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Parte prima Declino economico ed equilibrio istituzionale (1280-1418)
mune di Torino. Senza l’apporto di ulteriore documentazione non è tut-
tavia possibile dire di più.
Più abbondanti ma non meno problematici sono i dati riguardanti il
«castrum Nequorum», la seconda fortificazione attestata sul territorio
collinare torinese. I Necchi erano una famiglia cittadina appartenente al
ceto popolare che, attraverso una lunga scalata perseguita per più gene-
razioni, si affermò economicamente e socialmente nel corso del
xiv
seco-
lo riuscendo infine a fare il suo ingresso nella classe nobiliare
233
. Un Nec-
chi era in rapporto con il vescovo già all’inizio del Duecento, e poco do-
po la metà del secolo uno di essi sedeva fra i consiglieri della città, mentre
altri concludevano affari con il capitolo del duomo. I loro legami con i
due più importanti enti ecclesiastici cittadini si intensificano all’inizio del
Trecento
234
e fu probabilmente attraverso di essi che un membro della fa-
miglia entrò in possesso del
Castellacium
, già segnalato nel 1278 fra le coe-
renze dei beni capitolari nelle vicinanze di Sassi e della «via de Baudis-
seto», il quale nel 1349 aveva ormai assunto il nome di
Castrum Nechi
235
.
L’edificio evidentemente coincide con il
Turacium Molinarum
, con-
finante, in quello stesso anno, con i beni di Antonio Necchi e con il rio
di Reaglie
236
. Se ne ha la conferma vent’anni dopo allorché Guglielmo
Necchi e fratelli consegnano due giornate di gerbo «circa Castellacium
Nechi scitas ultra Padum in fine Taurini, loco dicto ad Castellacium Ne-
chi», insieme con prati «ad S. Nicolaum de Molinis», cui sono coeren-
ti la «via de Fenestrellis», il rio (s’intenderà di Reaglie) e la canonica del
duomo. Essi posseggono inoltre prati «ibidem subter Castellacium pre-
dictum», l’«aquaticum et ius aquatici Padi» con 4 giornate di gorreto
«citra Padum in directo S. Nicolay de Molinis», che confinano sulla si-
nistra del Po con beni vescovili e sulla destra con la strada pubblica di
Sassi
237
. Si tratta dunque di una serie di beni fondiari e di diritti sulle
acque disposti a cavallo del fiume proprio di fronte al
Castellacium
e
all’area nella quale sorgono i mulini e la chiesa di San Nicolò. La coe-
233
barbero
,
Un’oligarchia urbana
cit
.
, pp. 31-33, 102-4.
234
Rispettivamente: BSSS, 36, p. 154, doc. 144 (10 febbraio 1209); BSSS, 65, p. 255, doc.
259 (14 febbraio 1257); BSSS, 106, p. 137, doc. 74 (3 dicembre 1274); BSSS, 187, p. 28, doc. 20
(7 ottobre 1306); BSSS, 106, p. 198, doc. 97 (a. 1306-34).
235
BSSS, 106, pp. 156-57, doc. 81 (26 settembre 1278); Pust. 1349, c. 70
v
: Alasina, vedova
del fu Antonio Peaglio, denuncia un bosco «ultra Padum loco ubi dicitur ad Castrum Nechi», coe-
rente la «canonica Taurini».
236
ASCT, Dor. 1349, c. 81
r
; cfr. anche
m. t. bonardi
,
Canali e macchine idrauliche nel pae-
saggio suburbano
, in
g. bracco
(a cura di),
Acque, ruote e mulini a Torino
, I, Torino 1988, p. 124.
237
ASCT, Marm. 1363, cc. 75
v
-76
r
.