

Frontespizio del
Catalogo generale
della ditta Burdin
Maggiorino e Compagnia, 1844-1845. Tale catalogo
era composto da 56 pagine, molto fitte, nelle quali
erano elencate tutte le varietà di piante e arbusti
prodotti o commercializzati. In particolare vi erano
contemplate 230 varietà di pere, 120 di mele e 150
di uva. Quanto alle piante da fiore, si potevano con–
tare 220 varietà di rose, 130 di azalee, 70 di rodo–
dendri e 50 di magnolie (Collezione privata).
nUllDIN MAGfL
)~
C 0)11)
.
I ( '\lI.,lo"hl 1I1I1..rlul'l
"'-"""11"
III
""r,lr4'
di
lIurlllll.
Il fatto che questi stabilimenti venissero indicati come degni di nota, e minuziosa–
mente descritti (il Casalis dedica oltre due pagine al solo stabilimento Burdin) non
deve meravigliare. Essi rientravano a pieno titolo fra le attività primarie dell'epoca; e
non soltanto per il contributo dato alla diffusione del verde in città, o al mantenimen–
to, e possibilmente al miglioramento, della bachicoltura. La loro funzione principale
consisteva nell'indirizzare la produzione frutticola della campagna torinese e piemon–
tese verso le varietà più consone alla natura dei luoghi e alle esigenze dei produttori.
Oggi la stagionalità dei frutti non rappresenta più un problema: sistemi di conser–
vazione efficaci e trasporti molto rapidi consentono di trovare tutto l'anno quasi tutte
le qualità di frutta. Non così alla metà del secolo scorso, quando
il
problema della sta–
gionalità poteva essere risolto solo selezionando, per ogni frutto , varietà con differenti
periodi di maturazione; e poi adattare ciascuna varietà alle condizioni climatiche e
ambientali del luogo in cui
l'albero
sarebbe stato messo a dimora. Ciò richiedeva un
elevatissimo numero di varietà per ciascun frutto, e solo pochi vivaisti, in Europa,
erano in grado di soddisfare le richieste dei produttori. Il catalogo Burdin, redatto in
italiano e francese perché destinato anche alla vendita per corrispondenza, contempla–
va oltre 230 varietà di pere e circa 150 di mele. Per queste ultime si andava dalla
varietà
St-Jean-la Grosse,
che maturava in luglio, alla
Calville d'Angleterre
che, raccolta
ancora acerba a novembre, sarebbe maturata progressivamente da gennaio a maggio.
A fronte di un catalogo così imponente, i dipendenti dello stabilimento svolgevano
compiti di consulenza tecnico-scientifica, consigliando di volta in volta le varietà più
adatte ai diversi periodi di maturazione nelle diverse località.
Ma non basta; oltre a offrire le piante e le sementi, Maggiorino Burdin forniva
anche le macchine per la loro lavorazione, grazie a uno stabilimento di meccanica
agraria, sorto nel 1843, che occupava ormai oltre 100 operai, impegnati a costruire,
prima su licenza inglese, e poi su progetto proprio, «molte macchine e strumenti che
godono in paesi stranieri di una giusta riputazione, e che opportunamente modificati,
potranno render pure segnalati servizi all'industria nazionale»25.
25
Giudizio
1844 cit., p. 334.
351