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anche dall’ampio spazio dedicato al tema dalla rivista del Comune (“Torino”, gennaio-feb-

braio 1968, pp. 5-30).

Con la nuova Giunta comunale presieduta dal sindaco Diego Novelli si riaprì la discus-

sione sul Piano Regolatore Generale che portò dal 1977 al 1980 al Progetto preliminare

del 1980

4

.

Il piano in fase di elaborazione sulla scorta del Progetto preliminare intendeva mutare

la logica sottesa ai piani precedenti, rifiutando a priori sia parametri quantitativi, sia so-

luzioni indifferenti alle realtà storiche del territorio. Adottando invece i criteri della Legge

Regionale 56/77

Tutela ed uso del suolo

, il nuovo Piano Regolatore (mai entrato in vi-

gore) assumeva la ricerca elaborata dal Politecnico

5

sul patrimonio culturale dell’intero

territorio del Comune, prendendo in considerazione non solo la zona centrale, generi-

camente identificata come «aulica» dal PRG del 1959 ancora in vigore, ma anche (come

scriveva l’assessore all’Urbanistica Raffaele Radicioni

6

«i quartieri periferici dello sviluppo

industriale torinese di più antica data, le aree di più recente edificazione, gli insediamenti

agricoli ancora esistenti».

Si affermava così un nuovo concetto per cui la storia urbana di Torino era da leggersi,

oltre che dal centro storico per antonomasia, anche attraverso altri centri storici diffusi

sul territorio, che costituiscono i nuclei centrali dei borghi e delle borgate oggetto del

presente studio.

Sul tema dei nuclei storici non centrali si sviluppava un proficuo dibattito, ancora una

volta sostenuto dalla Società Ingegneri e Architetti, che non a caso pubblicava i volumi che

davano conto della ricerca (

Beni culturali ambientali

1984).

La prospettiva dell’ultimo Piano Regolatore (1995), volta a drastiche trasformazioni

territoriali – come le “Spine” – considerava in sottordine le questioni relative ai valori

storici del territorio, pur in parte salvaguardati attraverso la nuova ricerca commissiona-

ta a esperti del Politecnico, che studiavano le zone non centrali alle quali facciamo qui

riferimento

7

.

Al di là dei documenti prodotti in situazioni di eccezionale interesse ai temi della cit-

tà in occasione di un nuovo Piano Regolatore, per un generale lavoro di conoscenza di-

venta comunque indispensabile l’utilizzazione di fonti bibliografiche note e meno note,

come le tesi di laurea, incrociate con le diverse fonti archivistiche: per esempio, i pareri

della Giunta, gli Atti Municipali, le pratiche dei progetti edilizi, la cartografia specifica.

La

Cartografia Censimentaria del territorio fuori cinta daziaria

del 1892 è, nel caso qui

esaminato, una carta importante in quanto riporta per prima la denominazione

Borgata

Campidoglio

, già chiamata Regione Braida o Regione di San Rocchetto, nome derivante

dalla strada omonima dedicata al santo.

Dall’analisi delle mutazioni di proprietà, supportata dalle relative planimetrie tratte dal

Catasto Gatti, si traggono importanti notizie, senza dimenticare gli approfondimenti speci-

fici relativi alle discussioni riportate nei periodici e nelle tesi di laurea.

Mutazioni di proprietà in ambito archivistico con riferimento

specifico al caso della borgata Campidoglio

L’indagine archivistica svolta presso l’Archivio Storico della Città di Torino ha permesso

di ricostruire le intricate trasformazioni territoriali di borgata Campidoglio tramite l’analisi

delle mutazioni di proprietà. Tale studio offre un contributo indispensabile all’indagine

storica, inteso come mezzo per conoscere la realtà delle dinamiche di trasformazione ter-

ritoriale e comprendere la localizzazione e la stratificazione dei singoli eventi urbani, che

portarono, per il caso studio, alla nascita del nuovo nucleo borghigiano di Campidoglio,

esterno alla prima cinta daziaria della città di Torino (progettata nel 1853 e dismessa nel

1912). La cinta daziaria si configurava come confine di attestamento delle borgate; esse,

4

Legge Regione Piemonte 5.12.1977 numero 56 Art. 15 - Progetto Preliminare.

5

Sulla scorta della Convenzione quadro (1981) tra Comune e Politecnico di Torino, con riferimento all’Istitu-

to di Storia dell’Architettura (poi Dipartimento Casa-città).

6

Comoli Viglino, 1984, p. 8.

7

Sul tema cfr. il testo di Micaela Viglino in questo volume. I risultati della ricerca (Comoli Viglino, 1992)

sono divenuti parte integrante dello strumento urbanistico.