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egregiamente a simili applicazioni, sia per la sua durata

e compattezza come roccia, sia per la tinta vivace,

(ìli esperti lavoratori che provvedono alla loro posa

ili

opera, sono veri maestri neU’arte loro, e riescono a

sistemare questi cubetti in modo così perfetto, che ne

risultano disegni geometrici veramente meravigliosi

che conferiscono alla città un aspetto di alta signorilità.

Questa pavimentazione è di grande durata, tanto elu­

se ne estese l’applicazione anche alle strade comunali,

intercomunali, ed in alcuni tratti delle strade pro­

vinciali.

Naturalmente tutte queste applicazioni avvennero

progressivamente, seguendo la corrente deU’intcnsifi-

carsi dei traffici e dei trasporti in relazione ai mezzi

sempre più veloci di locomozione. Cìli ordini per la

città di Torino, erano emanati dalla « Curia Civica »

il cui « Consiglio » o Congregazione, era formato dap­

prima dai « Savi » e poi dai « Decurioni » a mezzo di

«ordinati »che si conservano nell’ Archivio del Comune.

Nella sua

Storili di Torino

il Cav. Luigi Cibrario

(al capo VI - pag. 391), a proposito della pestilenza che

aveva colpito la città, dice che « la nettezza delle vie,

avrebbe senza dubbio contribuito a tener lontano il

morbo. Ma chi volesse trasportarsi col pensiero a

cinque secoli addietro, c considerare quale era la via

principale di Dora Grossa (che cominciava poco sopra

a San Dalmazzo e finiva a Piazza Castello), avrebbe

visto una strada tortuosa, piena di fango... Il suolo

della strada

non

selciato, sebbene a qualche palmo

sotterra vi fosse il lastricato romano ».

Infatti, scrive il Carlo Promis nell’opera citata, nel

sottosuolo, quando si dovette procedere alla costru­

zione di opere moderne (fondamenta di case, condotti,

fognature, ecc.) si trovarono tracce di aree stradali.

Così nel 1856 tu trovato ancora un tratto di strada

selciata (nel fianco meridionale del Duomo) alla pro­

fondità di appena 45 cm. sotto il suolo attuale, e largo

soltanto m. 2,70, il più essendo stato tagliato per la

costruzione del Duomo (compiuta nel 1498, c che fu

il più grande edificio costruito sino all’anno 1500 arca).

Narra ancora il Promis, che nel 1837, aprendosi la

nuova strada per Casale alla destra del Po, fu scoperta

una strada importantissima « selciata * e con « marcia­

piedi », sottostante arca metn 2,20 il suolo odierno,

naturalmente distrutta per la nuova costruzione.

Il

Cibrano ci intornia che nel settembre 1437, il

Comune prescrive di selciare la via Dora Grossa « da

chi possedeva case sovr’essa *. Due anni dopo si lastricò

con mattoni cotti, la piazza del Mercato (piazza delle

Erbe). Ma il selciato delle altre vie e piazze, non fu

compiuto che nel scc.

X V I ,

sebbene l’opera si andasse

lentamente continuando. Nel 15 11 erano già selciate

le strade principali, c fra le altre, quelle che da Porta

Marmorea conduccvano a Porta Palazzo (all’incirca

l’attuale via

X X

Settembre da via S. Teresa al corso

Regina Margherita).

Nel 1571 il Legato Pontificio Cardinale Bonelli,

nella relazione fatta al Papa Pio

V ,

parlando dell’aspetto

della città di Torino a quei tempi, dice che le vie sono

«

lestricate

», e quindi il prefato Legato aveva già notato

un qualche progresso.

Nell’ opera citata del Casalis, si legge una poesia

di un poeta giocoso, Passeroni Giovanni Carlo, nato

nella contea di Nizza nel 17 13 , e morto nel 1802, che

descrive la via Dora Grossa : « Alle pedestri squadre —

Posto con simmetria rasente il muro — Doppio ordine

di lastre uguali e quadre — rende l’andar piacevole e

sicuro ».

I

marciapiedi, al tempo del Passeroni, erano

un’insolita cosa, ed aveva ragione di celebrarli. Co­

munque. n detta del Casalis, la via Dora Grossa fu

la prima

averli. La « via dei Panierai » (l’attuale via

Palazzo di Città) benché strettissima, era molto fre­

quentata, c fu la prima ad essere lastricata alla foggia

di Milano con « rotaie di pietra ». Fu fatta aprire da

Carlo Emanuele

I

nel 1619.

Con Patente 25 settembre 1607, Carlo Emanuele

I,

decreta la « Deputazione di un Giudice e Conservatore

Generale delle strade, stabilendone la giurisdizione ed

i poteri relativi (

Raccolta delle Leggi, Editti, e Manifesti

della Casa di Savoia,

compilata dall’ A w . Duboin,

tomo 3°, parte III).

Con R . Biglietto in data 1 febbraio 1830, veniva

ordinato ai proprietari delle case di piazza Castello,

di provvedere alla « lastricatura » dei portici, da cui si

desume che sino a quella data, i portici erano pavi­

mentati ad acciottolato, con gran delizia dei piedi dei

Torinesi che vi facevano la loro passeggiata. « Ma

(dice il Casalis, op. cit.) per questo lato Torino è già

di tanto progredito: già i portici furono tutti lastri­

cati, le vie principali già furono selciate alla foggia

di Milano colle guide di granito e coi marciapiedi di

ardesia a livello del suolo ».

Concludendo, col progredire quindi dei traffici e

dei commerci, e colla circolazione stradale sempre più

intensa, il problema della pavimentazione del suolo è

andata, e va continuamente perfezionandosi, per ren­

dere sempre più rapide e comode le comunicazioni,

ma contribuendo anche a migliorare e abbellire sempre

più la nostra Cara ed Amata Torino.

SERAFINO

F I

ORIO

ff