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Parte prima Declino economico ed equilibrio istituzionale (1280-1418)
to nel 1363 e superava ampiamente il 26 per cento nel 1415. A ben guar-
dare, però, a estendersi fu soprattutto il prato irriguo, che salì dal 2,17
per cento del 1363 al 5,9 per cento del 1415, mentre il prato secco fu
in lieve regresso.
Ciò non avvenne a caso. Se è vero infatti che l’acqua dei canali di ir-
rigazione era particolarmente ricercata sin dai primi decenni del Tre-
cento, tanto che nel 1325 un fitto annuo di sei ore settimanali d’acqua
da una bealera, per il tratto che dalla Dora andava alla Porta Colleasca,
ammontava a 4 grossi tornesi e nel 1332 il fitto dello stesso tratto per
un giorno alla settimana, dall’ora prima al tramonto, costava 6 grossi
tornesi, è anche vero che fu soltanto a partire dall’ultimo quarto del se-
colo che si procedette a opere di canalizzazione così impegnative e com-
plesse da richiedere grossi investimenti di capitali. Questi ultimi furo-
no spesso reperiti grazie alla creazione di consorzi, come quello costi-
tuitosi verso il 1382 per lo scavo della bealera nuova di Vanchiglia, tratta
dalla Dora, a cui parteciparono vari Borgesio, un della Rovere e il no-
taio Tommaso de Pertusio. Due anni dopo Ribaldino Beccuti e alcuni
soci, fra cui l’abate di Rivalta, ottennero dal principe di poter derivare
dalla Dora una bealera che irrigasse le loro terre di Lucento e nel 1398,
proprio la carta di franchigia concessa agli abitanti di quella località pre-
vedeva la costruzione di un nuovo fosso destinato a irrigare i prati. Che
a beneficiare dei nuovi canali fosse soprattutto la praticoltura è dimo-
strato anche dalla decisione di Ludovico d’Acaia, attorno al 1410, di
creare nuovi prati attorno a San Salvario e di irrigarli con l’acqua di una
nuova bealera.
L’allargamento della superficie irrigua prativa è una prova evidente
della sua redditività. Nei primi decenni del Quattrocento essa salì vor-
ticosamente, come mostrano i redditi derivanti dall’affitto delle 50 gior-
nate circa di prato che Ludovico d’Acaia aveva non lontano dal castel-
lo di Torino: si passò infatti da un affitto annuo di 1 fiorino e 5 grossi
nel 1418 a ben 3 fiorini e 4 grossi nel 1420
48
. L’incremento della su-
perficie prativa si coniugò sicuramente con un’espansione dell’alleva-
mento, peraltro non quantificabile, sia perché i consegnamenti di be-
stiame contenuti negli estimi degli anni 1349-50 e 1363 sembrano sot-
tostimarne la quantità, sia perché nei catasti successivi si cessò di
indicare il numero di animali posseduti. I dati dell’estimo del 1349-50
48
Espansione del prato:
pascale
,
Fisionomia territoriale
cit., tav. 4;
rotelli
,
Una campagna
medievale
cit., pp. 352-58;
benedetto
,
Forme e dinamiche del paesaggio rurale
cit., pp. 241 sgg. Di-
ritti di irrigazione: ASCT, Carte Sciolte, nn. 1871, 1875. Lavori di canalizzazione:
barbero
,
Un’oli-
garchia urbana
cit., pp. 93-97.