

39
MAPPA ORIGINALE DEL COMUNE DI TORINO (CATASTO RABBINI), 1866
Antonio Rabbini,
Mappa originale del Comune di Torino
, cosiddetto “Catasto Rabbini”, 1866. ASTO, Riunite,
Finanze
,
Catasti
,
Catasto Rabbini
, diversi fogli e documenti correlati.
La
Catastazione generale e uniforme delle provincie di Terraferma
, detta rapidamente “Catasto Rabbini” dal suo estensore, è attuata con legge dello Stato Sardo n. 914 del 4 giugno 1855,
data da Vittorio Emanuele II in Torino e siglata dal primo ministro Camillo Benso di Cavour. A completamento del processo di passaggio dalla registrazione per masse di coltura (attuata per
la capitale negli anni 1804-05, sotto il governo francese, a quella particellare, incompiuta, di Andrea Gatti, poi attuata dal fratello Alberto), il cosiddetto “Catasto Rabbini” per la città sancisce
il completamento di un processo complesso e fino a quel momento portato in esecuzione solo per parti, di cui il geometra Antonio Rabbini (1807-1867), già dipendente di Gatti, è il tramite.
Rabbini, promosso dal 1853 a capo dell’Ufficio del Catasto, si avvale di tecnici di nuova formazione, per i quali stende il volume, fondamentale,
Dell’accertamento catastale
(1855), e diverse
note esplicative sul metodo, su rete trigonometrica, per il rilevamento tecnico delle particelle. Il nuovo catasto, pensato per l’intero regno, è attuato solo, tuttavia, sulle aree in precedenza
non accatastate dal catasto sardo, di Ossola, Pallanza, Valsesia, Novara e Lomellina, dal 1857, per passare dal 1858 ai distretti di Susa e Pinerolo, mentre la formazione del nuovo Regno
d’Italia blocca ogni altro completamento. Le scale di riduzione degli elaborati finali sono diverse, dall’1:6000 all’1:9000, all’1:15000, mentre il regime proprietario viene registrato nei volumi
dei
Sommarioni
.
La città, qui rappresentata integralmente con il suo territorio comunale, sicché questo catasto appare come la mappa fondamentale comune a tutti i borghi e le borgate, è raffigurata an-
ch’essa a scale diverse, in funzione delle maggiore o minore estensione delle aree catastate, molto più dense e compresse, ovviamente, quelle delle aree centrali (per esempio 1:3000 per il
foglio XLI che raffigura piazza San Carlo e via Roma fin oltre piazza Carlo Felice), molto più dilatate e con particelle grandi, a prevalente regime agricolo, quelle delle aree periferiche (in genere
alla scala di 1:6000, come nel caso di Barca al foglio IV), sicché la comparazione tra le diverse tavole non risulta sempre agevole e il montaggio che qui si mostra ha richiesto una preliminare
operazione di riduzione in scala omogenea e successivo assemblaggio. San Donato e Martinetto, borghi produttivi importantissimi, appena oltre l’antica cinta delle mura della città, sono
raffigurati alla scala di 1:6000, mentre l’”interiore” della capitale, a loro accosto, è alla scala di 1:3000.
Il sistema fluviale, già efficacemente raffigurato nella mappa napoleonica della
Ville Impériale de Turin
, è qui ripreso, con efficacissima attenzione al dato rappresentato dalle aree di eson-
dazione e golenali, evidentissime in particolare lungo il corso della Stura, presso il comparto corrispondente a Barca e Bertolla e, quivi, anche in corrispondenza della confluenza con il Po.
Analoga attenzione è attribuita ai canali, tanto a quelli extraurbani che poi raggiungono aree produttive della città, come ai canali della Pellerina e del Martinetto (che si sviluppano per diversi
fogli di mappa), quanto a quelli nell’area di maggiore conurbazione, come nel caso dei canali di borgo Dora (foglio XXVIII), segnalati con precisione nel loro rapporto con il corso della Dora,
o in modo omologo ai piccoli torrenti che scendono dalla collina e si gettano nel Po, indagati per l’area del borgo Po e della Madonna del Pilone (foglio XXIII).
I fogli di mappa registrano anche l’avvenuta costruzione della nuova cinta daziaria (1853) che di fatto ridefinisce il rapporto tra la condizione cittadina e quella extraforanea: oltre il corso
della Dora e il cimitero di San Pietro in Vincoli, nel foglio XIII, solo per citare un caso emblematico, si nota proprio il segno del muro con la scritta
cinta daziaria
e la
barriera di Milano
(poi
perno delle future borgate della “barriera di Milano”, ossia Montebianco e Monterosa) lungo l’omonima
strada
, muro oltre il quale si annota la realizzazione del nuovo cimitero (foglio XVIII)
e l’impiantarsi a confine tra il borgo Vanchiglia e la futura borgata Vanchiglietta di comparti industriali di notevole importanza (gasometri della Società Anonima per il Gas).
I vecchi poli di controllo territoriale, i castelli di Lucento, del Lingotto, di Mirafiori, che stanno alla base di borghi anche di consistente rilievo, sono similmente riportati, anche nel loro sminuz-
zamento particellare, con attenzione a porne in luce le connessioni con il contesto agricolo e con le maggiori arterie di collegamento tra la città e il contado, mentre l’antica
maison de plaisan-
ce
del Regio Parco è ormai riconosciuta solo per il suo ruolo produttivo di immensa manifattura regia dei tabacchi, a sua volta servita sia dal corso del Po, sia da due canali da questo derivati.
La mappa è anche di estremo rilievo nella sua capacità – propria delle logiche del catasto – di registrare i processi più imponenti di trasformazione urbana in corso: se alcuni borghi appaiono
compatti nella loro struttura fondativa, di altri si attestano i processi di ampliamento: a borgo Dora, a Vanchiglia, a borgo Po, solo per fare alcuni casi, in rosa più chiaro rispetto all’edifi-
cato consolidato si registrano gli edifici in costruzione, come nel contesto del processo di lottizzazione del territorio già soggetto a servitù militare dell’ex cittadella, mentre nel borgo del
Moschino, al fondo di corso San Maurizio, la campitura degli isolati di un rosso mattone annuncia il programma di totale demolizione (per ragioni “igieniche”) e di prosecuzione del tracciato
dell’importante arteria.
Riferimenti bibliografici fondamentali:
Rabbini
a
, 1855; Rabbini
b
, 1855; Rabbini
c
, 1862; Massabò Ricci, Carassi, 1980; Bogge, 1988; Massabò Ricci, Carassi, 1991; Matarazzi, 2010/11;
Defabiani, 2013.