

Soltanto negli ultimi decenni del secolo le fonti accennano a botte-
ghe presentate come specializzate nel commercio di panni francesi o to-
losani, ma, anche in questo caso, esse appartenevano spesso a impren-
ditori che, come Enrietto Cornaglia e fratelli, erano attivi sia nella pro-
duzione di panni locali, sia nel commercio di drappi forestieri.
Alessandro Barbero ha seguito con puntiglio le alterne fortune di alcu-
ne famiglie impegnate nel settore, che in ogni caso «sembrano offrire
un puntuale riscontro delle difficoltà attraversate dalla città fra Tre e
Quattrocento; anche se il quadro non è mai così oscuro da giustificare
l’immagine estrema di una crisi che avrebbe ridotto la città a una di-
mensione essenzialmente rurale»
114
. I figli di Lantermino Papa, attivo
nel 1379 come mercante di panni e membro del consiglio di credenza,
emigrarono a Lione, dove probabilmente proseguirono nell’attività com-
merciale del padre, mentre i discendenti di Manfredo Mazzocchi si ri-
fugiarono nel più tranquillo esercizio del notariato. Altre famiglie, co-
me i Cornaglia o un ramo dei Borgesi, rallentarono la loro attività riu-
scendo così a superare gli anni difficili e a mantenere il controllo delle
proprie botteghe, ma è significativo che, come prevedibile, il commer-
cio dei panni francesi e tolosani ancora si coniugasse, spesso, a un im-
pegno diretto nella produzione dei panni torinesi. Lo dimostra, fra gli
altri, il caso di Antonio Cornaglia, che, a nome anche dei fratelli Do-
menico e Giovanni, dichiarava all’estimo del 1391 la sua «apotheca pan-
norum francigenum et toloxanorum», ma che, come si è visto, era in
quegli anni anche un personaggio di rilievo fra i lanaioli «qui faciunt ar-
tem draperie in Taurino»
115
. È probabile, in altre parole, che buona par-
te delle difficoltà delle botteghe di panni e delle famiglie che le detene-
vano, traesse origine ed alimento proprio dalla crisi della produzione e
del commercio dei panni torinesi.
Dai mercanti di panni – i Provana, i Boatteri, i Papa – ai membri del
ceto dirigente comunale – i Borgesio, gli Ainardi, i della Rovere – nu-
merosi erano i personaggi che all’occorrenza prestavano denari. Il pre-
stito privato era dunque diffuso e non soltanto alla fine del
xiii
secolo,
quando ancora doveva essere stabilito a Torino il primo banco dei pe-
gni (
casana
), nato da un accordo fra il comune e il principe Filippo di Sa-
L’economia
157
Maglieto: ASCT, Pust. 1349, f. 81
r
. Giacomo Cornaglia: ASCT, Pust. 1349, f. 9
v
. Enrichetto
Cornaglia e fratelli: cfr. sopra, p. 137, nota 85 e testo corrispondente. Loro bottega di panni: ASCT,
Ordinati
, 15, f. 73
v
.
114
barbero
,
Un’oligarchia urbana
cit., p. 153, a cui si fa riferimento anche per le famiglie di
seguito citate.
115
L’
apotheca pannorum
di Lantermino Papa è menzionata nel 1379: ASCT,
Ordinati
, 20,
f. 86
r
; quella di Manfredo Mazzocchi in ASCT,
Ordinati
, 15, f. 73
v
. Per Antonio Cornaglia: Pu-
st. 1391, f. 3
v
, e sopra, p. 146.