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Parte prima Declino economico ed equilibrio istituzionale (1280-1418)
possibilità di gestire direttamente una quantità non precisata di terra,
che dedicò in parte alla cerealicoltura, e, appunto a questo fine, si pro-
curò gratuitamente, con le 21
corvées
annue di aratura con i buoi, una
porzione almeno della manodopera necessaria.
Indizi di conduzione diretta di fondi rustici si ritrovano qua e là ne-
gli elenchi delle multe inflitte a Torino dai giudici sabaudi, che men-
zionano, spesso col solo nome di battesimo, un certo numero di bova-
ri (
boverii
,
bubulci
) indicando comunque sempre il rispettivo datore di
lavoro. Così nel 1298 ben 11 bifolchi furono multati per aver parteci-
pato a giochi vietati. Quarant’anni dopo è menzionato, per essere sta-
to percosso, un certo Giacomo, bovaro degli Umiliati, che evidente-
mente conducevano direttamente le loro proprietà. Nel 1373-74 fu la
volta del
boverius
di Martino «de Bocio», che pagò 30 soldi per aver
tagliato tre olmi di otto anni nel bosco di Manfredo Vagnone dei si-
gnori di Drosso. Nel 1387-89 Manuele di Rivoli, bovaro di Bertolotto
Ruata, fu invece multato, e poi graziato, per rissa
60
. I riscontri possibi-
li sui patrimoni fondiari dei datori di lavoro di questi
boverii
inducono
a ritenere che la conduzione diretta della terra con l’aiuto, stabile o av-
ventizio, di manodopera salariata fosse particolarmente diffuso nella
media proprietà
61
.
Dai medesimi elenchi delle multe emerge talora anche la menzione
sia di alcuni
masuerii
, sia dei proprietari delle terre che essi coltivava-
no. Del contratto di
masoeria
ben poco si sa per il periodo qui indica-
to, ma è noto che esso, abbastanza simile a quello di colonia parziaria,
si distingueva nel Quattro e Cinquecento dalla mezzadria vera e pro-
pria per la forma mista – in natura e in denaro – del canone richiesto.
È dunque probabile che nel Torinese del
xiv
secolo la dizione «ad ma-
soeriam» indicasse una modalità peculiare di conduzione indiretta a
breve scadenza, messa in atto soprattutto dalla grande proprietà, ma-
gari attraverso il frazionamento dei maggiori complessi fondiari per
renderli gestibili da singole famiglie di
masoerii
che non necessaria-
mente risiedevano già sui fondi. Fra i proprietari di terreni così con-
dotti ricordiamo, alla fine degli anni Settanta del Trecento, l’abate di
Rivalta, il nobile Stefano Borgesio, il mercante Franceschino de Cro-
vesio, e, fra Tre e Quattrocento, Eleonora, vedova del
dominus
To-
60
CCT, rot. 2a (i
bubulci
o
boverii
menzionati risultano lavorare per Enrico Silo, Guglielmo
Lovati, Matteo Dadini, figli di Bertino Silo, Aselino Zucca, Giacomo «de Yvoreo», Giacomo Iap-
pa, Giacomo Ponzetto, Bertoldo Buazano), rot. 15, rot. 41, rot. 50.
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Bertolotto Ruata, menzionato negli anni 1387-89, è per esempio iscritto all’estimo del 1391
per 24 giornate di terreno: ASCT, Nuova 1391, f. 122
v
. Cfr. Coll. V, n. 1133, iscrizione al
liber
summarum registri
per un imponibile relativamente alto, di 44 lire e 10 soldi.