

PAV I VI t : \ T AZ I O \ l
STRADAL I
ll
problema delle connmicazioni tra una città e
l’altra, tra un paese e l’altro, torse non è inai sorto
nelle nienti dei nostri antichi predecessori, 111 quantoche
gli individui singolarmente non avevano necessità di
questo movimenti. Vi erano bensì le migrazioni m
massa delle tribù nomadi, che non trovando più i
prodotti, atti alla loro nutrizione, che producevano
le terre da essi occupate, come pure 1 prodotti della
caccia o della pesca, sufficienti al loro sostentamento,
si trasferivano da una località all’altra 111 cerca appunto
di quei territori da cui speravano di poter trarre quanto
era loro necessario alla vita. Non parliamo poi degli
eserciti o delle truppe dei barbari invasori, per 1 quali
il problema si risolveva nello scoprire il più breve
tratto da percorrere per giungere addosso .11 popoli
ed alle Nazioni che si prefiggevano di sottoporre al
loro dominio.
Nei tempi antichi, non esistevano neppure vie di
comunicazione o strade propriamente dette, o quanto
meno, non esistevano secondo gli intendimenti che
si sono andati sviluppando 111 tempi successivi. Frano,
se mai. specie di strade carovaniere seguite dalle tribù,
o gruppi di tribù, spostali tesi da una località all altra.
Neppure nelle città esisteva una sistemazione del fondo
stradale.
Quindi lo studio della pavimentazione delle strade
che congiungevano queste diverse località, come, e
più. lo studio della pavimentazione delle città, ha
cominciato a diventare un problema interessante,
quando lo si riguardi sotto il punto di vista della utilità
o della necessità di addivenire ad una sua soluzione
colla sistemazione di queste vie di comunicazione
nonché delle strade dei paesi e delle città.
1
primi che congetturarono di render • praticabili
le strade delle città con una pavimentazione che levi
tasse gli inconvenienti derivanti dal cattivo stato loro,
furono 1 Cartaginesi, che pensarono di effettuare la
pavimentazione con materiale solido.
Roma cominciò ad imitarli solamente 188 anni
dopo la istituzione della Repubblica, sotto il conso
lato di Appio Claudio, che nell aimo 312 a. C , costruì
la Via Appia che da lui prese il nome, via che Stazio
1
*. Papmio (61-96 d. C . - data però incerta) denominò
la « regina delle strade », e che è la più antica di tutte
le strade carreggiabili dei Romani.
La pavimentazione consisteva nel collocare nel
terreno delle contrade, blocchi di pietra tagliati, o
meglio, semplicemente sbozzati 111 modo da poter
tar combaciare 1 diversi lati tra di loro nel miglior
modo possibile, tale che la loro sistemazione confe
risse alla pavimentazione stessa, una superficie il più
possibile piana e liscia. Questi blocchi avevano una
buona e lunga durata, ma essendo male connessi tra
di loro, accadeva che, smussandosi gli spigoli per il
logorio, si formavano, tra una pietra e l’altra, delle
cavità che rendevano oltremodo disagevole e difficol
toso il transito dei carri e degli 1101111111 su queste strade
Esempio tipici'» che ricorda questa pavimentazione
a blocchi di pietra sagomati non 111 modo regolare
ed uniforme, rimane a Tonno , nei pressi delle Torri
della Porta Palatina, pavimentazione che riproduce
esattamente il tipo di quella romana.
Scrive Carlo Promis nella sua
Storili di Torino
iiiiticii,
che «dal 1831 iti poi, procedendosi alla costru
zione delle odierne chiaviche, si scopersero alcuni
antichi selciati che sono tra 1 pochissimi avanzi della
città Romana, composti da grandi poliedri legger
mente piranudeggianti all’mgiù », che hanno una ri
spondenza perfetta con quanto si vede a Pompei,
anche per quanto riguarda la larghezza delle strade
che "era di circa 4 o 5 metri.
Comunque, la prima strada che sia stata pavimen
tata dai Romani, risale a circa 500 anni dopo la fon
dazione
di Roma. Le altre città europee, trascurate
durante 1 bassi tempi, non ebbero una pavimenta
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