Table of Contents Table of Contents
Previous Page  102 / 852 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 102 / 852 Next Page
Page Background

82

Parte prima Declino economico ed equilibrio istituzionale (1280-1418)

mune di Torino. Senza l’apporto di ulteriore documentazione non è tut-

tavia possibile dire di più.

Più abbondanti ma non meno problematici sono i dati riguardanti il

«castrum Nequorum», la seconda fortificazione attestata sul territorio

collinare torinese. I Necchi erano una famiglia cittadina appartenente al

ceto popolare che, attraverso una lunga scalata perseguita per più gene-

razioni, si affermò economicamente e socialmente nel corso del

xiv

seco-

lo riuscendo infine a fare il suo ingresso nella classe nobiliare

233

. Un Nec-

chi era in rapporto con il vescovo già all’inizio del Duecento, e poco do-

po la metà del secolo uno di essi sedeva fra i consiglieri della città, mentre

altri concludevano affari con il capitolo del duomo. I loro legami con i

due più importanti enti ecclesiastici cittadini si intensificano all’inizio del

Trecento

234

e fu probabilmente attraverso di essi che un membro della fa-

miglia entrò in possesso del

Castellacium

, già segnalato nel 1278 fra le coe-

renze dei beni capitolari nelle vicinanze di Sassi e della «via de Baudis-

seto», il quale nel 1349 aveva ormai assunto il nome di

Castrum Nechi

235

.

L’edificio evidentemente coincide con il

Turacium Molinarum

, con-

finante, in quello stesso anno, con i beni di Antonio Necchi e con il rio

di Reaglie

236

. Se ne ha la conferma vent’anni dopo allorché Guglielmo

Necchi e fratelli consegnano due giornate di gerbo «circa Castellacium

Nechi scitas ultra Padum in fine Taurini, loco dicto ad Castellacium Ne-

chi», insieme con prati «ad S. Nicolaum de Molinis», cui sono coeren-

ti la «via de Fenestrellis», il rio (s’intenderà di Reaglie) e la canonica del

duomo. Essi posseggono inoltre prati «ibidem subter Castellacium pre-

dictum», l’«aquaticum et ius aquatici Padi» con 4 giornate di gorreto

«citra Padum in directo S. Nicolay de Molinis», che confinano sulla si-

nistra del Po con beni vescovili e sulla destra con la strada pubblica di

Sassi

237

. Si tratta dunque di una serie di beni fondiari e di diritti sulle

acque disposti a cavallo del fiume proprio di fronte al

Castellacium

e

all’area nella quale sorgono i mulini e la chiesa di San Nicolò. La coe-

233

barbero

,

Un’oligarchia urbana

cit

.

, pp. 31-33, 102-4.

234

Rispettivamente: BSSS, 36, p. 154, doc. 144 (10 febbraio 1209); BSSS, 65, p. 255, doc.

259 (14 febbraio 1257); BSSS, 106, p. 137, doc. 74 (3 dicembre 1274); BSSS, 187, p. 28, doc. 20

(7 ottobre 1306); BSSS, 106, p. 198, doc. 97 (a. 1306-34).

235

BSSS, 106, pp. 156-57, doc. 81 (26 settembre 1278); Pust. 1349, c. 70

v

: Alasina, vedova

del fu Antonio Peaglio, denuncia un bosco «ultra Padum loco ubi dicitur ad Castrum Nechi», coe-

rente la «canonica Taurini».

236

ASCT, Dor. 1349, c. 81

r

; cfr. anche

m. t. bonardi

,

Canali e macchine idrauliche nel pae-

saggio suburbano

, in

g. bracco

(a cura di),

Acque, ruote e mulini a Torino

, I, Torino 1988, p. 124.

237

ASCT, Marm. 1363, cc. 75

v

-76

r

.