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PIANO REGOLATORE PEL PROLUNGAMENTO DEI CORSI E VIE PRINCIPALI FUORI LA CINTA DAZIARIA DELLA CITTÀ DI TORINO, 1887

Ufficio Tecnico Municipale, l’Ingegnere Capo della Città, Velasco,

Piano regolatore pel prolungamento dei corsi e vie principali fuori la Cinta Daziaria della Città di Torino

[…], 1887. ASCT,

Serie 1K,

Decreti Reali

,

1885-1899

, n.11, tav. 276.

Il

Regolamento per l’Ornato e la Polizia Edilizia della Città di Torino

approvato nel 1862 con la sua poligonale A-Q lasciava in sospeso un’ampia zona di territorio tra questa linea e la cinta da-

ziaria e, soprattutto, oltre la cinta stessa, laddove le ragioni economiche e sociali spingevano ormai verso la formazione di comparti produttivi e di borgate extracinta. Andava di conseguenza

individuato uno strumento normativo in grado di regolare questo sviluppo, preminentemente lungo gli assi stradali fondamentali di innervamento della città nel territorio e di penetrazione

in questa. La scelta mirava allora, con il

Piano regolatore pel prolungamento dei corsi e delle vie principali fuori la Cinta Daziaria

, approvato dal Consiglio Comunale nelle sedute 4 febbraio e

28 marzo 1887, a normare prevalentemente alcuni «protendimenti» stradali considerati quali assi portanti extraforanei, da sottomettersi a regolamento urbano e a regime daziario (Lupo,

2001). La successiva seduta del 5 agosto individuava anche le arterie principali che sarebbero state soggette a prolungamento, nel numero di 18, ossia: 1. la via Nizza sino all’incontro con la

ferrovia di Genova; 2. la strada di Stupinigi sino alla cascina della Generala; 3. la strada di Orbassano sino al Gerbido; 4. il corso Peschiera per un chilometro oltre la cinta; 5. il corso Vittorio

Emanuele II sino allo stradone di Francia; 6. la via Cibrario sino al canale della Pellerina, 7. il corso Principe Oddone fino alle Basse di Stura; 8. la via Cigna fino alla ferrovia per Milano; 9. il

corso Vercelli fino al ponte sulla Stura; 10. la via al Ponte Mosca (corso Giulio Cesare attuale) sino alle Basse di Stura; 11. il corso Palermo fino alla strada per Milano; 12. La via Bologna fino al

Regio Parco (Manifattura Tabacchi); 13. la strada del Regio Parco (oggi corso omonimo) sino al Regio Parco (ossia alla Manifattura Tabacchi); 14. la via Napione fino alla Dora; 15. la strada di

Casale (oggi corso omonimo) fino alla Madonna del Pilone; 16. la strada nuova della Madonna di Campagna (oggi via Stradella) a partire dalla barriera di Lanzo; 17. la strada di Genova (oggi

via Genova) sino al confine del territorio (oggi piazza Bengasi); 18. la strada di Francia (corso Francia) fino a Pozzo Strada (ossia sino all’intersezione con gli attuali corsi Peschiera e Telesio).

In particolare, il

Piano

del 1887 prendeva in considerazione le barriere, le borgate fuori cinta che si stavano formando nonché alcuni aggregati minori, e in particolare «la barriera di Nizza e la

via Nizza con la frazione Molinette e la località Lingotto; barriera e strada di Stupinigi; barriera e strada di Orbassano; barriera della Crocetta con il poligono per i ferrovieri; corso Peschiera;

barriera di San Paolo con alcune case intorno a vie private e non, e qualche cascina; barriera del Foro Boario e corso Vittorio Emanuele II, con alcune case intorno alla località Boringhieri;

barriera e strada di Francia, con le località Cenisia e Pozzo Strada, a sud, e Tesoriera e Parella, a nord; via Cibrario, con la borgata Campidoglio; barriera del Martinetto, con il Tiro a segno;

barriera di Valdocco, con le “borgate” (in realtà borghi) Ceronda e Lucento; barriera di Lanzo e “nuova” strada di Madonna di Campagna, con le borgate Vittoria e Madonna di Campagna; via

