

MUSICA
Dopo la parentesi estiva, il salone del Conserva-
torio ha riaperto i battenti per la stagione 48-49,
quale delineata nei programmi delle istituzioni con
certistiche torinesi, di cui s e data notizia nella nostra
cronaca dello scorso mese.
La prevalenza, ormai quasi incontestata dovunque,
del concerto pianistico, si è affermata anche fra noi
in questo primo mese d ’attività musicale; non sol
tanto il concetto — per vero forse 1111 po’ gretto e di
lettantesco — dell’»autosufficienza » del pianoforte, ma
anche un adeguato apprezzamento dei valori altissimi
della produzione per questo strumento, da Mozart a
Debussy ed oltre, induce, pur negli ambienti più colti
e preparati, alla predilezione per le musiche piani
stiche e pei virtuosi del « bianco e nero ». Sui non
molti concerti del mese di ottobre, parecchi furono
di pianoforte, e quasi tutti notevoli; a un pianista,
che è, giovane d anni, tra 1 più celebri e acclamati
concertisti d’ Europa (pochi giorni dopo il concerto
a Tonno egli si accingeva a passare l’ Atlantico per la
sua prima
tournée
negli Stati Uniti d’ Amcnca) toccò
di inaugurare — il 3 novembre — la stagione della
« Pro Coltura »: dico di Arturo Bcncdctti-Michclangcli.
D ire che questo artista mantenga quella sua linea
di assoluta impeccabilità, ch’egli si riaffermi, ad ogni
nuova audizione, un superbo dominatore dello spi
rito sonoro del pianoforte, sarebbe dir cosa nota;
giova rilevare, piuttosto, che egli pnxrcde senza de
viazioni nè soste sulla via di 1111 sempre maggiore ap
profondimento della visione e della realizzazione inter
pretativa, e che ha teste incluso nel suo repertorio una
grande opera: la
Ciaccona
in re minore, di Bach, che
Busom trascrisse dalla versione originale per violino
solo. C i dicono che il Benedetti-Michelangeli abbia
studiato quest’opera per d ica anni, prima di inclu
derla nei suoi programmi: e l’amoroso, studioso ap
profondimento stilistico e tecnico ben si rivelò nella
perfetta realizzazione della struttura melodico-ntmica.
nella ricchezza plastica degli accordi, nel dominio delle
prospettive sonore, nel totale riassorbimento dei valori
lineari, armonici e timbrici entro la complessiva entità
di quella potente architettura sonora. Non minore
l’eccellenza del concertista nelle altre musiche, che da
lui già udimmo più volte: Scarlatti, Galuppi, il Bee
thoven dcll’op. 1 1 1 , il Ravel delle
Valses nobles et
sentimentales,
Debussy e Brahms-Paganim.
Ancora per la « Pro Coltura », nuova e gradita
conoscenza del pubblico torinese il cecoslovacco Rudi
Firkusny si dimostrò tecnico agguerritissimo, accorto
e sagace interprete in Mozart, Schumann
(Fantasia,
op. 17), Debussy, Martinu e Strawuiski. G li «Amici
della Musica » presentarono l’ungherese Geza Anda,
ventisettenne, « Grand pnx du disque » pel 1948, che
diede prova di 1111 eccellente educazione pianistica in
musiche di Scarlatti, Schumann
(Cantava!),
Chopin
(12
Studi),
e soprattutto nella quasi clavicembalistica
sonata op. 14, 11. 2 di Beethoven, deliziosa di colori
e di lince, trascuratissima dai pianisti d’ogm prove
nienza e statura. L ’elegantissimo, affascinante Claudio
Arrau eseguì con la proprietà e nobiltà d’interpreta
zione che lo distinguono la sonata op. 576 di Mozart,
l’op. 81 di Beethoven (la Sonata detta
degli Addii)
l’op. 26 di Schumann
(Canterale di Vienna)
e pagine
coloristiche di Ravel, Debussy e Granados.
Fuori delle serie previste e annunziate, Walter
Schaufuss-Bonini presentò alcune trascrizioni di pagine
organo-cembalistiche del Sei-settecento, e opere di
Brahms. rli.>nin e Liszt.
★ * *
Due ottimi concerti violinistici furono quello di
Aldo Ferraresi — con la valida collaborazione piani
stica di Pina Pozzi — in sonate di Haendel, Schumann,
Debussy, e minori pagine virtuosistiche; e quello del
l’olandese Hermann Krcbbcrs col pianista Flenk Te
Strakc; eccezionalmente dotato e ben preparato il vio
linista, maturo e ben fuso il « duo », che offerse una
interessante sonata del settecentista Leclair, la quinta
sonata di Beethoven, una spiritosa sonata di Poulenc,
e la grande sonata di Franck.
U11 « duo » di mcritatissima fama e di sperimentato
valore, quello del violoncellista Massimo Amfithea-
troff e della pianista Omelia Santoliquido, presentò in
due serate l’intera produzione di Beethoven pel com
plesso dei due 'strumenti : le cinque sonate e i due
gruppi di variazioni su temi di Mozart. Le sonate
beethoviane per cello e piano, a ripensarle un po’ a
tondo, e, meglio, a risentirle in un’esecuzione come
quella dei due eccellenti artisti, rivelano una tale in
tensità e potenza di vita musicale, da farci meravigliare
della scarsa, certo inadeguata valutazione che suol far
sene nella pratica concertistica. Bensì diverse per àm
bito espressivo e per concezione strutturale, nella di
stanza cronologica c stilistica che separa le due prime,
dell’opera 5. dalla terza, dell’op. 69, e dalle ultime,
dcll’op. 102, esse appaiono nutrite della più fervida
linfa beethoviana, e anche di una straordinaria moder
nità di spinto, nel discorso e nei preziosi effetti di
timbro.
29