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renza anche con i beni canonicali non lascia dubbi che si tratti del me-

desimo

Castellacium

già noto nel secolo precedente.

Nell’estimo del 1415 i figli di Antonio Necchi consegnano a loro vol-

ta appezzamenti di prato irriguo e di bosco minuto posti «ultra Padum

ad Castrum Nequorum» insieme con la propria parte «Castellacii de Ne-

quis» o «unius mote Castellacii cum nemore circumquaque», nonché vi-

gne «ultra rivum Riaglarum prope viam de Fenestrellis»

238

. Le precisa-

zioni topografiche fornite rendono ancora chiaramente riconoscibili i

luoghi nella cartografia del

xviii

secolo permettendo di collocare il

Ca-

stellacium

sulla destra del rio Reaglie poco prima della sua confluenza

nel Po; i «Mulini delle catene» ivi esistenti occupavano dunque la me-

desima area in cui, nel

xiv

e

xv

secolo, sorgeva la chiesa di San Nicolò

de Molinis

, coerente infatti con la via «de Fenestrellis», con il «rivus

Riaglarum» e con il «Turacium Molinarum»

239

.

Si può perciò concludere che il

Castellacium

o

Turacium

– poi

Ca-

strum

o

Castellum Nequorum

– si trovava sul poggio immediatamente

prospiciente la sponda destra del Po a dominio della zona dei mulini e

del breve tratto di pianura ai suoi piedi, dove sono da porre i «prati adac-

quati» posseduti dai Necchi. Non diversamente da quanto accadde in

valle Pattonera per il «castrum Ocheti», nel

xvi

secolo il «castrum Ne-

quorum» fu adattato a villeggiatura collinare, e recenti osservazioni con-

sentono di riconoscerne esattamente il sito nell’odierna «Villa d’Agliè».

Sappiamo che negli ultimi decenni del Settecento questa portava il no-

me di Villa Morel o Castelmagno

240

e che nei suoi pressi venne rilevata

la presenza di «reperti marmorei» di età antica nonché di «resti di epo-

ca medievale» interpretati come struttura di un «antico

castrum

» o, me-

glio, come una «semplice torre o casa forte». L’edificio avrebbe godu-

to di una «posizione strategica di prim’ordine» poiché da un lato do-

minava una delle strade transcollinari che raggiungevano Chieri e aveva

di fronte «la confluenza della Stura e della Dora nel Po fra i traghetti

di Barra e di Baino col bosco del Meisino»

241

, cioè proprio il tratto di

fiume dove nel

xiv

e

xv

secolo i Necchi vantavano i loro diritti.

La città e il suo territorio

83

238

ASCT, Marm. 1414, cc. 94

r

-95

v

; cfr. anche

barbero

,

Un’oligarchia urbana

cit

.

, p. 203

(nota 80).

239

a. grossi

,

Carta corografica dimostrativa del territorio di Torino appartenente alla Guida alle

cascine e vigne del territorio di Torino stampata a Torino nel 1791

, ristampa Torino 1968, p. 39 (do-

ve però si legge erroneamente «Molini delle

Casette

», anziché

Catene

, come si trova nell’origina-

le); cfr. anche

bonardi

,

Canali e macchine

cit., p. 124.

240

grossi

,

Guida alle cascine

cit., pp. 38-39 con la relativa carta citata alla nota precedente; la

villa si trova oggi «di fronte al ponte di corso Belgio» (cfr.

r. griglié

,

Invito alla collina torinese

,

Torino 1968, pp. 144-45 e tavola fuori testo fra le pp. 32-33).

241

gribaudi rossi

,

Ville e vigne

cit., I, pp. 140-41.