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dall'artista, lo vediamo pure in quel

Xudo di donna

con libro

clic figurò alla X X Biennale di Venezia.

Anche in questo, nella donna dai possenti banchi

sembra sia raffigurato un fiore della razza, una delle

innumeri sane donne italiane, cui la maternità è mis­

sione e ragion di vita. E come a petto di oneste ro­

buste figurazioni di vita ci appaiono lacrimevoli cose

taluni midi stilizzati, vuoi virili vuoi tannici, che

abbiamo visto nelle compiacenti sale di troppe mostre

di « avanguardia ■>, poveri aborti poco dissimili dagli

idoli polinesiani e dalle pitture abissine!

Altrettanto robusto nella modellatura, ma forse

meno sorvegliato e meno felice nella resa dell'insieme

ci appare lo scultore nel

Bozzello di miti staniti per fon-

t<

iii,i.

Il Balzardi, sano tradizionalista, permeato di

equilibrato senso di modernità poteva torse richia­

marsi, rivivendoli nella propria intima personalità, ai

modelli del genere di cui le grandi ville romane e

fiorentine si adornano e che ancor oggi, salvo le gi­

gantesche proporzioni, sono modelli insuperati.

Nel suo ampio e silenzioso studio, fra la folla di

calchi e di statue, di studi anatomici c di targhe, ab­

biamo anche ammirato una suggestiva immagine di

Psiche, drammatico accenno allo spirito volitivo e

tormentato dell'uomo contemporaneo. Nella Psiche,

particolare di un bozzetto per concorso, il Balzardi

ci appare, pur nel lavoro incompiuto, dotato di ottime

qualità di introspezione psicologica. Qualità clic si

esplicano appieno nella testa di

Contadino piemontese

acquistata dalla Confederazione degli Artisti nel 1930,

per la costituenda Galleria c, soprattutto, in quella

felicissima figura de

II possidente

, cui venne assegnato

il Premio Raymond dalla Galleria d’Arte Moderna

di Torino nel 1933. Questa efficace testa cui starebbe

bene per titolo la frase Panziniana:

Il padrone sono me

è, a parer nostro, 1111 autentico capolavoro.

La duplice resa, somatica e psicologica, è di un

verismo sorprendente. Il possidente di campagna

d’altri tempi pervaso dall'ansia della mercatura c del

guadagno, uso a contrattare a marenghi c a valutare

terreni e derrate, inteso ad accumulare c a godere uni­

camente del cautelato peculio, è resti magistralmente

con un verismo che non è caricatura, con un’impla-

cabihtà che non è ironia.

Croce fìuo - Hronro.

Fra le opere d’indole celebrativa guerresca, dopo

il monumento di Domodossola, si hanno da ricordare

ancora il

Bozzetto per il Monumento al Legionario Fiu­

mano

costituito da un’alta stelc poggiante su di un

basamento a gradini circolari e quadrati, con ai piedi

una figura di legionario c a sommo della stele una

vittoria alata, non muto nel suo complesso, ma torse

troppo sobrio nella parte sculturale costituita, oltre che

dalle due figure, da due altorilievi che sormontano di

poco la figura del legionario, lasciando nuda per due

terzi la stelc; c il

Monumento ai Caduti del

92”

Reggi-

mento Fanteria,

donato dal Principe di Piemonte, nel

1934, al Reggimento stesso. In quest’ultimo la reto­

rica comune a tanti monumenti del genere, retorica

che anziché una celebrazione d’eroismo e un voto di

fede e di riconoscenza, ci è apparsa più volte quasi

una perpetuazione di uno stato d’animo d’angoscia c

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