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urbane»
3
. Dalla tavola allegata alla relazione (fig. 1)
4
si evince però come il progressivo
riutilizzo degli spazi di pertinenza della cittadella inneschi un meccanismo di rendite im-
mobiliari a svantaggio del demanio militare in una marcata distinzione tra settore civile e
militare.
Confrontando due iconografie della città relative ai servizi di trasporto, l’una di metà
secolo e l’altra del 1884 (figg. 2-3)
5
, si nota la scomparsa graduale delle strutture della
cittadella, mentre è ancora visibile il quartiere “Esagono”, dovuto all’ultimo progetto di
rafforzamento delle difese interne (anni venti dell’Ottocento). La piazza d’armi trasla a
sud-ovest, a tangere corso Einaudi, in borgo Crocetta (
Borgo S. Secondo
), mentre si indi-
viduano la caserma Cernaia (1860-1864), i magazzini in corso Matteotti (1861-1866) con
l’
Opificio Militare
e la
Spianata d’Artiglieria
ad uso dell’arsenale, in cui si trovano anche
due edifici per la Direzione Territoriale di Artiglieria (1882). Al posto dell’
Ospedale Militare
in costruzione
(trasferito nell’antico convento di Santa Croce) viene edificata la stazione di
porta Susa; dunque non sono stati considerati idonei i siti in
Regione Valdocco
e in borgata
Aurora (
C. L’Aurora
), secondo le indicazioni più datate.
3
Relazione circa l’annesso Piano d’ingrandimento della Città di Torino sopra i terreni circondanti la Cittadella
a Levante e Tramontana, ed ora gravati di servitù militare (1° Aprile 1852)
, in ASCT,
Affari lavori pubblici
, cart.
2, rep. 14, fasc. 3, f. 6, pp. 12-13.
4
La carta,
Piano d’ingrandimento della città di Torino sopra i terreni gravanti di servitù militare a tramon-
tana e levante della cittadella al 1/2000
, disegna i nuovi viali alberati collegati alla viabilità esistente e i piani
d’ingrandimento precedentemente progettati, ove in
Tinta Turchina
sono segnalati gli
Ingrandimenti di Porta
Nuova e di Porta Susa e Valdocco
. In giallo sono delineate tutte le
Costruzioni militari e civili
che devono
essere
demolite
, in verde è evidenziato un
terreno ad uso dell’artiglieria
(con il numero LII) relativo al regio arsenale,
dove circa una decina d’anni dopo saranno costruiti edifici per il ricovero di materiale di artiglieria e guerra
(ora conosciuti come Alti Comandi). La piazza d’armi funzionante è tratteggiata in grigio, quella in progetto, in
Tinta Paonazza
, è indicata oltre lo scalo della stazione di Porta Susa; in realtà confrontando il disegno con quel-
lo definitivo del 1857 (ASCT,
Piani d’ingrandimento e regolatori
, Serie 1K 11, dis. 193), redatto dall’ingegnere
capo della città Edoardo Pecco, si verifica come la posizione della piazza d’armi non sia variata.
5
Piano di confronto fra le due proposte dello scalo per la ferrovia di Novara l’una in proseguimento della Via
d’Italia e l’altra nella regione Valdocco
[post 1843] in ASCT,
Collezione Simeom
, serie C, n. 11947 e
Pianta della
Città di Torino disegnata secondo i dati più recenti e i tracciati delle Tramvie
(1884) in ASCT,
Collezione Simeom
,
serie C, n. 1925.
1.
Piano d’ingrandimento
della città di Torino sopra
i terreni gravanti di servi-
tù militare a tramontana
e levante della cittadella
al 1/2000
(1852) in ASCT,
Affari lavori pubblici
, cart.
2, rep. 14, fasc. 3, f. 6.
Il disegno rappresenta
i piani d’ingrandimento
sull’area dell’ex cittadella
(in azzurro). Dalla legenda
si evince che in
Tinta Bigia
è colorata la
Città antica
,
nelle varie sfumature di
rosso sono raffigurate le
aree di proprietà privata,
demaniale e comunale;
la vecchia piazza d’armi è
tratteggiata in grigio, quel-
la nuova è
eguale in area
ed in figura alla presente
(non realizzata). Infine
sono stati contornati di
rosso gli ingrandimenti
già
iniziati
come lo scalo della
strada ferrata di Novara
,
cioè l’attuale Porta Susa.