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Ca rta intestata della ditta Enrico Decker, circa 1850 (Collezione privata).
che debbe collocarsi sulla piazza Reale a Torino, secondo il disegno del Cavaliere Pala–
gi»32. Con l'arrivo dei fratelli Benech, già allievi della scuola di arti e mestieri di Cha–
lons, l'officina riceveva nuovo slancio. Dai 15 operai del 1840 si passava ai 128 del
1848;
la
produzione si diversificava notevolmente con l'aggiunta di «torchi tipografici
e litografici, strettoi da carta, lisciatoi, asciugatoi, trombe idrauliche, meccanismi per la
filatura della lana e del cotone». Non solo; da quell' officina erano pure uscite «le sole
macchine motrici a vapore finora con successo costrutte in Piemonte»33 .
Di dimensioni analoghe era l'officina dei fratelli Decker, situata in Casa Biollei a
Borgo Dora. Specializzati nella costruzione di bilance e stadere, con portata da 1000 a
10.000 chilogrammi, essi erano altresÌ rinomati per i banchi destinati alla trattura della
seta, forniti in gran copia alle filande del circondario.
Un altro «colosso» del settore era lo stabilimento Colla
&
C.
di Vanchiglia, che con
120 operai, attraverso un sistema integrato che andava dalla fonderia alle lavorazioni
meccaniche, ai processi di finitura, produceva macchine e utensili di ogni genere:
motrici a vapore, locomobili, utensili per piallare, forare cannoni, torni, bilancieri per medaglie, tur–
bine, ruote idrauliche per mulini, gru fisse e mobili, piattaforme, soffierie, pantografi, torni di preci–
sione ecc.; il tutto per un valore annuo di quasi un milione di lire
34 .
Né si sarebbe potuto evitare di assegnare un attestato di eccellenza anche all'Istitu–
to Meccanico del Belvedere, fondato nel 1842 da Ignazio Porro, specializzato nella
produzione di «molti e svariatissimi strumenti di scienza e d'arte»: turbine idrauliche,
ma anche strumenti ottici, geodetici e cronometrici, obbiettivi per cannochiali e
microscopi, lenti semplici e prismatiche, attrezzature ottiche per miniera
35 .
Accanto a queste manifatture, che si potevano definire di punta per
il
contributo
che davano all' economia torinese, se ne collocavano poi molte altre, in un numero
impensabile appena trent'anni prima. Non è qui possibile ricordarle tutte; basterà sot–
tolineare che se una parte di esse avrebbe avuto vita effimera, altre (come l'officina di
Antonio Opessi e quella di Guglielmo Diatto) avrebbero rappresentato la continuità
del sistema, proponendosi come elemento di raccordo con la nuova industria di fine
secolo.
32
Giudizio della Regia Camera d'Agricoltura e di Com–
mercio di Torino sui prodotti dell'induslria de' Regi Siati
ammessi alla pubblica E;posizione dell'anno
1838, Torino,
Chirio e Mina, s.d. , p. 137.
33
Giudà.io1844 cit., p. 385.
354
34
M AlUO
ABRATE,
L'industria siderurgica e meccanica
in Piemonte dal
183 1
011861,
Torino, Comitato di Torino
dell'Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano, 1961 ,
p.179.
35
Ibidem,
p.
177.