

scum
e
Deserti
avevano perso la propria identità territoriale e sono or-
mai considerati «in fine Ripolarum», sorte che tocca, nel secondo e ter-
zo decennio del Trecento, anche a
Iuliascum
e a
Govone
. L’ampiezza
della migrazione viene ben individuata, nei suoi risvolti ecclesiastici,
dagli statuti di Santa Maria della Stella di Rivoli, chiesa eretta in col-
legiata nel 1307: l’istituzione stessa si giustifica col fatto che «i par-
rocchiani di diverse chiese del territorio di Rivoli, abbandonate per
comodità le loro antiche chiese, si trasferirono attorno al castello di
Rivoli senza disporre qui di una chiesa in cui sentire i divini offici e ri-
cevere i sacramenti». Accanto a Santa Maria della Stella sorse presto
anche un cimitero benché per i nuovi abitanti rimanesse possibile far-
si seppellire «in eorum antiquis ecclesiis».
Negli statuti della collegiata, rinnovati nel 1350, si osserva che la di-
serzione delle chiese da parte dei parrocchiani aveva in seguito subito
un’accelerazione, probabilmente a causa dei soliti motivi generali di in-
sicurezza e per lo scatenarsi delle pestilenze. Non si deve tuttavia pen-
sare che gli antichi centri fossero scomparsi in modo rapido, completo
e definitivo; le migrazioni di abitati infatti si compiono di solito in tem-
pi lunghi, né avvengono sempre in modo radicale e durevole: se ne ha
indizio nella sorte toccata, sul territorio di Rivoli, alle chiese alcune del-
le quali rimasero vitali per l’intero
xiv
secolo mentre altre appariranno
in ripresa nel successivo
216
.
L’analogia con quanto probabilmente accadde nell’ambito collinare
torinese sembra evidente: anche qui continuano a esistere tutti gli edi-
fici religiosi dei primitivi villaggi: abbiamo già incontrato San Giacomo
di Salice, Sant’Egidio e Santa Maria di Malavasio, che ritroviamo nel
1386 nell’elenco delle chiese presenti sul territorio esterno della città in-
sieme con San Giovanni
de Saxis
, San Martino
de Vineis
(già di
Malava-
sium Superiore
), San Vito
de Vineis
(già
Arsitie
), San Quintino (già San
Quinto)
de Vineis
e Sant’Egidio
de Vineis
(che aveva a suo tempo preso
il posto di San Giorgio
de Padisio
); si ha notizia, inoltre, di una chiesa
di San Nicolò
de Molinis
non menzionata prima
217
.
Colpisce che nel penultimo decennio del Trecento ben quattro chie-
se su sei avessero assunto la nuova denominazione
de Vineis
; essa sem-
bra avere un duplice significato: la loro collocazione in luogo disabitato
e il grande incremento della coltura viticola intervenuto nel frattempo,
La città e il suo territorio
77
216
Desumiamo i dati dall’attento esame delle vicende del territorio rivolese dovuto a
g. p. ca-
siraghi
,
La collegiata di Santa Maria della Stella: capacità di rinnovamento dell’organizzazione eccle-
siastica a Rivoli nel tardo medioevo
, in «BSBS»,
lxxxi
(1983), pp. 51-54, 61, con i documenti in
appendice, pp. 102-4, 107.
217
BSSS, 196, pp. 20, 193-94.