Cigna, con la borgata Montebianco; barriera di Milano e corso Vercelli, con la borgata Montebianco, la borgata Monterosa e via al Ponte Mosca (corso Giulio Cesare); barriera dell’Abbadia di

Stura e corso Palermo, con alcune case intorno a vie private e non, e qualche cascina; barriera del Regio Parco e via Bologna, con la “borgata” e la strada del Regio Parco; barriera di Vanchiglia

e via Napione; barriera e strada di Casale, con un aggregato di case e Madonna del Pilone; barriera di Piacenza, con alcune case e ville intorno alla barriera; barriera di Ponte Isabella e strada

di Genova (oggi corso Moncalieri), con la località Pilonetto» (Lupo, Paschetto, 2005, p. 64).

I riferimenti sopraesposti rendono evidente il compiuto processo di innesco nella formazione delle borgate e la conseguente necessità di procedere a forme di normativa per le costruzioni

che le compongono, una preoccupazione che emerge prepotentemente sin dalle sedute comunali dell’anno seguente e che porterà alla convinzione della imprescindibilità di un controllo

sulle costruzioni fuori cinta, non solo lungo le arterie di «protendimento», ma anche all’interno degli stessi nuclei. Nuclei, è stato notato, che sembrano innestare uno sviluppo radiale

della città a partire proprio dalle assialità

prolungate e saranno ricondotte alla lo-

gica del reticolo saldato al nucleo antico

dalla successiva pianificazione unica del

1906-08.

La mappa sulla quale sono riportati i

“baffi” in viola di prolungamento delle

arterie è questa volta alla scala 1.25.000,

in grado di comprendere l’intero territo-

rio comunale, con il corsi d’acqua indivi-

duati fino alla Stura e oltre a nord e fino

al Sangone e al complesso di Stupinigi a

sud. La base cartografica, una tavoletta

IGM, mostra anche con estrema cura l’or-

ditura territoriale e il regime produttivo

agricolo della città, ancora ampiamente

segnato dalle cascine oltre il segno della

cinta daziaria e, in non pochi casi, anche

all’interno di questo.

I borghi storici trovano adeguata indica-

zione, anche senza l’indicazione di “bor-

go”: da nord est si incontrano

Bertolla

,

di buone dimensioni, la

Madonna di

Campagna

in pieno sviluppo e

Lucento

, il

Regio Parco

e da parte opposta il picco-

lo, ma compatto, nucleo di

Pozzo Strada

,

mentre il borgo Dora non è nemmeno

più indicato tale è la sua coesione inscin-

dibile con la città; ciò non avviene invece

per

Martinetto

e

San Donato

, che sono

indicati con il loro nome. Da parte oppo-

sta del corso del Po

Madonna del Pilone

e

Rubatto

sono similmente chiaramente

indicati, mentre il borgo Po, come quel-

lo della Dora, non ha indicazioni topo-

nomastiche e appare saldato alla città.

Scendendo ancora verso sud, anche la

Crocetta è scomparsa, con il suo confine

ormai rappresentato dal grande semi-

cerchio del raccordo ferroviario, mentre

compaiono le indicazioni delle borgate

in formazione di

San Paolo

(ancora non

normata dallo specifico piano degli anni

1898-1901) e delle

Molinette

, già con una

certa estensione almeno di edifici sparsi.

Il

Lingotto

, oggi poco leggibile nelle con-

sistenti trasformazioni urbane è invece

qui identificabile come nucleo compatto

e così in analogia per l’ancora più este-

so borgo di

Mirafiori

. Per le borgate,

quella in questo momento in maggiore

espansione e già con tracce di pianifica-

zione secondo la logica imperante della

maglia ortogonale in continuità viaria è

Vanchiglietta, senza tuttavia che il toponi-

mo compaia sulla carta. Analoga la situa-

zione per la saldatura tra Valdocco (che

di nuovo non è indicato) e Martinetto,

antichi borghi, rispetto alla futura forma-

zione della borgata Campidoglio.

Riferimenti bibliografici fondamentali:

Comoli, 1984; Lupo, 1989; Lupo, 2001;

Lupo, Paschetto, 2005, pp. 63-67.