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CINEMA

i h *

La Rad io Italiana annunzia la sua grande stagione

sinfonica annuale, che si svolgerà tra dicembre e aprile,

con ventidue direttori d’orchestra e sedici solisti, le

orchestre sinfoniche e i cori di Torino e di Roma.

La stagione, pei concerti che si svolgeranno al Conser­

vatomi di Torino, si inserisce direttamente e. direi,

materialmente, nella vita musicale cittadina; cosicché

ne riferiremo in queste nostre rassegne mensili.

n,i

TEATRO

Dopo alcune repliche della Rivista

Oltlabama,

il

novembre teatrale torinese ha avuto un incremento

abbastanza bene augurante. Succeduta a quella di Ma­

cario, la Compagnia di Maria Melato e Piero Car-

nabuci ha. intatti, ripreso con buon successo alcune

tra le più significative opere drammatiche, tra le quali

I fumati terribili

di Coteau la cui torbidità ossessiva

e nello stesso tempo poetica, è stata efficacemente

resa alquanto enfatica ed irruente della Melato. Sono

state rappresentate anche

Maternità

di Bracco,

To-

varitch

di Devai,

La signora ilalle camelie

di Dumas, e

L i

signora

X

di Bisson : tutti gli spettacoli hanno avuto

ottime accoglienze e molti consensi hanno riscosso,

oltre la Melato, il Carnabuci. Nais Lago. Landa Calli

e l’ Alberici.

* ★ *

V ivo successo hanno ottenuto anche le rappre­

sentazioni della Compagnia di Renzo Ricci che hanno

seguito, sulla scena torinese, quelle della Melato. Molti

applausi hanno, intatti, sottolineato la ripresa di (

n

nemico* del popolo

di Ibsen a cui R icci ha conferito

un’insolita sobrietà veramente efficace. Molti consensi

ha pure ottenuto la ripresa di

1

costruttore Solness,

l’allucinante e sognante dramma simbolista, a cui tutti

gli attori della Compagnia di Ricci si sono avvicinati

con un’evidente e lodevole preoccupazione per l’ana­

lisi e la precisione. Bene squadrato e potente il perso­

naggio di Solness alla cui angosciosa follia Ricci ha

cercato di dare un’incisività ed una contenutezza vera­

mente encomiabili. Meno convincente è stata, invece,

Èva Magni che non sempre ha saputo dare tutto il

suo ampio respiro al personaggio di Hilde.

Ottimamente messi in scena e bene accolti dall af­

follatissimo pubblico accorso a tutti gli spettacoli, sono

stati, inoltre.

Pane altrui

di Ivan Turgheniev,

Il ragno

di Sem Benelh e

G li spettri

di Ibsen, alla cui rappresen­

tazione Ricci ha fatto precedere una commossa e

nobile rievocazione di Ermete Zacconi, l’arte del quale

raggiunse, in questo potente dramma, la sua più alta

espressione.

c l a u d i n a

c a s a s s a

Il

cinema italiano si è decisamente « piazzato»: nel

solo mese di novembre, intatti, ben cinque film di

produzione nazionale sono stati proiettati sugli schermi

torinesi, tra cui quattro veramente buoni, il che, oggi,

non è poco.

Primo in classifica — per così dire — possiamo

senz’altro porre

Ladri di biciclette

di De Sica, un film

vibrante di queU’ umanità profonda, di quella since­

rità e piK-sia a cui è improntata tutta l’arte di questo

regista fra i più intelligenti e scrupolosi non soltanto

d'Italia.

La vicenda è tenue e delicata: un fatterello di cro­

naca, uno spunto, una ispirazione da cui l’anima d ’ un

artista, qual’è De Sica, ha saputo trarre gli accenni più

caldi e convincenti. E la storia d ’ un uomo qualunque,

un povero disoccupato che finalmente trova lavoro

come attacchino ed a cui rubano la bicicletta. E questa

la sola sua ricchezza e la sua sola speranza di vita:

senza d

:ifatti, non è possibile continuare quel

lavoro così a lungo atteso e per mezzo del quale,

finalmente, la sua famigliola avrà un pezzo di pane

assicurato. Il povcr’uomo, disperato, corre al commis­

sariato del rione e sporge denuncia, ma poche sono le

speranze che gli dànno per ritrovare il velocipede.

Col suo dramma in cuore, l’attacchino inizia allora le

ricerche per conto suo, nella speranza di trovare bici­

cletta e ladro mentre il furto, per così dire, è ancora

caldo. Lo aiuta il suo bambino, un ragazzino che è,

di per se stesso, una rivelazione ed il maggior fattore

della riuscita del film, il quale conosce « a memoria »

la bicicletta ; padre e figlio percorrono così, con la loro

pena nel cuore, tutte le strade e gli angoli di Rom a

dove è presumibile possa trovarsi il velocipede: una

corsa angosciosa e cupa come una disperazione. Final­

mente il ladro e trovato, ma poiché nessuna prova si

ha contro di lui, bisogna lasciarlo andare. E sera,

ormai, tutte le speranze sono svanite... Dinanzi allo

spettro della disoccupazione che lo attende un’altra

volta insieme alla fame, l’ uomo allora diventa an-

ch’esso ladro e ruba la pnma bicicletta che trova

incostudita. Ma non è un buon ladro e quanto gh

tocca son soltanto busse ed insulti. Non rimane dunque

altro che ritornare a casa ed accettare la vita così com ’e:

cosa che il pover’ uomo fa, ubbidendo al pianto dispe­

rato del figlio che, nella sua innocente protesta contro

il nule, gli indica la sola strada che un onest’ uomo

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