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Parte prima Declino economico ed equilibrio istituzionale (1280-1418)
mento dello spazio coltivato. Al suo approfondimento, per l’area tori-
nese, hanno dato un contributo fondamentale nell’ultimo quarto di se-
colo i lavori di Claudio Rotelli, Anna Maria Pascale, Stefano Benedet-
to e, da ultimo, Alessandro Barbero
41
. La ricchezza informativa dei lo-
ro studi ci esime dall’abbondare in dati particolari, peraltro abbastanza
noti e facilmente accessibili, e impone piuttosto uno sforzo di sintesi in
grado di integrare fra loro, su uno sfondo problematico e storiografico
ormai classico, informazioni di varia provenienza che possono concor-
rere alla comprensione dei temi indicati.
Ancora una volta, base documentaria essenziale della ricerca sono i
libri d’estimo. Pur essendo disponibili soltanto a partire dalla metà del
Trecento e in forma incompleta per gli anni 1349-50, i
registra
torinesi
riflettono bene sia l’andamento della congiuntura nelle campagne, sia le
scelte colturali dei proprietari fondiari. I dati complessivi relativi alla ri-
partizione delle colture desumibili dagli estimi degli anni 1349-50 e 1363
confermano per esempio la grande importanza che, anche nelle campa-
gne di Torino, ancora veniva attribuita alla cerealicoltura ed evocano un
passato recente caratterizzato dall’espansione dello spazio coltivato.
L’arativo nudo rappresentava infatti dal 44 a quasi il 46 per cento dei
beni registrati a catasto in quegli anni, mentre, associato con altre col-
ture, occupava una superficie ovviamente maggiore: dal 46 al 48 per cen-
to circa! Erano inoltre ancora frequenti, verso la metà del secolo, i ron-
chi destinati alla coltivazione dei cereali o a quella della vite.
Gli anni che seguirono videro l’affermazione di un processo di arre-
tramento delle colture che toccò il culmine fra Tre e Quattrocento, pro-
prio in connessione con il momento di maggiore depressione demogra-
fica: l’arativo nudo scese nel 1415 a meno del 39 per cento della super-
ficie censita e, in associazione con altre colture, al 43 per cento, mentre
frequenti erano le terre non coltivate da decenni
42
. Giorgio Borgesio,
denunciando le sue 278 giornate di terreno, ne dichiarava ben 95 di ger-
bido che non erano state arate da circa vent’anni e la stessa cosa era suc-
cessa a 51 delle 120 giornate di cui erano proprietari gli eredi di Vitto-
re di Castelnuovo. Proprio in quegli anni tuttavia si manifestavano al-
cuni, timidi, segni di ripresa, come dimostra il caso di Stefano e Michele
Beccuti che, all’estimo del 1404, denunciavano fra l’altro la proprietà
41
Cfr. le opere citate sopra, note 2, 3, 9, e oltre, nota seguente.
42
pascale
,
Fisionomia territoriale
cit., tav. 4, per i dati dell’estimo del 1349-50;
rotelli
,
Una
campagna medievale
cit., pp. 352-58, per quelli degli estimi del 1363 e 1415, comprensivi, questi
ultimi, anche dei terreni di proprietà di
forenses
sul territorio di Torino. Per gli estimi del 1415 cfr.
anche
s. benedetto
,
Forme e dinamiche del paesaggio rurale
, in
comba
e
roccia
(a cura di),
Torino
fra Medioevo e Rinascimento
cit., pp. 241-66.