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Parte prima Declino economico ed equilibrio istituzionale (1280-1418)

le: esso non era dunque altro che la denominazione più antica della

«giornata».

Le condizioni agrarie dei singoli settori (che abbiamo descritto indi-

cativamente, come si è detto, sulla sola base della frequenza delle coltu-

re nelle menzioni documentarie) appaiono tuttavia confrontabili con le

più sistematiche osservazioni desunte dai primi registri catastali del se-

colo seguente. L’estimo degli anni 1349-50 mostra i terreni oltre la Stu-

ra ancora costituiti, per oltre il 40 per cento, da incolti suddivisi, in mi-

sura non molto diversa, fra boschi da un lato e gerbidi, gorreti e pietraie

dall’altro; grande spazio spettava al pascolo e soltanto il 4 per cento era

arativo. Le percentuali si invertono nell’area fra la Stura e la Dora dove

il 72 per cento della superficie era occupata da terreni arativi di fronte

a un 15 per cento di pascoli e a un’ampiezza dell’incolto di poco supe-

riore, in cui il bosco non va oltre il 5 per cento. Nella pianura tra Dora

e Sangone l’incolto era ridotto ai margini dei corsi d’acqua; il terreno

arativo primeggia qui di gran lunga con l’85 per cento seguito a distan-

za dal prato (14 per cento) e da una certa presenza di vigne sporadica-

mente abbinate a campi e a prati. La vite, naturalmente, si prende ade-

guata rivincita in collina dove raggiunge il 30 per cento rubando spazio

al bosco, che tuttavia ancora detiene il primato di fronte all’arativo e al

prato (13 e 10 per cento) e a un 6 per cento di terreni improduttivi

264

.

Forte dinamismo mostra l’agricoltura nel secolo successivo, soprat-

tutto con il grande sviluppo assunto dall’alteno (cioè dalla vite su soste-

gni vivi associata ad altre colture) e dalla vigna, ormai presente in ogni

azienda per quanto la sua collocazione continui ad essere prevalente sul-

la collina; l’arativo conserva la preminenza in pianura almeno per tutto

il Quattrocento, nonostante che il prato irriguo, grazie all’apporto dei

nuovi canali, sia in ascesa sin oltre la metà del secolo. L’incolto è natu-

ralmente in via di progressiva riduzione davanti all’espansione delle nuo-

ve colture

265

. Nel quadro di un paesaggio agrario, prima a lungo statico

e poi in rapida trasformazione, vanno poste le vicende del popolamen-

to che in esso si inserisce.

Coerentemente con le caratteristiche proprie di tutte le

campanee

,

entro l’area torinese a sinistra del Po non si trova, fino agli ultimi seco-

li del medioevo, alcun abitato che raggiunga le dimensioni di un villag-

gio. Assai rari e scarsamente significativi sono anche gli indizi toponi-

mici di un popolamento intercalare affioranti dalla documentazione an-

264

pascale

,

Fisionomia territoriale

cit., pp. 214-16.

265

benedetto

,

Forme e dinamiche del paesaggio rurale

cit., pp. 242-44.