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via affermava con ingenuo ottimismo che la Francia, capace com'era di «operar mira–

coli», sarebbe stata in grado - grazie a Louis Blanc e ai suoi colleghi impegnati

nell'«organizzazione del lavoro» - di risolvere «senza arbitri e senza violenze il grande

problema che deve riavvicinare le sociali condizioni»

(18

marzo).

Diverso fu invece il parere sui fatti francesi espresso dal giornale di Valerio, che

negava l'eventualità di un loro sbocco di tipo socialistico e comunistico.

Noi siamo ben lontani dal credere - scriveva la «Concordia» il4 marzo - che la repubblica francese

sia per venire ad una legge agraria come alcuni sospettano. Né parimenti crediamo allo spauracchio

del comunismo industriale. Ma noi siamo d'avviso che oltre le riforme politiche altre riforme verran–

no in campo

L..],

Finora si considerò il popolo nei suoi rapporti colla sovranità nazionale, ora si

considererà in relazione al suo benessere, e alla maggiore o minore partecipazione a' prodotti de'

suoi lavori.

La questione delle eventuali ripercussioni degli avvenimenti francesi in Italia

fu

esa–

minata anche dal «Costituzionale subalpino», un nuovo quotidiano torinese che aveva

iniziato le pubblicazioni il

1

o

marzo sotto la direzione di Luigi Vigna e che ebbe tra i

suoi collaboratori Giacomo Giovanetti, Pietro Massino-Turina, Antonio Scialoja e Paolo

Onorato Vigliani.

li

giornale, organo di un gruppo di liberal-moderati di destra (<<Le

avventate dottrine de' radicali saranno da noi combattute [...], e sÌ quelle de' comunisti

e de' fautori d'un municipalismo illimitato», si legge nel primo numero) e portavoce

semiufficiale del gabinetto Balbo dal 13 marzo, tanto da essere accusato più tardi da

Cavour di difendere troppo rigidamente i ministri suoi «patroni», affermò anch'esso

che la repubblica francese non doveva incutere spavento, poiché in Italia non esisteva

un serio partito repubblicano; ma si distinse poi per un 'acre polemica contro l'«utopia»

dell'organizzazione del lavoro, contro gli «opifici nazionali» e contro i lavoratori in

genere, dipinti come individui che volevano «trovar modo di lavorar poco e di guada–

gnar molto per passare allegramente la domenica e il lunedì» (8 marzo e

12

aprile).

La notizia dell'insurrezione milanese delle Cinque Giornate rese più accesi e vibrati

i toni dei quotidiani piemontesi e liguri che già da qualche settimana avevano preso

posizione per la guerra all'Austria, e indussero anche gli uomini del «Risorgimento»,

preoccupati che la direzione del movimento nazionale potesse passare nelle mani dei

democratici, ad abbandonare la linea della cautela e a chiedere con energia l'immedia–

to intervento piemontese con un celebre articolo di Cavour che cosÌ iniziava:

L'ora suprema per la monarchia sarda è suonata, l'ora delle forti deliberazioni, l'ora dalla quale

dipendono i fati degl'imperli, le sorti dei popoli. In cospetto degli avvenimenti di Lombardia e di

Vienna, l'esitazione, il dubbio, gl'indugi non sono più possibili; essi sarebbero la più funesta delle

politiche. Uomini noi di mente fredda, usi ad ascoltare assai più i dettami della ragione che non

gl'impulsi del cuore, dopo di aver attentamente ponderata ogni nostra parola, dobbiamo in coscien–

za dichiararlo: una sola via

è

aperta per la nazione, pel governo, pel re. La guerra! la guerra imme–

diata, senza indugi! (23 marzo) .

La decisione della guerra presa da Carlo Alberto il 23 marzo fu salutata con entu–

siasmo da tutta la stampa, e creò per alcuni giorni un clima di concordia generale al

quale non si sottrasse neppure il «democratico» Brofferio, che il 25 marzo rinnovava

nel suo giornale le più ampie profferte di collaborazione con la monarchia:

Noi dunque ci raccogliamo con sincerità di affetti intorno al trono di Carlo Alberto, gli portiamo il

sostegno della nostra gagliarda democrazia

L.,];

e siamo certi, in contraccambio della repubblica che

noi facciamo alleata del trono, di vedere il trono alleato della nostra repubblica.

Nei primi mesi della guerra, durante i quali l'attenzione dei vari fogli si concentrò

sull'andamento delle operazioni militari e sullo svolgimento delle elezioni politiche (27

aprile) e dei lavori parlamentari (la Camera dei deputati tenne la sua prima seduta 1'8

maggio), non emersero nei quotidiani rilevanti differenze sui problemi di fondo. In

quelle stesse settimane ci

fu

invece un assestamento delle strutture redazionali all'inter-

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