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Parte prima Declino economico ed equilibrio istituzionale (1280-1418)
la cui consistenza e importanza risulta confermata dagli estimi del 1349-
50 e dagli statuti di poco successivi. Questi ci presentano infatti l’area
collinare come un ridotto riservato in modo così rigoroso alla viticol-
tura che, per la salvaguardia delle vigne e del loro prodotto, viene proi-
bito ai cittadini di accedervi e di pernottarvi da metà agosto sino a metà
novembre, salvo poche e precise eccezioni
218
; un divieto che sarebbe
privo di senso se oltre il fiume risiedesse una popolazione stabile e nu-
merosa.
Non è pertanto da escludere che, insieme con l’attrazione della città
e con la spinta dell’insicurezza – fenomeni generali diffusi ovunque – lo
spopolamento della collina sia stato incoraggiato dalla deliberata volontà
di ridurla a spazio viticolo esclusivo, come sarebbe appunto provato da
una così minuta regolamentazione.
Se dunque centri abitati veri e propri più non esistevano, gli statuti
cittadini lasciano tuttavia intendere che, intorno alla metà del
xiv
se-
colo l’area collinare non era del tutto senza abitanti: dal divieto di trat-
tenersi oltre il fiume durante la notte sono esentati gli addetti alla sor-
veglianza, coloro che trascorrono la notte vegliando nelle chiese a sod-
disfazione di un voto, e infine «tutti gli altri che risiedono nelle chiese
del territorio di Torino oltre il Po» purché essi giurino di non recare
danno alle vigne
219
.
Le prescrizioni sottintendono dunque un pubblico di fedeli che fre-
quenta le antiche chiese tra le vigne come santuari votivi, con un’assi-
duità che diviene sospetta nel periodo della vendemmia. Presso di esse
si trovano però «alii residentes»: possiamo ritenere che si trattasse in-
nanzitutto degli addetti all’officiatura e poi, probabilmente, di un cer-
to numero di coltivatori dipendenti dagli enti ecclesiastici ancora in pos-
sesso di buona parte di quelle terre, e quindi non compresi negli estimi
del comune. E del resto il cimitero, che ai primi del Trecento continuava
a esistere accanto a San Giacomo di Salice
220
, doveva pure essere utiliz-
zato da qualcuno.
Un incastellamento mancato.
Da quanto è dato conoscere sembra evidente che il processo di in-
castellamento, sviluppatosi su scala generale nei secoli
x
e
xi
a prote-
218
Cfr.
pascale
,
Fisionomia territoriale
cit., pp. 215-16; BSSS, 138/1, pp. 81-84; cfr. anche
a.
a. settia
,
Ruralità urbana: Torino e la campagna negli statuti del Trecento
, in
Torino e i suoi Statuti
cit., pp. 23-29.
219
BSSS, 138/1, pp. 82, 84-85.
220
Cfr. sopra, p. 74, testo corrispondente alla nota 204.