750 libretti. Interessante è l’esame

delle categorie che costituivano la massa dei 750 depo­

sitanti (Torino contava allora 117.000 abitanti). Ben

354 (47,20°„) appartenevano alla categoria dei

servi,

certamente alle dipendenze degli stessi Decurioni, che

sviluppavano la prima propaganda nel loro ambiente

familiare. Scarsa per contro la categoria degli

operai

(121 - 16 ,13% ), forse un po’ per una diversa rilevazione

statistica secondo i concetti attuali e certamente più

per la modestia dei loro salan.

Lo sviluppo ridotto della Cassa di Risparmio ìndu-

ceva il Corpo Decurionale a modificare nel 1836 la

Notifìcanza istitutiva, con innovazioni che ne amplia­

vano le possibilità, tanto in materia di massimi di

depositi, quanto in materia di investimenti.

Veniva infatti abrogata la limitazione dei depositi

e stabilita la norma di reimpicgarc in annualità del

(

1

)

L i

S'otifiiJUZJ

premette intatti

L'articolo

XIII

del manifesto del

l" di settembre i*|ft presenvrado fra i van impieghi da aprirli presso la

C jsu

ir'

Censi

r

Preinti,

anche quello a moltipino, la

C.iunlJ tir,un,nule

*>pra la medesima, latto nrieuo che tal impiego dee muore di sommo

ta n ta lio per la ilasse meno agiata degli abitanti di questa Capitale,

siccome quello che le somministra un mezzo di conservare ed accrescere

d

tenue risparmio

di

giomahm guadagni, ha deliberato e notifica

Comune da L. 40 (4°,,) i depositi che man mano

raggiungevano le lire mille.

Con tale accorgimento il Comune si garantiva

contro qualsiasi pericolo di torti richieste di rimborsi.

Le nuove disposizioni non mancarono di produrre

benefici effetti ncH’incrcmcnto dei depositi, che nel

1839 ammontavano a L. 600.000 circa, contro

L. 62.000 del 1836.

Questo sviluppo preoccupò non poco la Giunta

Decurionale che, responsabile dell’ Amministrazione

comunale, temendo di dover rilevare oneri di carat­

tere finanziario nell’amministrazione stessa, che in

effetti praticamente era comune con quella della

Cassa, nel 1840 riformò la

Notifìcanza

ritenendo:

conveniente di adottare alcune modificazioni onde far

diminuire l’affluenza dei depositi.

Venne pertanto ridotto a L. 2000 il massimo frut­

tifero dei depositi e abbassato il tasso d’interesse al 3% ,

mentre quello corrente era del 5 °0 per impieghi di

pan tranquillità.

Cosi al 31 dicembre 1840 i depositi registravano

una consistenza ridotta a L. 566.000 circa.

Da

ta la Cassa conduce un’esistenza passiva

ed incolore, ciò che indusse la Giunta Decurionale ad

elevare l’interesse dei depositi al s ° 0, forse per richia­

mare nuovi depositi, che gli eventi bellici del 1848

avrebbero assorbito facilmente.

Tali provvedimenti provocavano naturalmente un

incremento dei depositi che al 31 dicembre 1847 rag

giungevano L. 1.273.000, al 3 1 - 1 2-*49 L. 1.017.000 con

una flessione a L. 918.000 alla fine del 1848.

La Cassa dei Risparmi continuava a costituire

sempre più 1111

grave problema

per l’Amministra-

zione comunale, specialmente per la gravosità del

tasso d’interesse del 5 °0, che si rifletteva sugli oneri

comunali.

Nel 1849 venne costituita una Commissione per

esaminare e studiare il problema, anche 111 relazione

alla nuova legge relativa alle amministrazioni comunali.

La Commissione, composta di 7 membri, fra 1

maggiori esponenti cittadini (Nigra, De Rossi di Santa

Rosa, Gallina, Soldati, Cavour, Vaglia, Nomis di

Pollone) concluse i suoi lavori affermando l’opportu­

nità di mantenere in vita la Cassa dei Risparmi, ma

la necessità di cambiarne l’ordinamento, cui si per­

venne nel 1850, principalmente, fra l’altro, con la

nduzionc del tasso di interesse al 4%.

Ma la maggior preoccupazione deH’Amministra-

zione comunale si rifenva alla necessità di separare

nettamente l’amministrazione della Cassa dal Civico

patrimonio c pertanto di dare alla Cassa dei Risparmi

una amministrazione autonoma. Di tali problemi si

taceva per l’appunto esponente il banchiere Alessandro

Casana.

Parallelamente alle preoccupazioni dcU'Ammini-

strazione Comunale e agli studi per un nuovo ordina­

t i