

rali, senza moltiplicare i casi individuali, né appiattire la realtà sulle me-
die»
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. Tale metodo, che ha individuato per l’analisi tipologica cinque
colture base (arativo, bosco, alteno, vigna e prato), è stato applicato qui
anche all’estimo del 1363, consentendo di comprendere meglio le scel-
te via via effettuate dai proprietari mettendole in relazione con mag-
giore sistematicità con le dimensioni dei loro patrimoni.
L’esame delle combinazioni colturali presenti in ogni singolo patri-
monio consente di precisare con dettagli significativi alcuni fenomeni
già messi in evidenza con riferimento alle superfici complessivamente
dedicate a ogni singola coltura fra la metà del
xiv
e i primi decenni del
xv
secolo. Un fatto appare innanzitutto degno di attenzione: fra il 1363
e il 1415, l’arretramento della cerealicoltura e la flessione della viti-
coltura, la lieve avanzata dell’alteno e l’espansione del prato a cui si è
accennato non avvengono in modo omogeneo per le singole poste d’esti-
mo, ma sono il risultato di un movimento più profondo e complesso
che ha origine nella variazione delle scelte colturali dei singoli pro-
prietari o possessori nel corso del tempo. La perdita di terreno della ce-
realicoltura trova per esempio riscontro sia nel dimezzamento del nu-
mero dei patrimoni interamente dedicati all’arativo (che scendono da
46 a 22, ossia dall’8 per cento al 3,5 per cento circa), sia nella sua mi-
nore incidenza nelle combinazioni colturali adottate dagli altri contri-
buenti. In modo del tutto speculare, l’avanzata del prato si traduce so-
prattutto nell’incremento delle associazioni in cui tale coltura è pre-
sente, oltre che, ovviamente, nella meno significativa triplicazione (da
3 a 9) dello scarso numero di patrimoni interamente dedicati a tale col-
tura (cfr. tabb. 6 e 7).
Particolarmente significative appaiono le scelte colturali inerenti al-
la vigna, che nel 1363 costituisce certamente la componente fonda-
mentale – «assiale» per dirla col Durand – della struttura agraria del To-
rinese e che tale ruolo ancora conserva nel 1415. Il mantenimento di
una funzione così importante, a cui si affianca, in seconda posizione,
quella dell’arativo nudo, non avviene tuttavia senza cedimenti. Come
quest’ultimo, anche la
vinea
perde infatti terreno nel contesto delle as-
sociazioni colturali: i patrimoni che le sono interamente dedicati passa-
no da 74 nel 1363 a 42 nel 1415, mentre contemporaneamente scende
L’economia
131
67
benedetto
,
Viticoltori di città
cit., pp. 147 sgg. Per il metodo e il suo adattamento alla realtà
piemontese:
g. durand
,
Les exploitations agricoles et leurs combinaisons culturales
, in «Bulletin du
Centre d’histoire économique et sociale de la région lyonnaise», 1972, n. 4, pp. 55-81;
id
.,
Vin,
vigne et vignerons en Lyonnais et Beaujolais (
xvi
e
-
xviii
e
siècles)
, Lyon 1979, pp. 262-67;
r. comba
,
Industria rurale e strutture agrarie: il paesaggio del Pinerolese nella prima metà del
xv
secolo
, in «An-
nali Cervi»,
x
(1988), pp. 187-205.