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Parte prima Declino economico ed equilibrio istituzionale (1280-1418)
poté trovarvi panni di Bruxelles, di Lovanio e di Louviers adatti alle
proprie esigenze
112
.
Altre botteghe di tessuti compaiono sia nell’estimo del 1363, sia in
quello, purtroppo incompleto, degli anni 1349-50; entrambi tuttavia
sono assai avari di indicazioni sul mondo dell’artigianato e del com-
mercio. Raramente se ne ha notizia esplicita; più spesso se ne evince
l’esistenza in base alle menzioni di drappi e di lana contenute nelle di-
chiarazioni fiscali dei contribuenti. A quanto pare commerciavano pre-
valentemente in panni di produzione locale, di cui, evidentemente, or-
ganizzavano assai spesso la produzione; non a caso assomigliavano non
di rado più a botteghe di lanaioli che di drappieri.
Negli anni 1349-50 il maggior contribuente del settore, Nicoletto
Calcagno, aveva per esempio in magazzino almeno 80 lire di panni to-
rinesi, lana e altre merci, ma meno di tre lustri dopo la sua bottega era
esplicitamente presentata nella dichiarazione fiscale del proprietario co-
me
lanateria
. Alla metà del secolo anche un imprenditore di assai mino-
ri ambizioni, Giovanni Baglioto, che per un lustro, negli anni Cinquanta,
prese in appalto con due diversi soci le gualchiere torinesi, dichiarava di
avere in magazzino lana e panni per un valore di 20 lire in moneta di
Vienne: panno di diversi colori diceva di avere anche il
lanerius
Gio-
vannone Maglieto. Lanieri e drappieri insieme erano probabilmente an-
che i Cornaglia: Giacomo, notaio, che nel 1349 denunciava all’estimo
62 lire in panni e lana, ed Enrichetto, Bartolomeo e Michele, figli del
fu Giovanni Cornaglia, che ne denunciavano 30 soltanto, ma che nel
1363 dichiaravano di avere crediti,
panni turinexi
, guado e altre
derate
per un valore di 80 lire. Si trattava insomma di uomini di affari impe-
gnati soprattutto, anche se probabilmente in modo non esclusivo, in pan-
ni di produzione locale. Ma si trattava pure, nella stragrande maggio-
ranza dei casi di lanieri-drappieri il cui magazzino, anche ammettendo-
vi investimenti di capitale 10-15 volte superiori a quelli dichiarati
all’estimo, non superava il valore di 200-300 lire in moneta di Vienne
113
.
112
Per la bottega torinese dei Provana e per quella dei Boatteri: CCT, rot. 7 (1325),
banna
;
rot. 16 (1340-41),
librate
. Nell’aprile 1327 il
dominus
Tommaso Provana e Franceschino Prova-
na compaiono in un elenco con i nominativi dei maggiori contribuenti torinesi tenuti a versare
una taglia per il pagamento della milizia: ASCT,
Ordinati
, 2, ff. 48, 49; edizione in
m. baima
(a
cura di),
Libri consiliorum 1325-1329. Trascrizione e regesto degli Ordinati comunali
, Torino 1996,
p. 109. Su Tommaso Provana e sull’attività mercantile della sua famiglia con particolare riferi-
mento ai panni francesi:
caffaro
,
Pineroliensia
cit., p. 324;
m. chiaudano
,
La costituzione di una
società commerciale a Pinerolo nel 1327
, in «BSBS»,
xlii
(1940), pp. 141-55;
sisto
,
Banchieri feu-
datari
cit., pp. 75-76. Sull’
apotheca Provanorum
di Pinerolo: AST, 60/1/1, rot. 4b (1310-11),
li-
brate
; rot. 6a (1315-16),
librate
. Per l’immigrazione dei Boatteri: ASCT,
Ordinati
, 7, ff. 23
r
-25
r
.
113
Nicoletto Calcagno: cfr. sopra, p. 137, nota 85 e testo corrispondente. Giovanni Boglioto:
ASCT, Pust. 1349, f. 33
r
;
bracco (
a cura di),
Acque, ruote e mulini
cit., II, p. 270. Giovannone