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LUIGI ONETTI

P I T T O R E

I na volta tanto, ci è concesso ili leggere lo scritti ili

un artista, in cui sono raccolte idee e critiche all'arte ed

agli artisti.

L ’artista si è liberato della schiavitù della penna altrui

per dire liberamente

<pianto pensa', ha rotto una consue­

tudine di monopolio che grava sulle manifestazioni arti­

stiche e su ambienti che hanno tanto bisogno di aria libera,

meglio ancora, di libertà.

È bene che gli artisti, pittori, scultori, architetti, musi­

cisti d'ogni scuola, dicano essi stessi cosa pensano o spe­

rano, senza affidare questo compito ad altri, i quali non

esercitano che la schermaglia propria alla loro professione

di letterari. Costoro non possono essere sempre i migliori

interpreti o giudici delle opere di tecnica diversa dalla propria

arte, per cui attribuiscono altrui pensieri od attitudini lon­

tani dalla realtà.

L'artista pittore, scultore, architetto, musicista è un

uomo che accarezza sogni e speranze, segue sistemi, ma

che, come tutti gli uomini, percorre la via più semplice, la

più umana; dice o pensa dell'opera propria senza scendere

nelle projondità abissali per cercarne le ragioni in filosofie

od ideologie oscure o metafisiche.

Appunto per questo, pubblichiamo il vivace ed interes­

sante articolo di

Luigi Onctti

in risposta a nostre do­

mande su:

«Arte ed Artisti »;

rappresenta l'espressione

spirituale ed artistica di una individualità di talento ed

indipendente che nel campo dell'arte occupa una posizione

di rilievo.

Il pensiero di Lnigi Ottetti

su argomenti proposti da Oreste Bertero

Risponderò ben volentieri ai quesiti che 1111 pro­

poni riflettenti

Arte e Artisti » malgrado che, per

tendenza mia, preterisca stare in silenzio nel nno

guscio a lavorare; risponderò, augurandomi di poter

dir qualcosa che possa venire a conforto di una grande

maggioranza sfiduciata e, a volte disperata, per il caos

delle tante tendenze artistiche, chiamate nuove, ma

ormai vecchie e più che vecchie, la cui insistenza nel

voler durare, deriva anche dalla troppo benigna tolle­

ranza nel sopportarle.

E sempre cosa gioconda, 111 verità, udire un canto

di giovinezza, ma è ridicola se cantata da vecchi — e,

siccome ancora non è stato stampato un certo voca­

bolario che possa illuminarci e spiegare a noi cosa,

siano, in Arte,

la corsività estrosa

o

il sentimento disin­

cantato

e tati

‘abbricate parole che difficilmente

si ritengono a memoria, mi proverò a dir quel che

penso da semplice uomo, e con semplici parole.

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giornali, oggidì, costano tanto caro, che è proprio

doveroso siano almeno redatti per essere intesi da tutti,

dalla prima all'ultima parola.

Nella sola semplicità, credo possano trovarsi l’es­

senza della ragione ed un’aria più fine, tanto più ora

che dovrebbe diventare realtà quanto fu sognato per

tanto tempo; infatti, nel campo sociale, anche se len­

tamente, si cominciò a passare da un medio evo ad

un nuovo risorgimento, da una monarchia ereditaria

ad una repubblica elettiva, e ciò solo per volere di

quel Popolo che non vuole più essere segnato come

si ta per le pecore, perche proprio esso si sente soldato

deH’umana dignità; che non vuol più far ridere, come

di esso si è sempre riso; solo così la vecchia aristocra­

tica scimmia non potrà più ammonire i suoi scimmiotti

dicendo loro: state più composti. Coi vostri gesti,

colle vostre smorfie non vi accorgete che fate ridere

tutti ?Somigliate troppo all’ uomo, così facendo! l’ uomo

che è l’animale perfetto!

Questo nel campo sodale; ma in quello artistico

troppi sono i diavoli, i buffoni, gli istrioni ed i vili

che ostacolano un’era a diventare sana.

Alla prima domanda che riflette la dignità profes­

sionale artistica incomincerò dicendo che per com­

prendere le meraviglie e gli splendori della natura è

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