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VILLE IMPÉRIALE DE TURIN [CATASTO FRANCESE], 1804-1805
Giovanni Battista Sappa,
Ville impériale de Turin
, in
Département du Po, Arrondissement Communal & Canton de Turin, Plan géometrique de la Commune de Turin, Levé en exécution de
l’arrêté du 12 Brumaire an II, Terminé le 12 Nivose an XIII
, 1804-1805. Archivio di Stato di Torino, Riunite,
Finanze
,
Catasti
,
Catasto Francese
, Torino.
La
Ville impériale de Turin
, che come capitale dello stato sardo era risultata esente dalla catastazione cosiddetta “antica” o “sarda”, viene in epoca francese, per la prima volta, dotata di un ca-
tasto, stabilito nel 1803 e realizzato negli anni 1804-1805, dotato di mappa e sommarione, ad opera dell’ingegner Giovanni Battista Sappa, esperto agrimensore, formato alla scuola del corpo
dell’
Ufficio Topografico
sardo, non essendosi ancora aperta a Torino (lo sarà solo nel 1806) la scuola per la formazione dei tecnici per la realizzazione dei catasti (in ottemperanza alle disposi-
zioni del governo francese). Il misuratore appare tuttavia fortemente influenzato dall’insegnamento delle
École de Guerre
che si stavano fondando nella Repubblica Cisalpina, a cominciare da
quella di Modena (inaugurata 1798), e che impartivano insegnamenti di geometria, di trigonometria e di rilevamento secondo i programmi messi a punto dalla parigina
École Polytechnique
(fondata da Gaspard Monge e altri giacobini, in gran parte allievi di Carnot, nel 1795). A Torino in quegli anni presso L’Accademia Nazionale delle Scienze era possibile seguire, con il patrocinio
dello stesso generale Ménou, il
corso teorico pratico di geometria
, tenuto da Angelo Saluzzo di Monesiglio, ispirato da Luigi Lagrange, a sua volta in stretto contatto con Monge.
Il rilevamento per la città, nonostante non si tratti di un particellare (poi tale con il cosiddetto “Catasto (Alberto) Gatti”, iniziato nel 1804 e non compiuto, e seguito da quello, completo, del
fratello Alberto, redatto dal 1817 al 1830, in Archivio Storico della Città di Torino), è di estrema accuratezza nel rilevamento e di grande efficacia grafica, non solo nella rappresentazione
della struttura urbana, riconfermata nella sua connotazione di opera di fortificazione compiuta per la quale la cittadella appare “oscurata” e reca il toponimo cittadino, quanto soprattutto
nella identificazione puntuale delle caratteristiche del territorio attorno alla ex capitale. Rilevata in venti fogli alla scala 1:5000, la
Commune de Turin
è solcata dai tre corsi d’acqua principali
(Po, Dora e Stura) con le relative aree golenali, cui si associa per un tratto anche il sistema fluviale del Sangone; il contesto appare segnato verso levante dal profondo rilevato della collina –
trattato con consapevole attenzione alla clinometria e al legame tra questa e gli insediamenti di piccoli
hameaux
(centri demici) e vigne o ville – in contrasto con la parte piana per la quale si
segnalano bealere, boschetti, campi, prati. Le grandi arterie extraforanee appaiono riconfermate anche rispetto alle indicazioni della precedente
Carta topografica della Caccia
(1761-1766),
sebbene ridenominate secondo la nomenclatura francese, sicché per esempio lo stradone di Stupingi è ora la
Grande Route du Palais Impérial de Stupinis
e lo stradone di Rivoli la
Grande
Route de Montcenis à Turin
.
I borghi vi appaiono raffigurati in continuità rispetto alla rappresentazione della precedente cartografia, con il loro legame alle grandi direttrici territoriali efficacemente espresso, e una no-
tevole attenzione a comprenderne la vocazione produttiva, proto industriale o commerciale (secondo precise indicazioni del governo centrale). Così non stupisce che il Regio Parco (indicato
come
Le Parc
) sia identificato con la
Papeterie
, anche se questo significa dimenticare la più importante manifattura dei tabacchi, che al
Faubourg de la Doire
siano puntualmente registrati
i mulini (
Boulangerie et Moulins de la Ville
), alla Madonna di Campagna il
Moulin à Soje
, al Martinetto ancora una analogo mulino, ma anche un
Moulin à blé
, una
Fabrique de draps
e una
Fabrique de Fayence
, e a Valdocco la
Forge à fusils
. In altri casi è la componente religiosa a emergere: la futura borgata Sassi è identificata con la
Paroisse de Sassi
, il borgo della Crocetta con
la
Paroisse de la Crocietta
, il borgo di Pozzo Strada alla stessa maniera come anche quello del Lingotto; quello di Lucento, che pure ha il castello, è rilevato sia per la omonima parrocchia, sia
per un discosto aggregato dal medesimo nome, e ancora il borgo Madonna di Campagna (a quella data ancora da formarsi) è riconoscibile per la presenza del
Couvent des Capucins de N.D.
de Campagne
. In altri casi è la componente del centro demico che prevale, nella dizione di
Hameau
: vale per Lucento, per
Biasonetto
e
Biasone
(ossia Bertolla), per la Madonna del Pilone,
per Mirafiori; in altri ancora è la caratteristica della messa a coltura, con la presenza delle cascine, che dà il nome di future borgate. Sono i casi della
Ferme la Parella
, della
Ferme Vanchia
grossa
(Vanchiglietta) per fare qualche esempio.
Solo due borghi meritano l’appellativo di
Faubourg
, quello della
Doire
(borgo Dora) e quello
du Pô
(borgo Po), quest’ultimo profondamente segnato dalla presenza della
Maison de Plaisance
Impériale
(Villa della Regina) – da porsi in connessione funzionale con il
Château Impérial du Valentin
, in faccia al borgo del Rubatto (che pure a questa data è indicato dalla sola
Ferme Rubat
)
– e dalla strada di collegamento con il ponte di attraversamento del corso del fiume, segnata come alberata e indicata con il termine di
Chemin
.
Riferimenti bibliografici fondamentali:
Botta, 1824; Rosso, 1981; Massabò Ricci, Carassi, 1987;
All’ombra dell’aquila imperiale
, 1994; Palmucci Quaglino, 2001; Cardone, 2007, Marchis 2007.