

Madonna con Bambino -
Marmo.
c del monumento ai Caduti di Domodossola: La co
siddetta « carriera artistica » di Angelo Balzardi è senza
orpelli di stranezza e senza apparenze boeme. La ro
busta persona e la maschia faccia sono lo specchio della
sua indole morale. Negli anni giovanili che sono 1
più facili e 1 più gai, il nostro scultore ha studiato e
ha lavorato, vivendo piuttosto solitario, isolandosi
anche dalla masnada bella dei compagni che batta
gliavano per comuni idealità politiche ed estetiche. Il
Balzardi ha voluto avere, anche nella città, una illu
sione di prati e di silenzio verde. Ed è andato ad abi
tare in una casa vecchia, tra colonica e civile, oltre
la barriera torinese, alla quale si arnva — e va e va!—
percorrendo una strada che pare un viottolo di cam
pagna. Nella solitudine ha creato il monumento che
la sua Domodossola dedica alla gloria dei prodi ca
duti per la Patria. Giovine e soldato, il Balzardi ha
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accettato l’incarico fiducioso con l'anima preparata a
veder tutto bello e grande nella vita e nell’arte. E
l’opera è nata lentamente ma serenamente: le ansie,
le incertezze, le incontentabilità hanno resi aspri e dolo
rosi 1 giorni all’artista, ma gli lian dato modo di indu
giare sui primi segni, di placare i fervori e le passioni
nella calma della contemplazione dell’idea che, nella
creta obbediente prima e poi nel bronzo e nel granito,
è, oggi, realtà, sostanza e vita
Noi già avvertiamo in questa opera giovanile e
non debole una sana preparazione tecnica e una per
sonale atferinazione di arte, che contiene, e non sola
mente in germe e potenzialità, ma in atto, qualità
che indicano sin d’allora nel Balzardi, lo statuario
che non tarderà a dire altre, e più possenti, parole.
Non è questa la sede opportuna per esaminare ogni
singola opera dello scultore, compito che tormerà a
suo tempo, oggetto di una monografia. Ricordato che
il Balzardi lui cominciato sin dal 1920 ad essere pre
sente alle principali esposizioni italiane a Firenze, Ve
nezia, Torino e altrove, vogliamo soffermarci su al
cune delle sue opere a parer nostro più significative
e rappresentative della sua arte.
Una di queste è senza dubbio la statua giacente
del
Sonno
cui il «Gruppo Giornalisti » la cui giuria
era composta dagli Accademici d’ Italia Felice Carena
e Attilio Selva, da Felice Casorati e Emilio Zanzi,
relatore Michele Cìuerrisi, assegnò il premio Po alla
Biennale veneziana del 1934. La figura di donna nuda,
senza alcun intendimento erotico e pur seducente,
ardita, ma non plateale, è 1111 superbo pezzo di scul
tura. L ’armonia delle forme, la robustezza e la grazia
del corpo, la serenità del profilo fanno di questa per
sonificazione del sonno una statua degna di documen
tare e perpetuare la purezza e la nobiltà della stirpe.
Il soggetto che sembra, in un primo tempo accade-
mico, diremmo quasi scolastico, è trattato dal Bal
zardi con vigoria personale, e la dura materia, resa
morbida dall? sapiente carezza dello scalpello, ci ap
pare vivificata da un senso spirituale che trascende la
superba signoria del femineo corpo nudo. E che il
nudo muliebre, questa tremenda pietra di paragone
contro la quale s’infrangono tante false vocazioni arti
stiche, sia trattati' con disinvolta e nobile sicurezza