

teriore al
xiv
secolo: la denominazione di Viboccone (attribuita a un si-
to a nord est della città in corrispondenza dell’odierno Regio Parco)
parrebbe composta da
vicus
e da un nome di persona
266
, ma nessun al-
tro elemento suffraga l’ipotesi che ivi effettivamente esistesse un cen-
tro abitato organizzato e vitale, tanto più che il luogo fu sempre privo
di chiesa.
Vicus Beconis
quando, nel 1244, è attestato per la prima vol-
ta
267
, rappresenta quindi solo la vaga reminiscenza di una realtà ormai
da lungo tempo scomparsa, da collegare, forse, al fallito tentativo com-
piuto nell’alto medioevo, di stabilire insediamenti nella Campagna. Po-
trebbero infatti essere indizio di tali tentativi le sepolture di età lon-
gobarda venute in luce rispettivamente a sud-ovest e a nord della città
nelle regioni Lingotto e Madonna di Campagna
268
.
Il
Castellum
o
Castellatium de Vialba
posto lungo la Dora (noto an-
ch’esso da documenti del Duecento) pare invece da connettere a una se-
rie di altri toponimi che fanno supporre, in quel sito, la presenza di qual-
che massiccio rudere di età antica analogo al
Castellacium
attestato ol-
tre il Po
269
. Se gli indizi sinora esaminati si rivelano deludenti, sicura
appare invece la presenza di
tecta
(cioè di elementari edifici rurali) ai
margini della via Colleasca, a nord-ovest della città, e in altra zona non
meglio precisabile del territorio di pianura
270
. La rarità delle attestazio-
ni, limitate agli ultimi decenni del
xii
secolo, non permette però di trar-
re conclusioni né sull’entità numerica né sulla durata del fenomeno, da
considerare nondimeno come un’interessante anticipazione della ten-
denza a creare un insediamento sparso, destinata a svilupparsi con mag-
giore intensità in un futuro non lontano.
Le uniche sicure e durevoli presenze umane fuori dell’immediato su-
burbio, di cui si abbia notizia nel
xiii
secolo, si riducono pertanto agli
istituti religiosi disposti a una certa distanza dalle mura, ai margini del-
le più importanti vie di comunicazione uscenti dalla città: verso sud, lun-
go la strada che correva sulla sinistra del Po, si incontravano San Sal-
La città e il suo territorio
89
266
Cfr. i casi analoghi di Vimanino e Vinovo compresi nella medesima area torinese, e, più in
generale,
g. b. pellegrini
,
Toponomastica italiana
, Milano 1990, p. 382.
267
BSSS, 44, p. 302, doc. 21A (14 luglio 1244); cfr. anche
settia
,
Fisionomia urbanistica
cit.,
testo corrispondente alla nota 116.
268
Cfr.
o. von hessen
,
Schede di archeologia longobarda in Italia
, II.
Piemonte
, in «Studi Me-
dievali», serie III,
xv
(1974), pp. 498-99, 502;
d. ronchetta
,
Aree da sottoporre a particolari nor-
me in rapporto alla possibilità di reperimenti archeologici e luoghi di reperimento di oggetti di interesse
archeologico
, in
Beni culturali ambientali nel comune di Torino
, Torino 1984, p. 207.
269
Cfr.
settia
,
Fisionomia urbanistica
cit., p. 818 (testo corrispondente alla nota 96), e sopra, no-
ta 174 e testo relativo, p. 67. Per il
Castellacium
di oltre Po, testo corrispondente alle note 235 sgg.
270
BSSS, 44, p. 73, doc. 49 (20 gennaio 1182); BSSS, 65, p. 47, doc. 53 (29 ottobre 1191):
terra «in territorio Taurini non multum longe a tecto Willelmi Alexandri».