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pianura per il

castellum Bandellorum

228

; non solo quindi ne ignoriamo il

sito esatto ma, a rigore, non sappiamo nemmeno con certezza se l’edifi-

cio con quel nome fosse ancora in piedi, né tanto meno conosciamo il

tempo e i motivi della sua costruzione, né chi fosse l’

Ochetus

che vi ave-

va lasciato il suo nome

229

. Solo un’attenta lettura delle coerenze può of-

frire qualche elemento in più sulla collocazione del

castrum

: il «rivus Be-

liardus» è certo lo stesso corso d’acqua che, nella forma più corretta di

«rivus Broherdus», già compare nel 1264 come confine di certe proprietà

della canonica di San Pietro di Rivalta poste «in Patoniera» e, in specie,

di un appezzamento di bosco «in Saugnasco»

230

. Ora gli stessi proprieta-

ri confinanti con Giacomo Zucca «ad Castrum Ocheti» ricompaiono per

altri beni che lo stesso Zucca possiede «in Sargnasco»

231

.

Si ha così l’impressione che il luogo detto «CastrumOcheti» non fos-

se che una parte della più vasta regione indicata con l’antico e persi-

stente nome di Sargnasco ancora oggi corrente nell’alta valle Pattonera.

Qui nel 1523 sorgeva la

domus

«cum stabulis, tectis, ayra», orto e giar-

dino della famiglia Antiochia, la stessa dimora che alla fine del Sette-

cento risultava trasformata in «grossa fabbrica con cappella detta il Sar-

gnasco», importante edificio riconoscibile nell’odierna villa Cerniasco.

Essa è una delle più antiche di tutta l’area collinare torinese e ha la ca-

ratteristica di presentarsi con l’«aspetto più di casa forte, con una tor-

re centrale, che di vigna da diporto», contornata da edifici rustici che

«sprofondano in “crotte” delimitate da muraglie antichissime»

232

.

Certo occorrerebbe innanzitutto intendersi sull’antichità attribuita

ai manufatti i quali, così come vengono descritti, corrispondono, in ge-

nerale, alla struttura delle case forti private che si costruivano prima del-

la metà del

xiv

secolo. In breve: l’attuale villa Cerniasco –

mutato no-

mine

– potrebbe essere l’antico «castrum Ocheti» il quale, appartenen-

do a uno degli enti ecclesiastici che in quella zona si suddividevano la

maggior parte delle terre, sfuggiva perciò alle denunce catastali del co-

La città e il suo territorio

81

228

Cfr. sopra, nota 171 e testo corrispondente, p. 65.

229

Un «Ochetus filius Iohannis Oche» è enumerato nel 1267 fra gli aderenti del marchese di

Monferrato (BSSS, 6, p. 76, doc. 348); un gruppo familiare di «Oqueti» risulta presente a Riva-

ra, in Canavese, nel primo decennio del Trecento (BSSS, 43/2, p. 83, doc. 15, 14 settembre 1302;

p. 89, docc. 19 e 20, 9 marzo 1309), ma si ignora se essi abbiano avuto rapporti con l’area tori-

nese.

230

BSSS, 68, pp. 174-75, doc. 154 (11 aprile 1264).

231

Così avviene per «Bertinus Trogletus» e per la chiesa di Santa Margherita: ASCT, Pust.

1349, c. 70

v

; Marm. 1349, c. 84

v

; Dor. 1349, c. 111

r

(situazione che perdura invariata nei suc-

cessivi estimi del 1363).

232

e. gribaudi rossi

,

Ville e vigne della collina torinese

, II, Torino 1975, pp. 587-88, con le

fonti ivi citate.