

1.
Gli equilibri sociali.
Sul piano sociale, le vicende di Torino nel periodo compreso fra la
prima soggezione ai Savoia, nel 1280, e la definitiva annessione al du-
cato sabaudo nel 1418 sono determinate sia dagli esiti del conflitto po-
litico, sia dalla congiuntura economica. La sottomissione della città al-
la dinastia venuta da oltre i monti e la sua uscita dall’orbita astigiana,
in cui aveva gravitato per qualche tempo, comportarono la sconfitta del-
la fazione nobiliare che aveva preso le parti di Asti, e il trionfo di quel-
la che fin dal primo momento aveva saputo schierarsi con i nuovi pa-
droni; la congiura dei Sili e degli Zucca, nel 1334, rappresentò l’estre-
mo, e fallito tentativo di rovesciare i rapporti di forza all’interno
dell’oligarchia cittadina. La rissosità, e in qualche caso l’infedeltà dei
nobili contribuirono senza dubbio ad accelerare la crescita politica del
popolo, che in quegli stessi anni si organizzò per la prima volta, col con-
senso del principe, nella Società di San Giovanni Battista, e che a par-
tire dal 1360 si vide riconoscere una partecipazione egualitaria alle ma-
gistrature del comune.
Ma quella crescita era a sua volta l’esito del sostenuto sviluppo de-
mografico ed economico di cui aveva goduto la città fino all’inizio del
Trecento; quando lo sviluppo si esaurì, lasciando il posto a una lunga
fase di stagnazione, anche la crescita politica del popolo subì una bat-
tuta d’arresto. Colpendo soprattutto le famiglie che impegnavano i pro-
pri capitali nei traffici e negli appalti, e risparmiando, in maggior mi-
sura, quelle che fondavano la loro prosperità sulla terra, la crisi econo-
mica fece sì che all’inizio del Quattrocento l’egemonia politica, ma
soprattutto sociale ed economica, dei nobili, che un secolo prima pote-
va apparire in via di superamento, fosse in realtà più solida che mai. A
loro volta, le più agiate famiglie di mercanti, speculatori e notai, quel-
le la cui ricchezza si era convertita in terra abbastanza precocemente da
scongiurare il fallimento, costituivano ormai di fatto un’oligarchia ere-
ditaria, scarsamente comunicante con il grosso della popolazione citta-
dina, e avviata non solo a spartire con i nobili il governo comunale, ma